Ancora orrore nei wet market

La nostra prima inchiesta nei wet market asiatici risale ad aprile 2020, quando abbiamo mostrato al mondo le scioccanti immagini di ciò che avviene in questi luoghi estremamente pericolosi per la salute pubblica e infinitamente crudeli verso gli animali.

Oggi pubblichiamo un nuovo video, i cui filmati sono stati girati in diversi wet market dell’India, in particolare a Pune, Mumbai, Goa, Calcutta e Delhi tra luglio 2020 e luglio 2021, e che testimonia come i mercati umidi siano ancora in funzione.

I wet market continuano a rappresentare un pericolo per la salute dell’umanità e una barbarie inaccettabile per gli animali che vengono macellati vivi.

Gli animali infatti vengono trasportati, venduti e uccisi senza protocolli di sicurezza, senza il benché minimo riguardo nei loro confronti, o per la salute delle persone.

Nonostante l’Autorità per la sicurezza alimentare e gli standard dell’India (FSSAI) vieti ai venditori di carne la macellazione di animali vivi sul posto, questa pratica dilaga in tutto il paese. Infatti i wet market sono ancora aperti al pubblico e frequentati, ogni giorno, da folle di persone.

La gravità della situazione pone un problema da affrontare con estrema urgenza: i wet market devono essere vietati in tutto il mondo il prima possibile.

“I wet market non hanno posto nella nostra società e dovrebbero essere immediatamente chiusi. Non solo questi mercati sono estremamente crudeli con gli animali, ma la ricerca scientifica ha mostrato la loro connessione con le epidemie di malattie di origine animale, dimostrando che sono anche una minaccia immediata e gravissima per la salute e la sicurezza pubblica.”

Alice Trombetta
Direttrice di Animal Equality Italia

L’AGONIA PRIMA DELLA MACELLAZIONE

Condizioni igieniche inesistenti

Non viene condotta nessuna ispezione sanitaria ufficiale sugli animali prima della macellazione, anche se gli animali ammassati l’uno sull’altro in attesa di essere uccisi rischiano di sviluppare più facilmente infezioni e malattie.

Senza controllo 

I polli sono presi per la gola e sgozzati, gettati in cassonetti dove languono in agonia per diversi minuti prima di morire. La loro carne viene preparata in condizioni di estrema sporcizia senza alcun controllo sanitario.

Crudeltà e maltrattamenti

Questi animali sono trattati brutalmente dall’inizio alla fine della loro vita: una volta arrivati nei wet market vengono presi per le zampe, una pratica che provoca un’intensa sofferenza.

I WET MARKET IN TELEVISIONE:
TORNIAMO A #CARTABIANCA

Non è la prima volta che le immagini che abbiamo raccolto nei wet market fanno la loro comparsa sugli schermi di Rai3. #Cartabianca, il programma di Bianca Berlinguer, aveva già dedicato un ampio approfondimento alla nostra inchiesta, discutendone con Mario Tozzi, geologo e conduttore televisivo, Riccardo Iacona, giornalista e conduttore, e Federico Rampini, giornalista e saggista.

Anche stavolta sono stati trasmessi diversi minuti tratti dai filmati della nostra investigazione in India e immagini delle nostre video-inchieste svolte a Wuhan, in Cina.

Istantanee piene di crudeltà che raccontano come i mercati di animali vivi non siano mai spariti.

Il programma ha raggiunto quasi 1 milione di spettatori e non è da tutti i giorni vedere scene di tale sofferenza in televisione: animali che vengono uccisi brutalmente, senza alcuna pratica di stordimento, e il cui sangue ristagna per giorni sui pavimenti.

Il servizio ha dato il via a un dibattito con Mario Tozzi, Matteo Bassetti, infettivologo e Oliviero Toscani, fotografo, tentando di rispondere alla domanda che tutti noi ci poniamo: perché nonostante quello che stiamo passando questi luoghi sono ancora aperti?

IL NOSTRO LAVORO NON SI FERMA

La nostra campagna internazionale per chiedere la chiusura dei wet market ha raccolto più di 500.000 firme e noi le abbiamo consegnate a un’Organizzazione importante come le Nazioni Unite, che non potrà ignorare per sempre il volere di così tanti cittadini.

Ma nonostante il pericolo che questi luoghi rappresentano, i wet market continuano a operare senza ostacoli, ed è per questo Animal Equality continua ad agire su più fronti: da un lato le nostre investigazioni proseguono in quei paesi dove è ancora in uso questa pratica brutale, dall’altro facciamo pressione sulle le istituzioni e sui decisori politici perché prendano provvedimenti urgenti.

In ogni caso la nostra missione resta una sola: ottenere il bando totale dei wet market da ogni angolo della Terra.

In India siamo già riusciti a ottenere risultati significativi: nel 2014 il foie gras è stato bandito totalmente grazie alle nostre investigazioni e sia nel 2014 che nel 2019 siamo stati in prima fila per documentare il massacro crudele del festival di Gadhimai e fare pressione sulle istituzioni, affinché il festival del sacrificio fosse fermato.

Anche se la strada per ottenere il divieto dei wet market è ancora lunga, noi continueremo a percorrerla con determinazione, proseguendo il nostro lavoro di investigazione per portare alla luce le condizioni a cui sono condannate queste creature innocenti.

LA NOSTRA VOCE ARRIVA ALLE NAZIONI UNITE

Nel 2020 abbiamo lanciato una campagna internazionale per chiedere il divieto di vendita e macellazione di animali vivi nei wet market di tutto il mondo che in poco tempo ha raccolto più di 500.000 firme.

Il 17 giugno 2021 abbiamo consegnato le firme alle Nazioni Unite (ONU) per chiedere all’organo di governo di riconoscere pubblicamente i rischi che la vendita di animali vivi comporta per la salute globale e di sollecitare i responsabili politici internazionali per proibirne il commercio nei wet market.

Questa operazione internazionale segna una grande pietra miliare nella lotta per i diritti degli animali.

E questo incredibile risultato non sarebbe stato possibile senza di te. Siamo molto grati per tutto ciò che hai fatto per questa campagna e per aver sostenuto gli animali insieme a noi.

Da 15 anni, la missione di Animal Equality è quella di porre fine alla crudeltà nei confronti degli animali che soffrono in allevamenti e macelli. Le indagini che abbiamo svolto con questo obiettivo continuano a dimostrare una cosa sola: che gli animali allevati a scopo alimentare di tutto il mondo hanno urgente bisogno di aiuto.

Lavorando alle nostre inchieste abbiamo individuato una connessione tra l’abuso sugli animali, la salute umana e le condizioni del nostro pianeta. Questo è soprattutto il caso dei wet market, dove gli animali vivi vengono trasportati, scambiati e uccisi senza protocolli che ne prevengano la sofferenza e che tutelino la salute delle persone coinvolte.

Il nome wet market (letteralmente “mercati umidi”), deriva dalla presenza di sangue, viscere e acqua presenti sui pavimenti, ed evoca già l’enorme dolore inflitto agli animali in questi luoghi.

La nostra petizione indirizzata alle Nazioni Unite (ONU) ha raccolto più di 569.000 firme da ogni angolo del pianeta.

Il 17 giugno 2021 le firme sono state consegnate al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, al S.E. Sig. Munir Akram, Presidente del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) Rappresentante Permanente del Pakistan presso le Nazioni Unite e al S.E. Nicolas de Rivière, Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e Rappresentante Permanente della Repubblica di Francia presso le Nazioni Unite.

Dalla sua fondazione, Animal Equality collabora con molte istituzioni di rilievo, e possiamo dire di aver trasmesso il messaggio degli attivisti a una delle più importanti del pianeta, le Nazioni Unite, chiedendo che la nostra causa sia inclusa nell’agenda politica globale.

Abbiamo portato la voce degli animali allevati a scopo alimentare all’ascolto dei leader mondiali ed è stato possibile grazie al sostegno di tutte le persone che hanno firmato il nostro appello.

Il supporto pubblico è stato enorme e siamo davvero grati che tutte le energie investite nelle indagini degli ultimi anni siano state ripagate.

Azioni come questa renderanno il nostro mondo un posto migliore per gli animali, e noi speriamo di poter contare ancora sul tuo prezioso sostegno.

SINGAPORE:  AL BANDO DELLA VENDITA E MACELLAZIONE DI TARTARUGHE E RANE NEI WET MARKET

Si torna a parlare di wet market, ma questa volta si tratta di una buona notizia, un piccolo passo verso la fine di questa pratica crudele.

Nell’aprile del 2020, infatti, il Parlamento di Singapore aveva iniziato una revisione del trattamento degli animali vivi venduti e macellati nei wet market, dopo che molti scienziati avevano sollevato le loro preoccupazioni sui rischi derivanti dalla promiscuità di questi luoghi.

Ed è così che, a distanza di più di un anno, si è arrivati a una conferma definitiva da parte della Singapore Food Agency (SFA) per la messa al bando della vendita e della macellazione di tartarughe e rane vive nei wet market.

Il dottor Jaipal Singh Gill, direttore esecutivo della  “Società per la prevenzione della crudeltà verso gli animali” (SPCA), ha detto che il divieto segna “una delle mosse più forti nella storia di Singapore per proteggere gli animali in questo settore”, e che “La pandemia di Covid-19 ci ha insegnato che la salute e il benessere degli animali sono legati al benessere umano” poiché “Alcune malattie zoonotiche – come l’influenza suina e l’influenza aviaria – si trasmettono quando c’è una stretta vicinanza tra l’uomo e gli animali che sono tenuti in pessime condizioni”.

Nel corso del 2019, Singapore è stato il primo importatore di tartarughe asiatiche a guscio morbido: si parla di 18.200 tartarughe catturate e vendute vive.

Come mostrano le immagini raccolte dai nostri investigatori, quella di macellare tartarughe e rane è una pratica purtroppo comune nei wet market di tutto il mondo, non solo nel sud-est asiatico.

Questa è una delle prime buone notizie dalla pubblicazione delle nostre inchieste: la strada per ottenere più diritti per gli animali è lunga e piena di ostacoli, ma passo dopo passo, sforzo dopo sforzo, rendiamo sempre più reale un mondo in cui gli animali possano vivere liberi e rispettati.

LA TERRIBILE VERITÀ DEI WET MARKET

Alle origini di questo lavoro c’è un’indagine realizzata in India.

Spesso quando indaghiamo su un caso particolare, finiamo per portare allo scoperto anche molto altro. È il caso della nostra ricerca sul commercio di polli svolta tra il 2017 e il 2018, in cui per 6 mesi i nostri investigatori si sono infiltrati in allevamenti e mercati delle città di Pune, Raigad e Delhi.

Come accade in vari paesi del mondo, in questi luoghi molti polli vengono allevati, venduti e macellati brutalmente sul posto per i clienti che desiderano consumare carne cosiddetta “fresca”. Nei wet market i consumatori sono abituati ad assistere alla morte degli animali e in alcuni casi possono anche scegliere quello che desiderano mentre è ancora vivo.

I polli nei wet market indiani vivono in condizioni di sofferenza e sovraffollamento, privati ​​di cibo e acqua, a volte anche per giorni. La macellazione avviene senza nessun tipo di stordimento e gli animali sono lasciati ad agonizzare per interi minuti dopo essere stati sgozzati. Oltre a questa crudeltà, le scarse condizioni igieniche e i controlli di sicurezza inesistenti non garantiscono che commercianti, visitatori e consumatori siano al sicuro da malattie come malaria e tifo.

A rendere più grave la situazione, insieme alla crescente popolarità di questi mercati, c’è anche l’aumento del consumo di pollo in India, un trend catastrofico per gli animali: sempre più polli vengono allevati, trasportati e uccisi, e sempre di più nei tradizionali mercati indiani.

LA NOSTRA PRIMA INDAGINE NEI WET MARKET

I nostri investigatori, oltre a infiltrarsi negli allevamenti intensivi, ricercano, studiano e revisionano materiali che permettono di conoscere e riconoscere situazioni illegali e crudeli, ma anche potenzialmente pericolose per l’uomo e per il pianeta.

Nell’aprile 2020, all’inizio dell’emergenza sanitaria di Covid-19, il nostro team investigativo ha rivelato una terribile realtà ancora lontana dai riflettori dei media, ovvero che la vendita e la macellazione di animali nei wet market di Vietnam e Cina era – ed è – una vera e propria minaccia alla salute pubblica.

Realizzare queste indagini è stato possibile solo grazie al contributo dei nostri donatori, che ha permesso ai nostri investigatori di svolgere il loro lavoro. Un lavoro rischioso e delicato che necessita di importanti risorse economiche.

Forti delle nuove immagini esclusive in nostro possesso, abbiamo nuovamente mostrato le condizioni sregolate e crudeli dei wet market.

Inoltre abbiamo richiamato l’attenzione sul fatto che, riunendo specie animali che normalmente non coesisterebbero, aumenta notevolmente il rischio di trasmissione di malattie zoonotiche tra uomo e animale. 

Questi animali non solo soffrono in modo terribile, ma il loro sistema immunitario cede a causa dello stress subito durante il trasporto, il confinamento e le condizioni igieniche inadeguate. Aggiungendo a questi fattori la presenza di numerosi acquirenti nei mercati, si crea la combinazione perfetta perché le malattie di origine animale si trasmettano agli esseri umani e causino una catastrofe come la pandemia che stiamo affrontando.

Nei nostri filmati esclusivi girati in Cina, Vietnam e India, animali come cervi, procioni, coccodrilli e cani vengono prima trasportati con veicoli che li espongono a sporcizia, smog e inquinamento, senza alcun tipo di controllo o supervisione, poi restano per giorni in questi luoghi in condizioni pessime, affetti da disidratazione, fame e malattie. Fino all’arrivo della morte, che in tutti casi sopraggiunge crudele e dolorosa.

Come ricorderete durante le prime fasi della pandemia, ci sono state molte speculazioni sui wet market asiatici e alcuni esperti hanno sottolineato la necessità di riconsiderare l’esistenza di questi luoghi per motivi di sicurezza.

I wet market, però, esistono in tutto il mondo, non solo in Asia. Ecco perché Animal Equality ha chiesto con una petizione il divieto di vendita e macellazione di animali vivi nei mercati di tutto il mondo. SOSTIENI I NOSTRI CORAGGIOSI INVESTIGATORI

LA CRUDELTÀ CONTINUA

Pochi mesi dopo la prima investigazione abbiamo rilasciato una seconda indagine che ha rivelato un fatto inaccettabile: i mercati erano ancora pienamente in funzione nonostante la minaccia alla salute e alla sicurezza pubblica. Questi luoghi attirano tuttora enormi folle di persone e, peggio ancora, continuano a commerciare e uccidere brutalmente animali di ogni tipo.

Alla luce di queste informazioni, la nostra richiesta ha assunto ancora più urgenza e per questo abbiamo continuato senza sosta a raccogliere firme.

In un report ufficiale, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’Organizzazione mondiale per la salute animale (OIE) e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), hanno chiesto congiuntamente la sospensione a livello mondiale della vendita di mammiferi selvatici vivi nei mercati tradizionali, a causa dell’alto rischio che rappresentano per la trasmissione di malattie agli esseri umani.

Ma mentre il report di OMS, OIE e UNEP esorta a risparmiare gli animali selvatici, noi di Animal Equality riteniamo che nessun animale debba essere sottoposto alla crudeltà nei wet market. 

Le nostre 569.675 firme infatti chiedono molto di più: la chiusura immediata dei wet market di tutto il mondo.

Ancora una volta, insieme, siamo riusciti a dare voce agli animali che soffrono di più e in maggior numero, quelli allevati a scopo alimentare, facendo in modo che nessuno di loro resti indietro. E finché avremo persone generose come te dalla nostra parte, che aiutano a finanziare il nostro lavoro, continueremo a lottare per creare un mondo in cui tutti gli animali siano rispettati e protetti.