Salmoni negli allevamenti, tra pidocchi di mare e malattie
Nuove immagini di Animal Equality rivelano che l’alto tasso di mortalità negli allevamenti di salmoni non è l’unico problema di questa industria crudele: secondo gli ultimi studi, la diffusione dei pidocchi di mare tra i pesci è fuori controllo nel 68% degli impianti di allevamento scozzesi
La Scozia è il terzo Paese al mondo per numero di salmoni allevati, con oltre 38 milioni di pesci allevati solo nel 2019. Le sue esportazioni sono dirette verso oltre cinquanta Paesi, compresa l’Italia, che è fra i primi dieci importatori di salmone scozzese.
Nel suo programma dedicato ad approfondire la filiera alimentare britannica, la BBC ha di recente trasmesso un servizio dedicato a indagare il numero record delle morti dei salmoni negli allevamenti intensivi scozzesi.
Le immagini mostrate, raccolte dal nostro team investigativo sotto copertura, rivelano una situazione preoccupante: salmoni malati e morenti che galleggiano negli allevamenti, altri individui morti schiacciati contro la rete delle vasche ed enormi quantità di pesci morti scaricati dai lavoratori all’interno di contenitori per lo smaltimento.
La professoressa Jennifer Jacquet, esperta di benessere dei pesci, ha commentato il servizio della BBC dicendo che l’inchiesta è stata “davvero rivoluzionaria”, ma che il programma non ha affrontato alcune gravi questioni relative all’industria del salmone.
Un salmone su quattro muore prima della macellazione
In Scozia, nel 2022, sono morti negli allevamenti più di 16,5 milioni di salmoni. Il veterinario Matt Palmer, dell’organizzazione WildFish, ha spiegato come circa un salmone su quattro muore negli allevamenti di salmoni, un tasso di mortalità del 25%.
Come Animal Equality denunciamo da anni la grave moria di salmoni negli allevamenti provocata da malattie e batteri diffusi in questi ambienti, dove proliferano a causa del sovraffollamento estremo in cui gli animali sono costretti a vivere e l’elevato livello di stress di cui sono vittime.
A ottobre 2022, abbiamo condotto un’inchiesta all’interno di un allevamento gestito dalla società Bakkafrost (ex The Scottish Salmon Company), tra le maggiori aziende del Paese. Le immagini che abbiamo documentato mostrano secchi pieni di salmoni morti che vengono raccolti negli allevamenti della Meall Mhor Loch Fyne, in Scozia.
Secondo i dati raccolti, in alcuni stabilimenti l’azienda ha riportato tassi di mortalità cumulativi fino all’80%. Vale a dire che addirittura quattro pesci su cinque sono morti prima di arrivare al macello.
Guarda cosa abbiamo scoperto all’interno di un allevamento di salmoni scozzese:
Perché negli allevamenti intensivi i salmoni muoiono?
Anche la BBC ha confermato che il tasso di mortalità dei salmoni prima della macellazione in Scozia è alle stelle. Il servizio tv ha suggerito che la ragione principale delle morti è l’aumento della temperatura dell’acqua del mare che causa fioriture di alghe e micro-meduse.
Ma parlando con Animal Equality, la professoressa Jennifer Jacquet ha dichiarato che “questa è in realtà solo la punta dell’iceberg”, problemi maggiori sono legati all’inquinamento dell’acqua, all’uso eccessivo di antibiotici e alle infestazioni di pidocchi marini. Solo nel 2022, il 68% degli allevamenti attivi in Scozia ha violato il Codice di buone pratiche sui livelli di pidocchi di mare.
I pidocchi di mare sono esseri carnivori che si nutrono del salmone, mangiandolo quando è ancora vivo. Per i pesci, le cui teste e corpi sono ricoperti da sensibili recettori del dolore, si tratta di un’esperienza terrificante e fonte di grande sofferenza.
La presenza massiccia di questi pidocchi non minaccia solo la salute dei pesci allevati, ma rappresenta anche un rischio per la biosicurezza. Poche settimane fa, migliaia di salmoni sono fuggiti da uno stabilimento di Arctic Fish, uno dei più grandi allevamenti islandesi.
Come già successo in passato, i salmoni allevati rischiano di far ammalare quelli allo stato brado che possono incontrare nella loro fuga, dal momento portano con sé i batteri diffusi all’interno dell’allevamento.
Nel 2021, insieme a una rete globale di ong in 30 Paesi guidata dall’organizzazione Compassion in World Farming, abbiamo mostrato come vivono davvero i salmoni allevati nell’industria ittica scozzese, dove trascorrono la loro intera vita nelle gabbie subacquee tra ferite non curate, cecità e inquinamento.
Guarda come vivono i salmoni negli allevamenti scozzesi:
Miliardi di pesci selvatici uccisi per l’alimentazione dei salmoni
Il problema degli allevamenti intensivi di pesce tocca anche l’ambiente. I rifiuti organici e chimici degli allevamenti di salmone scozzesi stanno cambiando la chimica dei sedimenti e uccidendo la vita marina dei fondali. I volumi di questo inquinamento, inoltre, sono molto elevati: gli allevamenti ittici scozzesi messi insieme producono la stessa quantità di rifiuti di tutta la popolazione della Scozia.
Anche i medicinali e le sostanze chimiche, come gli antibiotici e gli insetticidi, vengono rilasciati nell’ambiente, e molti di questi sono noti per essere tossici per i pesci e altri organismi marini, così come per gli uccelli e i mammiferi.
Milioni di tonnellate di pesce catturato in natura sono poi ridotti a farina e olio di pesce per nutrire i pesci negli allevamenti intensivi. I salmoni infatti sono pesci carnivori e nella loro dieta hanno bisogno anche di alimenti a base di pesce. Questo fenomeno provoca però una riduzione della biodiversità che può avere effetti devastanti per il pianeta.
L’amministratore delegato di Salmon Scotland, Tavish Scott, ha tentato di minimizzare la questione, dicendo alla BBC che “Ogni forma di produzione di proteine ha un certo impatto ambientale”. Ma la professoressa Jacquet sostiene che:
[L’allevamento del salmone] comporta gravi preoccupazioni in termini di benessere perché è necessario uccidere i pesci selvatici per nutrire i pesci d’allevamento”. Si stima infatti che per permettere l’allevamento di un solo salmone debbano essere catturati e uccisi circa 150 pesci selvatici.
Un’industria senza futuro
Dopo aver mostrato al pubblico le nostre immagini sugli allevamenti di salmoni, la BBC ha chiesto all’industria ittica scozzese come intendesse affrontare l’enorme numero di morti negli allevamenti di salmone. La risposta è stata preoccupante.
L’industria ha infatti in programma di crescere in modo significativo e di costruire nuovi allevamenti. Secondo il programma tv, l’industria del salmone rappresenta in questa direzione un sostegno all’occupazione e all’economia locale scozzese. Ma Jacquet mette in dubbio l’opportunità di creare posti di lavoro in un settore così insostenibile.
Ci sono enormi quantità di sussidi dietro gli allevamenti di salmone. Ma questa industria è insostenibile, non ha futuro e sta causando molti problemi a breve termine agli animali e all’ambiente del territorio
Porre fine a questo sistema di sfruttamento estremo degli animali a scopo alimentare è davvero l’unica soluzione per proteggere gli animali e l’ambiente. La professoressa Jacquet, a questo proposito, ha chiesto di ascoltare i pareri scientifici:
“L’acquacoltura è stata sconsigliata fin dagli anni ’70, gli scienziati ci hanno esortato ad abbandonare l’allevamento di specie carnivore [come il salmone]”
Come abbiamo dimostrato attraverso il nostro lavoro investigativo in questi anni, l’industria ittica provoca sofferenza agli animali per tutto l’arco della loro breve esistenza.
Anche durante la macellazione, i salmoni, privi di qualsiasi tutela, sono trattati come oggetti, picchiati e feriti senza alcun tipo di stordimento preventivo.
Guarda la nostra inchiesta sotto copertura in un macello di salmoni in Scozia:
Di fronte a questa terribile sofferenza, abbiamo chiesto al governo del Regno Unito di mettere in atto protezioni specifiche e significative per i pesci e altri animali acquatici – la stessa richiesta che portiamo avanti anche in Europa – ma anche di a fermare l’ulteriore espansione dell’industria ittica scozzese.
Dagli allevamenti scozzesi al piatto degli italiani
L’Italia, come dicevamo, è tra i primi 10 Paesi importatori di salomone scozzese.
Con circa 2,4 kg pro capite l’anno, il nostro è il quinto Paese europeo per consumo di salmone. Secondo GFK Italia, il 70% delle famiglie italiane ha consumato salmone almeno una volta nel 2022, mentre la frequenza di acquisto da parte dei consumatori rispetto all’anno precedente è cresciuta del 4,3%.
Nel decennio 2011-2021 il volume delle esportazioni dirette di salmone (in particolare quello norvegese) in Italia sarebbe aumenta addirittura del 188%.
Il salmone che arriva sulle tavole degli italiani, quindi, proviene molto spesso dalle realtà di allevamento intensivo di cui abbiamo lungamente parlato e che condannano questi animali a una vita di atroce sofferenza.
La buona notizia è che tu puoi scegliere di non finanziare questa industria che sfrutta gli animali e inquina i mari: scegliere un’alimentazione 100% vegetale è il primo fondamentale passo per ridurre il numero dei pesci sfruttati ogni giorno e smettere di finanziare le aziende che causano la loro sofferenza.
ASCOLTA LA VOCE DEI PIù INDIFESI
La sofferenza dei pesci viene spesso trascurata, perché erroneamente si pensa che provino minor dolore rispetto ad altre specie animali, ma non è così.
Solo perché non possiamo sentire le loro richieste di aiuto non significa che i pesci non abbiano bisogno di noi.
Scegli di stare dalla loro parte: prova un’alimentazione 100% vegetale.