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Video shock: maiali uccisi a martellate in un allevamento britannico

Maggio 4, 2021 Aggiornato: Agosto 10, 2023
maiali allevamento intensivo

Una nuova inchiesta girata dal nostro team di investigatori nel Regno Unito svela terribili crudeltà e maltrattamenti in un allevamento di proprietà di un leader dell’industria suinicola scozzese

Rilasciamo nuove immagini terrificanti girate dai nostri investigatori in un allevamento di maiali nel Regno Unito, che rivelano gravi violazioni legali, maltrattamenti e abusi terribili.

Guarda il video della nostra nuova inchiesta [immagini forti]

L’allevamento in cui i nostri investigatori si sono infiltrati è di proprietà di Philip Sleigh, figura di spicco dell’industria suina, che vanta 30 anni di esperienza nel settore, ed è ex presidente dell’associazione di categoria degli allevatori di maiali scozzesi. 

I maiali qui allevati vengono poi macellati in un vicino mattatoio appaltato da Pilgrim’s Pride, controllata a maggioranza dal gigante di proprietà brasiliana, JBS, la più grande azienda di carne su scala globale.

Da questo macello la carne arrivava poi a grandi supermercati come Lidl, Tesco e Marks & Spencer, oltre ad altri importanti ristoranti e rivenditori.

Maiali uccisi a martellate e continue violenze a maltrattamenti

Nelle immagini raccolte dagli investigatori si vedono chiaramente maialini ritenuti troppo piccoli o troppo deboli uccisi brutalmente: sbattuti sul pavimento o colpiti con un martello fino alla morte. Uno dei lavoratori dell’allevamento ripreso dagli investigatori ha affermato che usare un martello per uccidere un maiale è un metodo adeguato “come con un qualsiasi proiettile”. Gli investigatori di Animal Equality hanno filmato maiali che dopo essere stati colpiti ripetutamente mostravano ancora segni di coscienza. Uno dei maialini colpiti con un martello è rimasto ad agonizzare mentre ancora cosciente per oltre quattro minuti. 

Ma c’è di più: nei video girati sotto copertura si vede come le scrofe utilizzate per la riproduzione venissero ripetutamente inseminate artificialmente e poi costrette a partorire e ad allattare i loro piccoli in gabbie così piccole da non permettergli neppure di girarsi. Diverse scrofe per via del ciclo continuo di gravidanze e parti presentavano segni di lacerazione sulla vulva e gravi prolassi. 

In alcuni casi questi prolassi erano talmente accentuati da rendere visibili all’esterno del corpo gli organi coinvolti: in una scena particolarmente straziante, una scrofa alle prese con un prolasso uterino molto grave è stata costretta a camminare per oltre un minuto e mezzo prima di essere uccisa.

taglio denti maiali allevamenti

I suinetti nell’allevamento presentavano tutti la coda tagliata e i denti rimossi, grazie ai nostri investigatori sotto copertura abbiamo registrato come avvenivano queste mutilazioni. Era abitudine nell’allevamento tagliare ai suinetti appena nati la coda con con una lama calda, e i loro denti venivano strappati con le pinze, tutto questo senza l’uso di anestetizzanti o assistenza veterinaria.

Queste dolorose mutilazioni vengono effettuate negli allevamenti nel tentativo di impedire ai maiali di mordersi la coda a vicenda per noia o aggressività, ma questi comportamenti sono causati dallo stress che la vita in ambienti così innaturali provoca loro.

Molti dei maiali che abbiamo filmato erano tenuti in condizioni squallide e alcuni erano addirittura costretti a vivere in recinti inondati di acqua e feci, senza accesso a lettiere asciutte. Gli stessi lavoratori dell’allevamento hanno descritto una delle stanze dove erano alloggiati maiali malati e sottopeso, come il “Buco Nero”.

Descrivendo questo come “uno dei filmati più inquietanti” che abbia mai visto, il professor Andrew Knight – Professore veterinario di etica e benessere animale all’Università di Winchester – ha dichiarato che: “la sofferenza di questi maiali malati e feriti era considerevole, eppure non erano visibili segni di cure veterinarie appropriate”.

Carne di maiale con sofferenza “garantita”

Il proprietario dell’allevamento Philip Sleigh è una nota figura dell’industria suinicola e un ex presidente del National Farmers Union Scotland Pigs Working Group.

Come risultato di questa indagine, l’allevamento in cui abbiamo ripreso queste terrificanti immagini è stato rimosso dal programma di garanzia Quality Meat Scotland e Philip Sleigh – che solo poche settimane fa ricopriva il ruolo di presidente del Quality Meat Scotland Pig Standards Setting Committee – ora non è più un membro del consiglio di amministrazione. 

I maiali di questo allevamento venivano poi inviati al macello “Quality Pork Limited” – il più grande macello di maiali in Scozia – struttura che vanta la garanzia di Quality Meat Scotland. La loro carne sarebbe stata quindi venduta con la prestigiosa etichetta “Specially Selected Pork”

Per anni dunque la carne di questi maiali, torturati, picchiati e costretti a continue sofferenze, è stata venduta come una carne di alta qualità ai consumatori di tutto il Regno Unito.

maiali allevamento intensivo

Crudeltà negli allevamenti intensivi: tutto il mondo è paese

Non si tratta certo di una novità, appena pochi giorni fa abbiamo dato la notizia di aver denunciato qui in Italia Gruppo Bompieri – che vantava di essere tra i fornitori di prodotti certificati DOP – per la pubblicità ingannevole che promuoveva sul suo sito web. Sulle sue pagine, infatti, Bompieri mostrava maialini felici nell’erba e dichiarava di garantire i massimi standard di benessere animale, mentre con la nostra inchiesta abbiamo mostrato come i maiali in uno dei suoi allevamenti vivessero in condizioni di assoluta sofferenza

“Purtroppo, la maggior parte di ciò che vediamo qui è tipico dell’industria nel suo complesso. Questi non sono incidenti isolati”.

Dott.ssa Alice Brough, veterinaria esperta di suini

Il problema tanto nel Regno Unito quanto in Italia è la mancanza di un sistema capillare ed efficace di controlli, questa grande assenza permette ad aziende come quella di Philip Sleigh o Gruppo Bompieri di continuare a trattare gli animali come oggetti, violando costantemente i loro diritti, anche i più basilari. 

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