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8 crudeli pratiche comuni dell’industria lattiero-casearia


Il settore lattiero-caseario è senza dubbio una delle industrie più crudeli del mondo. Queste che vi presentiamo sono 8 pratiche comuni che vi faranno riflettere prima del vostro prossimo acquisto di latte.

Solo alcuni di noi sanno cosa c’è dietro il cartone o la bottiglia di latte che acquistiamo al supermercato. Le immagini che di solito appaiono sulle confezioni mostrano mucche felici che pascolano tranquille su immensi prati verdi. Invece, la realtà del settore lattiero-caseario è molto diversa.

Cosa potremmo vedere se potessimo percorrere all’indietro la storia di quel cartone di latte che poniamo nel carrello della spesa? Se ciò fosse possibile, scopriremmo pratiche comuni e crudeli che solo pochi conoscono. La produzione di latte nelle aziende industriali comporta il terribile e doloroso maltrattamento degli animali. Ecco un elenco di queste crudeli pratiche:

1. A partire dal quarto giorno della nascita i vitelli vengono allontanati dalle mammelle delle madri ed alimentati con prodotti succedanei del latte. Questa alimentazione è più economica del latte naturale ed è una pratica molto diffusa negli allevamenti. Anche il latte di vacche adulte sofferenti di mastite viene utilizzato per alimentare questi cuccioli, poiché non è legale commercializzarlo.

2. Le cucciole femmine vengono separate alla nascita dalle loro madri e costrette a vivere in piccole gabbie fino a due mesi di età, dove vengono nutrite artificialmente. Il loro destino è quello di sostituire le mucche che non producono più latte a sufficienza. I cuccioli maschi vengono venduti nei primi 15-20 giorni di età per essere trasformati in carne (vitello).

3. Le vacche per la produzione di latte vengono ingravidate artificialmente più e più volte, in modo che la produzione di latte non si fermi mai. Tutti i cicli di gravidanza sono programmati per produrre la massima quantità di latte. La loro prima gravidanza inizia a due anni.

4. Dopo 60-90 giorni dal parto, vengono di nuovo ingravidate artificialmente. L’obiettivo è quello di ottenere una nascita ogni anno. A questo tasso di nascite e di mungitura, le mucche finiscono per esaurirsi e debilitarsi rapidamente.

5. La gravidanza di solito viene indotta tramite inseminazione artificiale dato che i maschi sono stati eliminati dagli allevamenti. L’inseminazione consiste nel depositare del seme maschile, ottenuto con metodi coercitivi dai maschi in altre strutture, nel tratto genitale femminile. Dopo 60 giorni, la gestazione viene confermata tramite la palpazione rettale. Se le mucche non sono gravide, vengono inseminate artificialmente ancora una volta.

6. Per verificare se la mucca è stata ingravidata viene utilizzato il metodo della palpazione rettale. L’intero braccio viene introdotto nel retto della vacca per accertare i sintomi della gravidanza.

7. Tutte le vacche vengono “decornificate” per prevenire gli infortuni che si verificano quando si vive in condizioni di stress. I metodi usati per questo processo, fortemente traumatico e doloroso, dipendono dall’età. Nei cuccioli di pochi giorni viene applicata della soda caustica nella zona in cui dovrebbero spuntare le corna, per impedirne la crescita. Dopo il primo mese, vengono usati un “decornificatore” elettrico o delle grosse tronchesi.

8. Eliminazione delle mucche “inefficienti” per gli standard del settore lattiero-caseario. Ogni anno il 25% delle vacche degli allevamenti intensivi viene inviato al macello. Le ragioni della loro uccisione sono:

  • Bassa produzione.
  • Età.
  • Infertilità.
  • Incidenti.
  • Malattie veterinarie il cui costo supera il guadagno della produzione.
  • Mastite cronica.

Per fortuna, oggi abbiamo a disposizione sempre più tipi di latte a base vegetale reperibili in tutti i supermercati. Possiamo quindi facilmente acquistare ovunque del latte sano con un alto valore nutrizionale, evitando gli abusi sugli animali. Sostituire il latte vaccino con latte di cocco, mandorle, farina d’avena, canapa, anacardi, riso o di soia è sempre più facile! Perché non provarli?


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