Perché la fame nel mondo è strettamente legata al nostro consumo di carne


Sono circa 870 milioni le persone che ogni giorno vanno a letto con lo stomaco vuoto. Circa un ottavo della popolazione mondiale vive in queste condizioni e, contrariamente a quello che normalmente si pensa, esiste un nesso fra la condizione di questo ottavo di popolazione e la produzione di carne.

Attualmente produciamo cibo per circa 10 miliardi di persone. L’intera popolazione terrestre ammonta a circa 7.5 miliardi ma quasi un miliardo di questi non ha idea di cosa mettere nel proprio piatto: queste cifre così drammaticamente alte ci spiegano perché, oggi, l’accesso al cibo sia uno dei maggiori problemi che affliggono il nostro pianeta.

consumo carne

Cosa c’entra tutto questo con il consumo di carne?

Il problema della fame nel mondo è un problema di risorse. Non perché queste manchino (abbiamo evidenziato come attualmente si produca più del cibo necessario per l’attuale popolazione mondiale), ma a causa della loro pessima distribuzione.

Partiamo da un dato incontestabile: se guardiamo il rapporto fra risorse impiegate e resa in termini di produzione di cibo, l’allevamento non è minimamente paragonabile all’agricoltura. Non esiste nessun tipo di animale che possa produrre la stessa quantità di cibo che potremmo ottenere, impiegando le stesse risorse, con l’agricoltura.

Questo a causa di un meccanismo molto semplice: per produrre cibo da fonti animali, dobbiamo investire enormi quantità di cibo di origine vegetale. Impieghiamo mesi o anni per far crescere gli animali nei nostri allevamenti e per fare questo dobbiamo investire enormi quantità di mangimi. Questi mangimi, ovviamente, devono venire coltivati.

I più scettici staranno già storcendo il naso, pensando a come vegetali e cibi di origine animale abbiano caratteristiche completamente differenti e probabilmente l’argomento più gettonato sarà quello della differente resa degli alimenti in termini proteici. Sfatiamo subito questo mito.

Un acro di terreno (un’area grande poco meno di mezzo ettaro) impiegato per la produzione di cibo animale produce mediamente 9000 grammi di proteine. La stessa area di terreno coltivato a legumi invece produce mediamente 166.000 grammi di proteine, ben diciotto volte quella destinata all’allevamento intensivo.

Il sistema degli allevamenti intensivi utilizza il 30% delle terre emerse e va sottolineato come il 33% dei terreni arabili presenti su questo pianeta sia destinato alla produzione di mangimi per gli allevamenti intensivi. Significa che oltre un terzo di quello che coltiviamo, lo diamo da mangiare agli animali che facciamo nascere e obblighiamo a vivere e morire all’interno dei nostri allevamenti.

La rivista Nature sottolinea che i foraggi rappresentino più della metà della produzione agricola negli Stati Uniti e nell’Unione europea e più di un terzo a livello globale. Tuttavia, solo il 12% delle calorie contenute nei mangimi viene trasformato in calorie per l’alimentazione umana, mentre il resto serve a nutrire gli animali allevati.

15 kg di mangime per produrre 1 chilo di carne

Gli animali impiegano molte più calorie (ricavate dai vegetali) di quante ne producano sotto forma di carne, latte e uova: come “macchine” che convertono calorie vegetali in calorie animali, sono del tutto inefficienti. Il rapporto di conversione da mangimi a cibo per gli umani varia a seconda della specie, ma è in media molto alto, 1:15.

Significa che servono circa 15 kg di mangime per produrre un solo kg di carne.

Ricordate la foto con cui abbiamo aperto questo articolo? L’82% dei bambini che soffrono di fame nel mondo vive in paesi i cui terreni agricoli sono destinati alla produzione di quei mangimi con cui vengono nutriti gli animali che vengono mangiati nel mondo occidentale.

Ma gli animali sono una fonte di cibo inefficiente anche dal punto di vista delle risorse idriche. 

Attualmente l’accesso all’acqua potabile rappresenta un problema equiparabile nelle dimensioni a quello della fame: sono infatti circa 884 milioni le persone che in questo momento non vi hanno accesso nel mondo. L’acqua c’è, ma anche qui il problema è la sua distribuzione completamente iniqua. E, non meno importante, il 92% del consumo di acqua da parte dell’essere umano è imputabile alla produzione di cibo e un terzo di questa viene utilizzata per produrre cibo di origine animale.

Secondo uno studio condotto dall’Università olandese di Twente tra il 1995 e il 2005, l’impronta idrica globale per la produzione di carne bovina si attestava a circa 800 miliardi di metri cubi l’anno. Un chilo di carne di pecora esige tuttavia 10.400 litri d’acqua, che diventano 6.000 litri per un chilo di carne di maiale, 5.500 per un chilo di carne di capra e 4.300 per un chilo di carne di pollo. Anche il burro richiede molta acqua per essere prodotto: 5.553 litri per un singolo chilo di prodotto. Per produrre un hamburger impieghiamo l’equivalente di due mesi di docce nel nostro appartamento.

Il paradosso della produzione di cibo

Produciamo cibo per circa 10 miliardi di persone, eppure più di un settimo della popolazione mondiale soffre di fame e di sete. Come è possibile tutto questo? Semplice: se noi vogliamo continuare a mangiare carne, con queste quantità ed a questi ritmi produttivi, serve che qualcun altro nel mondo non lo faccia o che, peggio ancora, serve che qualcun altro nel mondo non abbia accesso alle risorse di cui avrebbe bisogno. La triste verità è che più carne mangiamo, meno possibilità di mangiare avranno le persone meno abbienti del pianeta.

Martín Caparrós ha riassunto bene il concetto: 

“Una persona che mangia carne si appropria mediamente di risorse che, suddivise, basterebbero per cinque o dieci persone. Mangiare carne significa stabilire una disuguaglianza molto marcata: io sono quello che si permette di mangiare un cibo cinque, dieci volte più costoso rispetto a quello che mangiate voi.”

In questo scenario abbiamo due possibilità: voltare lo sguardo altrove e fingere di non sapere nulla, oppure decidere di prendere parte quotidianamente al cambiamento eliminando la carne e i prodotti di origine animale dalla nostra alimentazione.

Così facendo non combatteremo solo l’iniquità della distribuzione delle risorse alimentari, ma anche le indicibili sofferenze inflitte agli animali negli allevamenti e nei macelli e i danni che questo sistema di produzione del cibo provoca al nostro pianeta.

Il futuro non è scritto: è tutto nelle nostre mani e nella nostra capacità di prendere parte in maniera attiva a processi di cambiamento collettivi che vadano a migliorare il domani di tutti. Uomini, animali ed ambiente.

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