La grande menzogna
IL CASO
Questa inchiesta è il frutto del lungo lavoro svolto dal nostro coraggioso team investigativo.
Diversi sopralluoghi e una lunga attività di monitoraggio di un maxi allevamento di maiali in Lombardia che hanno portato alla realizzazione, per la prima volta nella storia della nostra attività d’inchiesta, di una mini serie investigativa divisa in episodi, che abbiamo pubblicato nel corso del 2021.
Ma non finisce qui.
Abbiamo coinvolto l’emittente televisiva La7 che, con le sue telecamere, è entrata con noi nell’allevamento oggetto di indagine per mostrare in prima serata a centinaia di migliaia di persone qual è la reale condizione degli animali, oltre le menzogne che raccontano, in questo allevamento.
Infatti, molte aziende del settore affermano di essere all’avanguardia e di adottare le massime accortezze verso gli animali, rendendosi responsabili della messa in vendita di prodotti certificati DOP, un marchio che dovrebbe garantire un prodotto d’eccellenza del Made in Italy.
E anche questo allevamento non fa differenza.
Grazie all’impegno degli investigatori, abbiamo raccolto materiale a sufficienza per denunciare l’azienda presso le autorità competenti.
Come spesso ripetiamo – e le nostre indagini lo confermano – queste condizioni non sono un’eccezione ma una regola nell’industria alimentare: sofferenza, incuria e mortalità sono la normalità negli allevamenti del nostro paese.
EPISODIO 1: I MALTRATTAMENTI
In questo primo episodio della nostra mini serie investigativa abbiamo voluto mettere in evidenza i ripetuti maltrattamenti e lo stato di totale incuria in cui vivono i maiali in questo maxi allevamento.
Come dimostrano le immagini, i maiali sono abbandonati a loro stessi. Molti sono infermi, accasciati a terra e incapaci di alzarsi per raggiungere acqua e cibo, altri presentano chiari segni di stress, escoriazioni, enormi squarci non curati e rigonfiamenti degli arti.
Dalle registrazioni è evidente la totale indifferenza degli operatori e, in alcuni casi, le nostre telecamere hanno registrato episodi di deliberato maltrattamento nei confronti degli animali malati.
Alcuni di loro vengono abbandonati per diversi giorni nei corridoi dell’allevamento, senza acqua né cibo, finché, esausti, si lasciano morire oppure vengono trascinati con un cappio all’esterno dell’allevamento, tra spasmi e grida di dolore.
I cadaveri dei maiali all’interno dell’allevamento sono ovunque.
Alcuni corpi vengono lasciati marcire in mezzo agli animali vivi nei box, alla mercé dei ratti che infestano lo stabilimento.
Questa situazione è un chiaro segno della totale mancanza di cure verso questi animali, in violazione della normativa vigente che prevede la tutela per gli animali allevati a scopo alimentare da maltrattamenti, crudeltà ingiustificate, abbandono e uccisione gratuita.
EPISODIO 2: COSA DICE LA LEGGE
“Sono immagini e video atroci, ma non credo che rendano completamente la sofferenza che una persona proverebbe entrando fisicamente in questi allevamenti, manca la tridimensionalità, l’odore di quei luoghi”
L’avvocato David Zanforlini, esperto in diritto animale, è colui che ci ha seguito per la parte legale di questa inchiesta.
Insieme abbiamo deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Brescia, contestando all’allevamento in oggetto i reati di uccisione ingiustificata e maltrattamento animale.
Dopo avergli mostrato le immagini, gli abbiamo fatto alcune importanti domande sulle leggi vigenti in Italia, e sul perché queste leggi, stando alle prove che ogni giorno raccolgono la nostra e tante altre organizzazioni per la difesa degli animali, non vengono fatte rispettare, nonostante l’Europa ci imponga di considerare gli animali allevati a scopo alimentare come essere senzienti, quindi che provano paura, dolore, gioia e tutti gli altri sentimenti che caratterizzano gli animali.
Purtroppo, in Italia pare quasi esserci una sorta di ‘tolleranza’ nei confronti degli illeciti, una tolleranza che, secondo il parere dell’avvocato Zanforlini, è frutto di una mentalità sbagliata e di un sistema snaturato, in cui gli animali vengono percepiti come oggetti e, quindi, le violazioni in materia di benessere degli animali vengono commesse al solo scopo di ottenere il massimo profitto possibile dal loro sfruttamento, ignorando le loro necessità e il loro benessere.
EPISODIO 3: I DANNI AMBIENTALI
Quando si parla di allevamenti intensivi non si può prescindere dal considerare anche l’enorme impatto ambientale che queste strutture hanno sul territorio circostante.
Su questo punto, l’azienda indagata si vanta esplicitamente di avere un “Basso impatto ambientale” grazie anche all’implementazione di un sistema per produrre energia tramite l’utilizzo dei liquami che – secondo la legge italiana ed europea – devono essere attentamente gestiti perché altamente pericolosi per l’ambiente.
Ma le immagini e i rilevamenti che i nostri investigatori hanno fatto in questi mesi raccontano una realtà ben diversa.
Nell’allevamento indagato abbiamo riscontrato un probabile sversamento dei liquami al di fuori delle vasche preposte, documentandolo anche con la realizzazione di un test sul tasso di ammoniaca: i liquami da noi testati sembrerebbero non trattati ed è stato individuato anche un canale che dalle vasche si srotola fino al di fuori della recinzione perimetrale.
Lo sversamento di liquami “attivi” – ovvero non trattati – è severamente vietato e comporta, tra altre cose, anche gravi danneggiamenti delle falde acquifere… e a farne le spese è la salute dei cittadini.
EPISODIO 4: I FINANZIAMENTI EUROPEI
Secondo il recente report di Greenpeace “Foraggiare la crisi – In che modo la zootecnia europea alimenta l’emergenza climatica”, la zootecnica europea emette l’equivalente di 704 milioni di tonnellate di CO2, più delle emissioni annuali di tutte le auto e furgoni circolanti nell’Unione Europea nel 2018.
Questi dati, davvero impressionanti, non tengono conto di altri problemi legati agli allevamenti intensivi, come il consumo e l’inquinamento dell’acqua o il fenomeno dell’antibiotico-resistenza.
Nonostante questo scenario poco confortante, attualmente il 75% dei fondi della PAC (Politica Agricola Comune europea) sono ancora riservati agli allevamenti intensivi.
I nostri investigatori hanno scoperto che l’allevamento oggetto di indagine aveva richiesto più di 350.000 euro di finanziamenti pubblici europei e che la Regione Lombardia ha rifiutato la richiesta semplicemente per un “errore di forma”, quindi per un errore nella presentazione della domanda.
Questo episodio non fa che confermare il fatto che in Italia – e in Europa – gli allevamenti intensivi ricevono ingenti finanziamenti a prescindere dal modo in cui trattano gli animali e spesso anche a prescindere dall’impatto ambientale delle strutture.
LA TESTIMONIANZA DI CAMILLA
In esclusiva per le persone che ci seguono e che credono nel potere del nostro lavoro, abbiamo chiesto a Camilla, investigatrice sotto copertura, di rispondere ad alcune domande.
È lei che ha filmato le scene raccolte nella nostra ultima investigazione nell’allevamento di maiali in provincia di Brescia, di cui alcune immagini sono andate in onda su La7 proprio qualche settimana fa.
Grazie al suo coraggio e alla dedizione di tutto il team investigativo, abbiamo potuto raccogliere prove sufficienti per denunciare alle autorità gli ignobili maltrattamenti e l’incuria nei confronti degli animali di questo allevamento.
Ecco che cosa ci ha raccontato Camilla:
EPISODIO 5: LA PUBBLICITÀ INGANNEVOLE
È giunto il momento di fare il nome dell’azienda che fa capo all’allevamento investigato: si tratta di Gruppo Bompieri, un colosso della produzione di carne di maiale, che conta più di 40 allevamenti.
Nell’allevamento indagato, i nostri investigatori hanno riscontrato una situazione igienico-sanitaria allarmante, con infestazioni di parassiti, insetti e topi, cadaveri di animali abbandonati, maiali morenti e agonizzanti nei corridoi esterni e animali feriti, con cisti e impossibilitati a camminare.
Tutto ciò è in pieno contrasto con tutto quello che viene concepito come benessere animale, motivo per il quale, a febbraio, abbiamo provveduto a denunciare l’allevamento presso la Procura della Repubblica di Brescia.
Inoltre, il Gruppo promuove un’immagine molto diversa dalla realtà sul proprio sito internet, che è stato messo in manutenzione pochi giorni dopo il rilascio dell’inchiesta su La7.
Sul suo sito infatti, Gruppo Bompieri si ergeva a leader in termini di benessere animale, proponendo un’immagine idilliaca di maialini che correvano liberi su verdi prati.
Per tutti questi motivi, abbiamo deciso di procedere a denunciare il Gruppo presso l’AGCM, cioè l’Autorità del Garante della Concorrenza e del Mercato.
Ancora una volta emerge chiaramente come l’immagine idilliaca che viene promossa dall’industria sia spesso in netto contrasto con la realtà. Una realtà che, purtroppo, è fatta molto spesso di abusi terribili e sofferenze.
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Tu puoi scegliere di stare dalla loro parte: scegli un’alimentazione 100% vegetale e tieni la loro sofferenza fuori dal tuo piatto.