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REFERENDUM IN SVIZZERA: L’ALLEVAMENTO INTENSIVO NON SARÀ VIETATO


Nonostante il risultato negativo, il referendum è stato il primo del suo genere in tutto il mondo, un precedente importante che non possiamo fare a meno di celebrare

Lo scorso 25 settembre i cittadini svizzeri sono stati chiamati a decidere con un referendum se vietare gli allevamenti intensivi.

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La proposta referendaria chiedeva inoltre al Governo di stabilire regole più rigorose per il benessere degli animali all’interno degli allevamenti, come ridurre la densità degli animali all’interno dei capannoni e garantire loro l’accesso all’aria aperta in tutte le strutture. 

“Secondo l’attuale legge svizzera possono esserci fino a 1.500 maiali per azienda. All’interno, 10 maiali adulti condividono lo spazio di un parcheggio. Non è possibile trattare gli animali in modo dignitoso in queste condizioni”.

Silvano Lieger, Direttore generale del gruppo di protezione degli animali Sentience Politics

La tutela della dignità degli animali e il divieto degli allevamenti intensivi sarebbero dovuti essere inseriti nella Costituzione svizzera. Gli stessi standard di benessere sarebbero stati poi richiesti anche per gli animali e i prodotti di origine animale importati da altri Paesi.

Gli elettori hanno però deciso di respingere la proposta, quindi gli allevamenti intensivi rimarranno attivi. In particolare, il 63% dei votanti ha detto no all’iniziativa; il Cantone di Basilea è stato l’unico dei 26 ad aver approvato l’idea con voto positivo al referendum.

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UN’INIZIATIVA OSTEGGIATA DA ALLEVATORI E GOVERNO

Il Governo e i sindacati degli allevatori si erano opposti sin da subito a questa proposta, sostenendo che i diritti degli animali sono già tutelati dalle restrizioni esistenti.

Un altro punto su cui gli oppositori di questa iniziativa hanno spinto molto è stata quella dei prezzi dei prodotti.

Governo e Parlamento infatti nei mesi precedenti al voto hanno dichiarato che il cambiamento avrebbe portato a un aumento dei prezzi, a una riduzione della scelta per i consumatori e a un’ondata di prodotti stranieri in arrivo per colmare la mancanza di produzione interna, nonostante l’iniziativa prevedesse che anche le importazioni dovessero essere conformi ai nuovi standard.

Nel corso dei mesi la maggioranza degli allevatori guidati dalla Farmers’ Federation (Federazione degli allevatori) ha combattuto con veemenza contro quello che considerava un attacco ingiusto nei loro confronti e come un mezzo per ridurre il consumo di carne nella società in generale.

È stata una campagna Davide contro Golia

Philip Ryf, Direttore della campagna per l’abolizione degli allevamenti intensivi

Tutti questi fattori hanno provocato nei cittadini una crescente preoccupazione che ha probabilmente poi portato al voto negativo del referendum.

Ancora una volta, l’industria della carne ha dimostrato la sua forza e il suo legame con le istituzioni, due fattori che rendono complicati i cambiamenti che riguardano i temi dei diritti e del benessere animale non solo in Svizzera, ma in tutto il mondo. 

UN PRECEDENTE IMPORTANTE PER IL FUTURO DEGLI ANIMALI

Nonostante il risultato negativo del referendum non si può fare a meno di sottolineare che questo è stato il primo caso al mondo in cui i cittadini hanno avuto la possibilità di votare per l’eliminazione degli allevamenti intensivi, un precedente importantissimo per il futuro degli animali.

Portare un tema così importante alla votazione di un referendum significa anche spingere tutti i cittadini con diritto di voto ad informarsi su questa tematica e sulle condizioni degli animali allevati a scopo alimentare. 

La lotta globale contro il cambiamento climatico imporrà presto decisioni drastiche in questo senso: l’emergenza che stiamo vivendo, per essere risolta, richiede infatti una riduzione del consumo di carne a livello globale.

La Svizzera avrebbe potuto essere pioniera nell’abolizione degli allevamenti intensivi, ma questa occasione mancata testimonia ancora una volta la  crescente volontà di cambiare le cose per gli animali, ma anche per pianeta e persone.

Ognuno di noi può fare tanto in questa direzione: siamo noi ad avere il potere, con i nostri consumi, di decidere quali industrie e quali sistemi supportare. Ogni volta che andiamo a fare la spesa e scegliamo cosa comprare possiamo fare la differenza per gli animali e il Pianeta.

Scegliere un’alimentazione 100% vegetale significa scegliere di non finanziare una delle produzioni alimentari più dannose per il nostro ambiente e non solo, significa scegliere di non finanziare l’industria che sfrutta e uccide miliardi di animali in tutto il mondo. 

Oggi più che mai abbiamo bisogno che le istituzioni internazionali mettano al centro del dibattito l’allevamento intensivo, il consumo di carne e la sua correlazione con la salute della Terra, e noi di Animal Equality non smetteremo di lavorare con i Governi proprio perché questo avvenga. 

Ma è altrettanto importante mettere noi stessi al centro delle nostre riflessioni e del cambiamento che vogliamo vedere nel mondo, perché il futuro si costruisce nel presente, con le proprie scelte personali.


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