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Le tante forme dell’attivismo: la storia di Tadzio


Le storie di grandi personalità nel mondo dell’attivismo suscitano sempre tanta ammirazione.

Lo vediamo anche dai racconti dei nostri investigatori, che ricevono sempre tanto affetto e supporto.

Il rischio di leggere solo storie di quel tipo però è di non sentirsi abbastanza, di vedere le loro azioni troppo distanti da ciò che possiamo fare come singolo individuo “normale” con un lavoro, impegni e poco tempo a disposizione.

In realtà l’attivismo ha tante forme, le strade per aiutare sono infinite e aperte a chiunque ne abbia il desiderio, a prescindere dal proprio modo di essere e dal proprio stile di vita.

Per questo oggi vogliamo raccontarti la storia di Tadzio, nostro grande sostenitore.

Tadzio è uno chef vegano che in passato ha anche contribuito ai deliziosi ricettari del nostro progetto LoveVeg con dei piatti da favola.

Ci ha supportato in tanti modi nel corso degli anni e ora, in occasione del Mese degli Animali, ha scelto di esplorarne uno nuovo di cui ti parleremo tra qualche riga.

Prima però, ci teniamo a raccontarti la sua storia, fatta di tanta carne, sfide personali e forme di attivismo alternative.

Crediamo che leggerla ti potrà ispirare a trovare la forma di aiuto che senti più adatta a te.

Gli lasciamo la parola.

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Mangiavo carne due volte al giorno, ora sono vegano da 20 anni

L’attivismo antispecista è entrato nella mia testa per la prima volta quando avevo 19 anni, il primo anno che mi trasferii da Trento a Milano per l’Università.

Nei primi anni del 2000 poi ho iniziato a convivere con persone vegane e attiviste, tra cui Matteo Cupi, che vedevo spesso in quella casa a organizzare diverse campagne, all’epoca contro l’industria della pelliccia.

Riflettevo sempre di più su argomenti come il veganismo e i diritti degli animali, finché anche qualcosa nelle mie azioni ha iniziato a cambiare.

Ero un onnivoro a cui piaceva molto la carne, non per niente per un lungo periodo della mia vita la mangiavo due volte al giorno, ma decisi che era il momento di iniziare a limitare il mio consumo di prodotti animali.

Le persone con cui convivevo non mi hanno mai messo alcun tipo di pressione, ma per una forma di rispetto verso di loro, mi sembrava giusto non portare prosciutto, bistecche o cose simili in casa.

Questa fase di cambiamento andò bene, così decisi di mettermi alla prova e smettere di mangiare carne anche fuori casa.

Superai la sfida senza grandi difficoltà, così nel giro di poco tempo passai da grandi quantità di carne, a eliminarla completamente dal mio menù.

Da lì a qualche mese dissi addio anche a tutti gli altri derivati animali.

Avevo capito che per me non aveva senso provare empatia nei confronti di un maiale che viene ucciso per la carne, ma non per un pulcino ucciso alla nascita perché non produttivo e non necessario all’industria delle uova.

Sono vegano per gli animali dal 2004, anche se non ho mai avuto esperienze dirette con loro. Non ho fatto salvataggi né sono entrato in allevamenti e macelli.

Non ho mai sentito la spinta verso certi tipi di azioni, credo principalmente per il timore di cosa avrei dovuto affrontare. Già solo guardare il video di un’investigazione mi fa stare male.

Sono però perfettamente consapevole dell’enorme importanza di quel lavoro e per questo preferisco aiutare come posso chi lo svolge con grande coraggio e professionalità.

Nonostante ciò, considero una forma di attivismo anche ciò che faccio ogni giorno, il mio stile di vita, i piatti che cucino.

Ho partecipato (e continuo a farlo quando posso) a manifestazioni, cortei, presidi, discussioni, dibattiti.

I primi anni da vegano andavo spesso nelle scuole a parlare di veganismo durante le assemblee di istituto o le autogestioni.

Erano interventi molto utili perché parlavo alle persone più fertili a livello di idee ed empatia, a persone in divenire. Interfacciarsi con loro era un’attività sempre molto stimolante e, a mio avviso, prolifica.

Come è stato il primo periodo da vegano e come sono diventato chef

Tadzio_chef

Quando sono diventato vegano quasi non esistevano surrogati come burger o formaggi vegan.

Si trovavano praticamente solo tofu e seitan nei negozi biologici.

La mancanza di opzioni ha reso questo cambiamento sfidante all’inizio, ma soprattutto perché da onnivoro mangiavo male ricorrendo spesso a pasti veloci fatti di affettati, cotolette o tonno in scatola.

Era solo una questione di abitudine, quindi nel giro di poco tempo ho trovato il mio modo di approcciare a questo tipo di alimentazione.

E, per tranquillizzare chi pensa che si debbano avere chissà che capacità ai fornelli per poter mangiare vegan, a quei tempi non ero uno chef, non avevo la minima idea di diventarlo e mi occupavo di riparare biciclette.

Sono diventato chef quasi per caso, dopo vari lavori di cui mi stufai negli anni.

Come persona vegana diventata chef ho avuto molta fortuna e molti privilegi, potendo scegliere di lavorare in attività compatibili con la mia etica e non dovendomi scontrare con situazioni spiacevoli a contatto con ingredienti con cui non voglio avere a che fare.

Solo una volta mi è successo di collaborare con un catering che aveva anche la parte vegetariana e mi sono ritrovato a dover cucinare le uova.

Non è stato piacevole, per questo decisi di interrompere quella collaborazione.

Purtroppo conosco persone vegane che non hanno avuto la fortuna di poter scegliere e, vivendo in un mondo dove la comprensione è ancora carente, si sono dovute adattare a situazioni tutt’altro che ideali.

Oltre a essere grato per il lavoro che faccio, sono anche convinto di avere tra le mani un’occasione d’oro.

La grande opportunità di ogni chef vegan

Con il lavoro che faccio e continuando a viaggiare tanto, mi sono reso conto che nella maggior parte delle attività vegan la clientela è per l’80-90% non vegana.

Sono persone che magari scelgono quel tipo di cucina spinte dalla voglia di mangiare qualcosa di sano e più leggero.

Secondo me questa è una grande opportunità perché significa dare modo a tante persone che mangiano carne o derivati di non farlo, almeno in un pasto.

Significa fargli scoprire qualcosa di nuovo, incuriosirle, fargli fare un passetto in più verso uno stile di vita diverso.

Il mondo non smetterà dall’oggi al domani di mangiare carne e forse non lo farà mai, ma intanto un pasto vegano alla volta possiamo fare progressi importanti.

Come sono importanti i contributi che chiunque, al di là del lavoro che fa, può dare alla causa, ecco perché non parteciperò al Mese degli Animali solo come chef.

La mia raccolta fondi per Animal Equality (e come anche tu puoi aprire la tua)

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Sono molto contento di essere stato coinvolto da Animal Equality per il Mese degli Animali.

È la prima volta che mi avvicino al peer-to-peer fundraising e credo che poter aprire una mia raccolta fondi che posso plasmare secondo la mia visione e la mia idea di veganismo, sia un bellissimo modo per fare del bene e coinvolgere le persone che ho intorno.

Per la necessità che c’è nel mondo di un cambiamento, non ritengo assolutamente abbastanza il mio stile di vita.

Non potendo però fare un certo tipo di attivismo, sia per un discorso fisico che psicologico, il minimo che mi sento di poter dare è aiutare chi si impegna per farlo.

Mi impegnerò per raccogliere un sacco di soldi che verranno destinati a cose molto belle!

Aprire la raccolta fondi è stato semplicissimo e sarà divertente cercare dei modi creativi per promuoverla e farla arrivare a tante persone.

Una cosa che farò, per esempio, è sfruttare i miei concerti. Ho una band e per tutto settembre saremo in tour.

A ogni data porterò con me dei volantini che parlano della mia raccolta fondi e ci inserirò un QR code che dia la possibilità di finire direttamente sulla pagina per poter donare.

Anche in questo caso, un’attività che sembra non c’entri nulla, può diventare un’occasione per fare attivismo.

Se ti va di sfidarmi e aprire la tua raccolta fondi, puoi farlo da qui in modo semplicissimo.

E se invece prima di partire vuoi ampliare le tue conoscenze, ti consiglio di partire da questo articolo che ti spiega meglio cos’è il peer-to-peer fundraising.

Spero che la mia storia ti abbia dato degli spunti utili per trovare la tua forma di attivismo e, in ogni caso, ti ringrazio per averla letta tutta.

Ricordati che puoi aiutare gli animali a ogni pasto, scegliendo cosa cucinare e cosa no. Se hai bisogno di ispirazione per ricette 100% vegetali, su LoveVeg trovi le mie e tante altre. Puoi dargli un’occhiata cliccando qui sotto:

AMICI, NON CIBO!

Passare ad un’alimentazione 100% vegetale è facile se sai come farlo!

Scopri tutti i consigli sul nostro sito dedicato.


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