È giusto vietare la macellazione rituale?
Il caso del Belgio e della contestazione del divieto della macellazione rituale
L’avvocato generale della corte UE, Gerard Hogan, sostiene che vietare le deroghe allo stordimento degli animali per i riti religiosi impedisce di rispettare il diritto della libertà di religione.
Gli animali nei macelli, però, sono esseri senzienti e hanno il diritto di non soffrire ingiustamente, tanto in caso di rito religioso quanto in tutte le altre linee di macellazione.
Abbiamo chiesto il contributo dell’avvocato Manuela Giacomini, che si occupa di diritti animali, per spiegarci meglio la situazione. Le frasi in corsivo si riferiscono quindi all’analisi tecnica dell’Avvocato interpellato da Animal Equality al riguardo.
La Regione belga delle Fiandre ha vietato ogni deroga alla macellazione senza stordimento, anche in caso essa avvenga con i metodi prescritti dai riti religiosi ebraici e islamici. Questo divieto nasce dall’esigenza di garantire ad ogni animale il diritto minimo di non andare incontro a terribili ulteriori sofferenze, oltre a quelle a cui già è condannato, nella fase di macellazione.
Guarda come vengono macellati secondo rituale religioso gli animali nel nostro paese:
Secondo l’avvocato generale della Corte Ue, Gerard Hogan, però, il divieto di macellazione rituale stabilito dalla Regione belga delle Fiandre è contrario al diritto dell’Ue.
Lo scorso 10 settembre, l’Avvocato generale Gerard Hogan ha presentato le sue conclusioni in relazione alla causa C‑336/19, nata da un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE da parte della Corte Costituzionale belga dopo che varie associazioni ebraiche e islamiche hanno impugnato il decreto della Regione delle Fiandre del 7 luglio 2017, che ha vietato la macellazione degli animali mediante riti tradizionali ebraici e islamici e imposto lo stordimento degli animali prima della macellazione, al fine di ottenerne l’annullamento totale o parziale.
In particolare, l’Avvocato generale ha suggerito alla Corte di stabilire che gli Stati membri non possono adottare norme che prevedano, da un lato, un divieto di macellazione di animali senza stordimento che si applichi anche alla macellazione effettuata nell’ambito di un rito religioso e, dall’altro, un procedimento di stordimento alternativo per la macellazione effettuata nell’ambito di un rito religioso, basato sullo stordimento reversibile e sulla condizione che lo stordimento non provochi la morte dell’animale.
Quindi il problema che ci si pone è se sia più importante per l’Unione Europea rispettare il diritto degli animali di non subire estreme sofferenze, e garantire la libertà di religione.
Secondo l’Avvocato non si può negare il fatto che, spesso, la macellazione rituale degli animali mal si concilia con le moderne concezioni del benessere degli animali e della sua protezione.
Tuttavia, l’Avvocato sostiene che l’articolo 13 TFUE (che tutela il benessere degli animali), seppur di estrema rilevanza, debba piegarsi in determinate circostanze (che dovrebbero essere chiare e precise), “all’obiettivo ancor più importante di garantire le libertà e le convinzioni religiose”.
Gli Stati membri dell’Ue, sottolinea Hogan, possono pensare di adottare norme più rigorose in merito alla macellazione degli animali, rispetto a quelle previste dal diritto dell’Unione, ma sono tenuti a rispettare la deroga prevista per i riti religiosi.
E’ evidente la tensione e il costante conflitto tra l’obiettivo di proteggere gli animali durante l’abbattimento nella misura più ampia possibile e quello di garantire al contempo il rispetto della libertà di religione e delle convinzioni religiose.
Secondo l’avvocato, è necessario arrivare ad un bilanciamento dei due obiettivi, da un lato garantire il benessere degli animali – così come stabilito dall’Unione Europea Stessa – dall’altro garantire il rispetto dei rituali religiosi.
Inoltre, l’Avvocato generale va oltre il quesito posto e si chiede se tutti i prodotti ottenuti da animali macellati senza stordimento – secondo quanto previsto dalla deroga per i rituali religiosi – siano effettivamente destinati al consumo da parte di persone che esigono tale forma di macellazione al fine di adempiere alle prescrizioni della loro religione poiché dal fascicolo dinanzi alla Corte risulta che prodotti ottenuti da animali macellati senza previo stordimento sono destinati al consumo da parte di membri del pubblico che, oltre a non essere a conoscenza di tale circostanza, non esigono tale tipo di macellazione per rispettare norme alimentari prescritte dalla religione.
L’Avvocato generale fa emergere un principio che, a mio avviso è molto importante e che spero che la Corte faccia suo, in quanto egli afferma che se è vero che gli Stati membri sono tenuti a rispettare le convinzioni religiose profonde dei fedeli islamici ed ebrei, consentendo la macellazione degli animali in tale forma, essi hanno obblighi anche per quanto attiene al benessere di detti esseri senzienti: “In particolare, una situazione di fatto in cui prodotti a base di carne risultanti dalla macellazione di animali conformemente a riti religiosi possono, semplicemente, essere immessi nella catena alimentare generale ed essere consumati da clienti che ignorano il modo – e non sono stati informati al riguardo – in cui gli animali sono stati macellati non sarebbe conforme né allo spirito né al tenore letterale dell’articolo sulla tutela del benessere animale (Articolo 13 TFUE)”.
Cosa succederà ora, il divieto di macellazioni rituali rimarrà?
Le conclusioni dell’avvocato generale non vincolano le decisioni della Corte di giustizia, ma di solito vengono accolte.
La sentenza vera e propria della Corte sarà emessa presumibilmente nei prossimi mesi ed esamineremo le motivazioni che, ci auguriamo, siano di avviso diverso rispetto alle conclusioni di cui sopra.
Intanto da diverse associazioni di tutela per i diritti animali arrivano i primi commenti.
Il gruppo animalista belga Global Action in the Interest of Animals, i cui rappresentanti erano presenti alla pronuncia, si è detto deluso e perplesso: “Come saranno trattati quei paesi membri Ue che da anni hanno divieti generali di macellazione senza stordimento, come Danimarca, Finlandia, Slovenia e Svezia?”, si chiede Gaia.
Cosa pensa Animal Equality della macellazione rituale?
Animal Equality si batte da sempre affinché il futuro degli animali sia libero da sfruttamento, al fine di raggiungere questo obiettivo lavoriamo quotidianamente per migliorare gradualmente le condizioni di vita degli animali sfruttati dall’industria alimentare e per far sì che gli animali non debbano soffrire inutilmente.
Proprio per questo abbiamo deciso di chiedere al Governo italiano l’abolizione di ogni deroga allo stordimento durante la macellazione, comprese quelle previste per i rituali religiosi Kosher e Halal.
Infatti, nonostante la diversità culturale e il rispetto per tutte le religioni, sia un valore condiviso di Animal Equality, crediamo che la tutela dei diritti degli animali debba trascendere ogni diversità, gli animali in quanto esseri senzienti – hanno bisogno di essere tutelati, tutti ed in egual modo di fronte ad ogni ingiustizia.
Il problema infatti, non è di certo solo dei macelli dove vengono effettuate macellazioni secondo i rituali religiosi, anzi!
Da oltre 6 anni Animal Equality pubblica regolarmente inchieste all’interno di macelli italiani al fine di ottenere cambiamenti sociali e legislativi per limitare la sofferenza di milioni di animali. Il Paese dove siamo riusciti ad ottenere più testimonianze degli orrori che avvengono nei macelli è stato senz’ombra di dubbio l’Italia: nel nostro paese, infatti, Animal Equality ha avuto modo di rilasciare probabilmente la più vasta sequenza di documentazione video mai ottenuta sulle strutture di macellazione del nostro Paese. Abbiamo raccontato la scioccante realtà di questi luoghi ben 13 volte.
Guarda una delle nostre investigazioni all’interno di un macello di agnelli del nord Italia in cui si vede come gli animali non vengano adeguatamente storditi.
La paura e la sofferenza vissute da un animale all’interno di qualunque macello vanno al di là di ogni immaginazione. Tuttavia, le immagini che abbiamo reso pubbliche negli anni dimostrano con chiarezza come la negligenza degli operatori, la velocità che impone la catena di montaggio, il pressapochismo, le incorrettezze nelle pratiche di stordimento amplifichino il dolore provato dagli animali e ne prolunghino di molto l’agonia… una vera e propria tortura.
Pertanto attraverso la nostra petizione chiediamo ai Ministeri competenti che:
- Vengano introdotte norme incriminatrici che puniscano espressamente il maltrattamento degli animali durante le fasi di stordimento e abbattimento.
- Venga annullata gradualmente, ma in via definitiva, qualunque deroga riguardante la procedura di stordimento, comprese quelle ad oggi concesse per le macellazioni rituali Halal e Kosher. La macellazione senza stordimento è infatti in alcuni casi specifici ancora oggi permessa, ma risulta evidente come i macelli a cui è concessa tale deroga tendano ad abusarne in modo sconsiderato, causando agli animali inutili e protratte sofferenze.
- Venga rinforzato il sistema di controlli atti ad identificare e denunciare alle autorità competenti qualunque forma di maltrattamento sugli animali, anche qui, infatti, è probabile che gli atteggiamenti criminali e i maltrattamenti siano incentivati dalla mancanza di conseguenze penali concrete per chi viola le prescrizioni.
Non si tratta dunque di un problema legato solamente alle macellazioni rituali, centinaia di migliaia di animali ogni anno vengono macellati senza essere storditi adeguatamente, ed è arrivato il momento che questa crudeltà abbia fine.
Più di 200.000 cittadini italiani hanno già firmato la petizione indirizzata ai Ministri competenti per chiedere che gli animali che ancora sono condannati al macello vengano risparmiati da ulteriori inutili sofferenze, aiutaci anche tu firmando la petizione.