Finanziamenti europei agli allevamenti intensivi: ecco perché è inaccettabile!


I soldi dei cittadini europei vengono distribuiti a pioggia e finiscono troppo spesso per finanziare allevamenti responsabili di violenze sugli animali o di danni all’ambiente

In Europa e in Italia gli allevamenti ricevono numerosi finanziamenti pubblici, ma nel corso delle ultime indagini abbiamo scoperto che questi sono più diffusi di quello che pensiamo.

Guarda il nostro approfondimento sui finanziamenti europei agli allevamenti intensivi:

È inaccettabile che luoghi come questo vengano sovvenzionati con i soldi pubblici dei cittadini: firma la petizione per chiedere al Governo che negli allevamenti vengano fatti i giusti controlli.

Dall’Europa sono sempre stati elargiti diversi fondi agli allevamenti intensivi, che anche in Italia vengono spesso sovvenzionati con soldi pubblici. 

Proprio pochi mesi fa, il Parlamento europeo ha approvato la nuova PAC (Politica Agricola Comune europea) che prevede finanziamenti pubblici agli allevamenti per miliardi di euro, anche agli allevatori italiani. 

La PAC copre quasi il 40% del bilancio dell’Unione Europea, una fetta davvero gigantesca dei soldi dei cittadini europei, e il 75% dei fondi della PAC sono ancora riservati proprio agli allevamenti intensivi.

Uno dei problemi principali è che questi fondi vengono elargiti a pioggia, cioè a prescindere dal modo in cui negli allevamenti vengono trattano gli animali e anche a prescindere dall’impatto ambientale di queste strutture che, come sappiamo, hanno una forte impronta ecologica. 

Le nostre inchieste – e quelle di tante altre organizzazioni – infatti hanno più volte dimostrato che negli allevamenti intensivi i diritti degli animali non vengono rispettati, e che l’impatto ambientale di questi luoghi ha effetti potenzialmente devastanti sulla natura e salute umana.

L’allevamento che abbiamo investigato insieme alla troupe di La7 e da Animal Equality non fa differenza. 

Grazie alle ricerche dei nostri investigatori abbiamo scoperto che proprio il maxi allevamento di Brescia che abbiamo investigato negli ultimi mesi aveva richiesto più di 350.000 euro di finanziamenti pubblici europei, soldi dei contribuenti che sarebbero stati quindi destinati a questa struttura. In questo caso specifico, la Regione Lombardia ha rifiutato i fondi semplicemente per un errore di forma, ovvero un errore nella presentazione della richiesta, e solo per quello. 

Nessuna verifica o motivazione è stata specificata per l’impatto ambientale o di benessere animale, una preoccupante dimostrazione che i fondi vengono allocati a pioggia e senza controlli preventivi. 

I soldi dei cittadini sarebbero potuti servire quindi a finanziare un luogo come questo in cui i maltrattamenti sugli animali che abbiamo riscontrato sono continui e costanti. 

Questa rivelazione ci ha convinti a portare avanti con ancora più tenacia la nostra azione legale verso questa struttura: abbiamo deciso di denunciare l’allevamento per diversi reati, tra cui le condizioni terrificanti in cui abbiamo trovato gli animali al suo interno. 

Ogni volta che siamo entrati abbiamo trovati maiali sofferenti, con cisti, ferite e animali morti o abbandonati ad agonizzare nei corridoi e infestazioni di topi e insetti. E come se non bastasse, anche in questo allevamento abbiamo trovato liquami non trattati, oltre ad altre problematiche ambientali non indifferenti.

Secondo il recente report di Greenpeace “Foraggiare la crisi – In che modo la zootecnia europea alimenta l’emergenza climatica”, la zootecnica europea emette l’equivalente di 704 milioni di tonnellate di CO2, più delle emissioni annuali di tutte le auto e furgoni circolanti nell’Unione Europea nel 2018.

Questi dati, davvero impressionanti, non tengono conto di altri problemi legati agli allevamenti intensivi, come il consumo e l’inquinamento dell’acqua o il fenomeno dell’antibiotico-resistenza.

Nonostante tutto questo fondi europei vengono ancora elargiti a pioggia a queste strutture, senza le giuste verifiche tanto dello stato in cui gli animali sono costretti a vivere, quanto del rispetto delle norme a tutela dell’ambiente.

Che sia per l’impatto sull’ambiente o per il modo crudele in cui vengono trattati gli animali negli allevamenti, è impensabile e inaccettabile che questi luoghi vengano sovvenzionati con i soldi pubblici dei cittadini

Per cambiare lo status quo serve che anche le istituzioni prendano posizione. Abbiamo indirizzato un appello al Ministro della Salute e al Presidente del Consiglio, per chiedere maggiori controlli e più accurati, oltre che tante altre importanti migliorie e cambiamenti che potrebbero garantire davvero la tutela legale giusta per questi animali e per l’ambiente. Firma subito la petizione e aiutaci a fermare queste ingiustizie. 


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