Nuovo report afferma: gli allevamenti devono diminuire
L’Università olandese di Wageningen, il principale istituto di ricerca europea che si occupa di temi connessi all’agricoltura, ha presentato un report sui problemi legati ad agricoltura e allevamenti intensivi nell’Unione Europea. Tra le pagine del report si parla anche di sicurezza alimentare: per raggiungerla, si legge, è fondamentale che l’alimentazione vegetale nel mondo aumenti.
Gli animali soffrono quotidianamente negli allevamenti intensivi e milioni di loro ogni giorno vengono macellati a scopo alimentare. Secondo disponibili, in particolare, ogni secondo vengono macellati a scopo alimentare 2.400 polli, 47 maiali e 10 mucche.
Troppi allevamenti, manca lo spazio per coltivare i vegetali
Mentre così tanti esseri senzienti muoiono, la sicurezza alimentare nel mondo è a rischio: si consuma ancora troppa carne e l’estensione degli allevamenti intensivi non permette di coltivare abbastanza proteine vegetali.
Secondo i ricercatori dell’università olandese, gran parte della produzione alimentare globale così com’è non è sostenibile. In particolare i ricercatori hanno dichiarato che:
L’Unione europea potrebbe produrre cibo a sufficienza per sfamare la sua intera popolazione, a condizione che venga aumentata la produzione di colture proteiche e semi oleosi.
Gli allevamenti nel mondo si stanno riducendo, ma non basta
Nel report si legge che il numero di animali allevati sta diminuendo di qualche punto percentuale ogni anno. Tuttavia, a meno che gli allevamenti non diminuiscano drasticamente, man mano che i consumatori sceglieranno di adottare un’alimentazione a base vegetale non resterà abbastanza terra in Europa per coltivare tutto il mangime necessario a sfamare gli animali allevati.
Gli allevamenti e l’industria dei mangimi che li alimenta non sono affatto sostenibili e non stanno risolvendo il problema della sicurezza alimentare, insomma. Di tutte le piante e i vegetali prodotti in Europa per l’industria del cibo, dei mangimi, dei tessuti, del legno, dei biocarburanti e delle bioplastiche, il 60% infatti viene utilizzato per nutrire gli animali allevati a scopo alimentare.
Mucche, pecore e capre necessitano di decine di calorie di raccolto per produrre una caloria di carne, afferma il report. I maiali ne consumano meno, ma dal momento che mangiano meno erba rispetto agli animali ruminanti, consumano molta più soia, un mangime che in ogni caso ha bisogno di essere coltivato in grandi quantità.
L’impatto degli allevamenti sul pianeta
“È necessario un passaggio a modelli di consumo più sostenibili” sostengono i ricercatori, che sottolineano la necessità di ridurre la produzione e i consumi della cosiddetta carne rossa per motivi di salute e clima.
I cittadini dell’Unione europea in media mangiano il 40% in più delle proteine di origine animale raccomandate, aumentando significativamente il rischio di malattie cardiovascolari e vari tipi di tumori, aggiunge il report. Nel frattempo, l’allevamento è responsabile dell’85% delle emissioni agricole europee, che si sono dimostrate difficili da ridurre negli ultimi anni.
Secondo il report, questo è accaduto perché l’influenza politica del settore agricolo ha fatto guadagnare all’industria zootecnica un’esenzione quasi totale dagli obiettivi climatici che l’Unione europea si era prefissata. I funzionari dell’UE hanno infatti ritardato o addirittura accantonato la legislazione a supporto dei regimi alimentati sostenibili dopo le proteste degli allevatori che si sono diffuse in tutta Europa.
A subire le conseguenze più crudeli di questa situazione – aggiungiamo noi – sono gli animali stessi, trattati come merci e non come esseri senzienti. Scegliere un’alimentazione vegetale, al contrario, può contribuire a ridurre la loro sofferenza.
AMICI, NON CIBO!
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