ALLA COP27 INTERESSA RIDURRE IL CONSUMO DI CARNE?


Lo sfruttamento di centinaia di milioni di animali nel mondo da parte dell’industria alimentare non provoca solo estrema sofferenza a individui condannati a una vita fatta di sovraffollamento all’interno degli allevamenti intensivi, stress e maltrattamenti. Ma anche un grave impatto sull’ecosistema a causa delle emissioni inquinanti e del consumo di risorse naturali preziose. Eppure alla Cop27 tutto ciò non sembra importare molto, a partire dal menù.

Alla Conferenza sul clima in Egitto che si conclude oggi si è consumata ancora troppa carne. Questo nonostante nello studio “Food System Impacts on Biodiversity Loss”, pubblicato nel 2021 dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e dall’istituto di ricerca britannico Chatham House, si affermi che la zootecnia intensiva sia tra le cause principali della distruzione di ecosistemi e dell’estinzione di intere specie nel mondo.

L’INSOSTENIBILE IMPATTO DELLA CARNE

Quello dell’industria della carne è un circolo vizioso fatto di sfruttamento, sofferenza e inquinamento. A partire dal land-grabbing fino agli abusi esercitati su miliardi animali usati a scopo alimentare, il settore zootecnico non risparmia neppure il pianeta. Non a caso, per contrastare le emissioni di gas serra del settore agricolo e ridurre le grandi quantità di energia fossile, fertilizzanti e acqua che esso impiega, lo studio Food System Impacts on Biodiversity Loss raccomanda una massiccia riduzione del consumo di carne

Gli autori avvertono infatti che, senza un cambiamento di rotta, la perdita di biodiversità è destinata ad accelerare a ritmi tali da mettere ancora più a rischio la sicurezza alimentare per una popolazione mondiale in costante aumento. 

Ma l’insostenibilità della produzione di carne e di altri alimenti di origine animale era già stata evidenziata da un articolo pubblicato su Science nel 2018, secondo il quale carne e latticini costituiscono solo il 18% delle calorie consumate dall’essere umano, ma per produrli è necessario l’83% dei terreni agricoli globali, causando il 60% delle emissioni di gas serra dell’agricoltura.

Inoltre, se gli insediamenti umani occupano appena l’1% delle terre emerse e la produzione di cibo consumato dall’uomo circa il 7%, il 27% del terreno globale è destinato alla pastorizia e alla coltivazione di cibo per gli animali allevati a scopo alimentare. Di fronte a questi dati, la risposta di quello che dovrebbe essere il più importante vertice globale sul clima è l’indifferenza

COSA C’È NEL MENÙ DELLA COP27

Wurstel, hamburger, insaccati e bistecche sono solo alcuni dei prodotti di origine animale che CopGourmet ha offerto ai partecipanti della Cop27. Il servizio di ristorazione che si occupa di fornire i pasti alla Conferenza sul clima permette di consultare la propria offerta alimentare sul suo portale online: osservando l’offerta alimentare, dai coffee break alla selezione dei piatti principali, è subito evidente che le pietanze vegetali e vegetariane a disposizione rappresentano una netta minoranza in confronto a quelle a base di carne.

Eppure la Conference of the parties organizzata dalle Nazioni Unite ha lo scopo di concordare le misure da adottare per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare la crisi climatica, di cui una tra le principali cause è proprio l’industria zootecnica.

Anche in occasione della Cop26 tenutasi nel 2021 in Scozia, i menù destinati ai delegati partecipanti contenevano principalmente carne e latticini. Dal momento però che delle 17 miliardi di tonnellate di anidride carbonica emesse a livello globale dal settore alimentare il 57% è dovuto proprio alla produzione di alimenti di origine animale, molti dei piatti serviti ad entrambi i vertici globali sul clima sono in netto contrasto con il loro obiettivo di limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi riducendo le emissioni di CO2.

PERCHÉ LA COP27 DOVREBBE PRENDERE UNA POSIZIONE CHIARA SULLA RIDUZIONE DEL CONSUMO DI CARNE

La precedente Cop26 era terminata con l’approvazione di impegni per la riduzione delle emissioni di metano, ma senza raggiungere alcuna intesa sui settori della carne e dei latticini. Se il presidente della Conferenza del 2021 Alok Sharma aveva definito la scelta di mangiare meno carne una questione «personale», Thomas Vilsack, segretario statunitense all’Agricoltura, aveva rassicurato i cittadini degli Stati Uniti che la transizione ecologica non avrebbe impedito loro di mangiare tutta la carne che volevano

Da tutto il mondo però le ricerche scientifiche parlano chiaro: per raggiungere gli obiettivi ambiziosi di sostenibilità globale è necessario ridurre il consumo di carne e di altri prodotti di origine animale. I ricercatori della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, ad esempio, hanno affermato che se tutti gli abitanti dell’Ue dimezzassero la quantità di carne e latticini consumati, ridurrebbero l’azoto e i gas serra prodotti dal settore agroalimentare di una percentuale compresa tra il 25% e il 40%

Senza contare che il consumo eccessivo di proteine animali rappresenta un problema anche per la salute delle persone, soprattutto nell’Unione europea. Qui il consumo di proteine animali è circa il 70% in più rispetto a quanto richiesto dalle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

In Italia, si consumano addirittura circa 79 kg di carne pro-capite ogni anno, più del doppio della media globale, pari a 34 kg, con un numero di animali sfruttati che non accenna davvero a ridursi

Ma come dimostrano le inchieste realizzate dal team investigativo di Animal Equality, questo sistema di sfruttamento estremo produce solo sofferenza ed è insostenibile per il pianeta. A subirne le conseguenze più gravi sono animali intelligenti, sensibili e dalle complesse abilità sociali, che non meritano il trattamento che l’industria riserva loro.


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