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ANCHE LA CORTE DEI CONTI UE CHIEDE AI GOVERNI DI: “TROVARE ALTERNATIVE AL TRASPORTO DI ANIMALI VIVI”


Intanto Nuova Zelanda e Brasile annunciano divieti sull’esportazione, l’Italia da che parte sceglierà di stare?

1,6 miliardi di animali vivi viaggiano ogni anno dentro l’Europa e dall’Ue verso Paesi terzi. Come documentato dal nostro team investigativo negli anni, si tratta di un numero enorme di animali allevati a scopo alimentare che vengono trasportati per ore e a volte giorni verso gli allevamenti e i macelli di tutto il mondo, vittime di stress, fame e sete. 

Guarda cosa succede agli animali durante i trasporti:

Le pessime condizioni di viaggio che polli, galline, agnelli, pecore, mucche e cavalli subiscono quotidianamente sono state condannate dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, secondo cui gli animali che viaggiano via mare e sulle strade europee soffrono in modo atroce inutilmente. Di recente, anche la Corte dei Conti europea ha pubblicato un report in cui invita i governi ad adottare soluzioni alternative al trasporto degli animali vivi. 

LE RICHIESTE DELLA CORTE DEI CONTI UE AI GOVERNI

L’impatto negativo del trasporto degli animali vivi, hanno spiegato i giudici europei, può essere contrastato a partire dall’introduzione di alternative a questa pratica crudele, come il trasporto della carne o di materiale genetico. Ridurre il numero e la lunghezza degli spostamenti, ma anche migliorare le condizioni degli animali vivi durante i viaggi, per quanto importanti, sono infatti solo delle tappe verso l’abolizione definitiva e necessaria di una pratica che è nociva e degradante per gli animali. 

La necessità, dice la Corte dei Conti Ue, è anche quella di raggiungere standard europei comuni più elevati e rispettati per contrastare le scappatoie che le aziende utilizzano per aggirare i regolamenti sul trasporto, a danno, ancora una volta, degli animali.

Le ricerche condotte hanno messo in luce che le differenze tra Stati membri nell’imporre il rispetto delle norme sui trasporti inducono le imprese a optare per un tragitto più lungo per evitare le norme locali più rigorose o un’applicazione più rigida del regolamento. Ma questo significa che gli animali sono in costante pericolo: rischiano di soffrire per viaggi più lunghi solo per il profitto delle aziende della filiera alimentare. 

L’IMPATTO SULL’AMBIENTE E LE SCELTE DEI CONSUMATORI

Fermare i trasporti, dice la Corte dei Conti europea, è necessario anche a fronte dell’impatto ambientale che questi provocano. Studi specifici hanno confrontato l’impatto del trasporto di carni e carcasse con quello del trasporto di animali vivi ed è emerso che il primo è maggiormente sostenibile da un punto di vista ambientale e di cambiamento climatico. 

Secondo i giudici europei, inoltre, i consumatori, sempre più sensibili in tema di rispetto degli animali, devono fare la loro parte

I consumatori possono svolgere un ruolo importante nel guidare il cambiamento.

Le persone che hanno risposto ai sondaggi della Commissione europea hanno affermato di tenere conto del benessere degli animali quando acquistano prodotti di origine animale e di essere disposte a pagare prezzi più alti se il rispetto degli animali è garantito. Tuttavia, il solo numero dei differenti regimi di etichettatura e l’assenza di informazioni specifiche rendono difficile per i consumatori compiere scelte informate.

I PAESI CHE DICONO STOP ALLE ESPORTAZIONI

Paesi Ue come Austria, Germania, Danimarca e Lussemburgo hanno chiesto di intervenire a livello europeo con una stringente revisione normativa per disincentivare al massimo il trasporto degli animali vivi entro il 2023. Ancor più decisa la presa di posizione dell’Olanda, che si è espressa per abolire completamente l’esportazione di animali vivi. 

Mentre nell’Unione europea si discute su come contrastare il trasporto di animali vivi, alcuni paesi nel mondo hanno già intrapreso una transizione verso la fine di questa pratica terribile. La Nuova Zelanda, per esempio, a settembre 2022 ha deciso di mettere fine agli spostamenti di ovini e bovini via mare verso altri paesi. Il divieto è entrato ufficialmente in vigore alla fine di aprile e l’ultima nave carica di bovini arriverà in Cina il 9 maggio, mettendo fine a questa pratica crudele.

A fine aprile, anche il Brasile ha compiuto un passo storico: un giudice del tribunale federale di San Paolo ha accolto il ricorso presentato nel 2017 da un’ong brasiliana per la protezione degli animali vietando l’esportazione di mucche da tutti i porti del paese. Nella sentenza, il giudice federale Djalma Gomes ha scritto:

Gli animali non sono cose. Sono esseri viventi senzienti, cioè individui che provano fame, sete, dolore, freddo, angoscia, paura.

Le importanti decisioni di questi stati dimostrano che i tempi sono maturi per il cambiamento, e ora è il momento che anche in Europa si prendano decisioni coraggiose per fermare queste crudeltà.

L’IMPEGNO DI ANIMAL EQUALITY

Dal 2013, con le nostre indagini realizzate insieme all’organizzazione tedesca Animal Welfare Foundation (AWF) e all’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) denunciamo la tragica condizione degli animali trasportati a scopo alimentare in Italia e in Europa.

Ora è tempo che l’Italia faccia la sua parte per fermare questa pratica anacronistica. Per questo motivo abbiamo lanciato una petizione rivolta al governo per chiedere di: 

  • vietare l’esportazione di animali vivi verso paesi terzi
  • vietare i viaggi a lunga distanza all’interno dell’UE

Anche tu puoi aiutarci a chiedere al Governo di prendere finalmente posizione contro i trasporti di animali vivi firmando la nostra petizione.

Come ribadito anche dalla Corte dei Conti europea nel suo ultimo report, anche i cittadini possono fare la differenza per gli animali attraverso scelte di consumo critiche, a partire da ciò che viene messo nel piatto.


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