15 anni di lavoro per gli animali: ecco le industrie contro cui lottiamo


Ogni giorno noi di Animal Equality lavoriamo per accrescere la consapevolezza di milioni di persone in tutto il mondo su quello che accade a miliardi di animali dietro le porte chiuse di allevamenti e macelli.

Abbiamo investigato più di 800 strutture tra allevamenti e macelli e siamo stati tra i primi a mostrare l’orrore che si nasconde dietro la produzione alimentare.

Ma svolgere investigazioni significa sfidare potenti industrie e aziende che muovono miliardi e hanno un ruolo in grado di influenzare le decisioni delle istituzioni in tutto il mondo.

Non abbiamo mai voluto fermarci di fronte alla potenza e alla grandezza di queste industrie perché crediamo che la lotta che portiamo avanti per gli animali sia troppo importante. Ecco le 15 industrie su cui abbiamo concentrato il nostro lavoro in questi 15 anni, quello che abbiamo scoperto e i risultati che abbiamo ottenuto per gli animali. 

Il nostro lavoro nell’industria della carne di maiale 

In questi anni di inchieste ci siamo concentrati in diverse occasioni sulla sofferenza a cui sono costretti i maiali all’interno degli allevamenti, e abbiamo prodotto più di 20 inchieste in tutto il mondo, dall’Italia al Brasile.

La prima inchiesta è del 2010, quando per la prima volta abbiamo svelato quello che accadeva in 172 allevamenti in Spagna

Per più di due anni, 60 investigatori di Animal Equality hanno documentato l’orribile realtà della vita e della morte dei maiali nell’industria della carne in Spagna. 

Come ogni persona sensibile alla sofferenza degli altri animali ho visto nel tempo molte immagini e molti filmati di sfruttamento, crudeltà e torture. Conoscendo quindi questa realtà mi sentivo preparata al peggio anche se, come ho realizzato più tardi, esiste sempre qualcosa di così forte e terribile da farti dubitare della tua stessa capacità di sopportazione.

Paola, investigatrice di Animal Equality 

Ma questo è stato solo l’inizio del nostro lavoro all’interno dell’industria della carne di maiale, nel febbraio del 2012 Animal Equality ha pubblicato un’inchiesta frutto di due mesi di lavoro sotto copertura nella Harling Farm, nel Regno Unito, ed è stata la prima inchiesta sotto copertura in un allevamento mai prodotta. 

Il nostro investigatore ha documentato in dettaglio l’angoscia mentale e la sofferenza dei maiali nell’allevamento, e spaventose scene di violenza con più di 200 ore di filmati e conversazioni registrate.

A seguito della nostra investigazione due lavoratori dell’azienda sono stati condannati dopo esser stati giudicati colpevoli di molteplici crudeltà verso gli animali.

Sempre nel 2012 abbiamo pubblicato uno scioccante filmato girato in un allevamento di maiali nella regione spagnola di Murcia. 

Gli operatori di questo allevamento sono stati ripresi mentre colpivano i maiali sulla testa con barre d’acciaio, gli saltavano addosso, li calciavano e si scattavano foto con essi. In uno di questi video uno degli operatori era ripreso mentre colpiva un povero maiale con una spada per poi lasciarlo morire dissanguato.

A seguito di questa inchiesta Animal Equality ha prontamente sporto denuncia contro gli operatori e il gestore dell’allevamento. Grazie al processo seguito da queste denunce quattro lavoratori sono stati giudicati colpevoli e sono stati condannati alle pene più severe previste dal codice penale spagnolo.

Anche in Italia abbiamo più volte svelato quanto accade all’interno dell’industria della carne di maiale, nel 2019 la squadra investigativa di Animal Equality Italia, insieme al giornalista e conduttore del Tg2 Piergiorgio Giacovazzo, ha visitato un allevamento di maiali nella regione Lombardia del Nord Italia. 

Qui abbiamo mostrato come migliaia di maiali che vivevano nell’allevamento erano costretti a convivere in spazi insufficienti, tra la sporcizia, con ferite non curate e subendo costanti abusi.

E nel 2021, a 10 anni dalle prime investigazioni, c’è ancora molto lavoro da fare perché questi animali abbiano il rispetto che meritano e lo dimostrano le nostre ultime pubblicazioni dedicate agli orrori rilevati negli allevamenti del Nord Italia, dove maltrattare gli animali e lasciarli “vivere” in condizioni vergognose è purtroppo ancora lo standard.

Carne di pollo: dentro l’industria che uccide più animali al mondo

I polli sono gli animali terrestri più sfruttati al mondo, la razza Broiler (la più allevata) è stata selezionata negli anni per crescere il più possibile nel minor tempo possibile, tanto da raggiungere il peso di macellazione (3kg) dopo circa 40 giorni, portando i polli a diventare veri e propri prigionieri del loro corpo sovrasviluppato. 

Per poter svelare ai consumatori tutto questo abbiamo sentito la necessità di mostrare cosa accade ai polli all’interno degli allevamenti dove vengono sfruttati.

La nostra prima inchiesta in un allevamento di polli è stata nel 2016, ma è stato solo l’inizio di un lungo percorso che ci ha portato a investigare anche all’interno degli allevamenti di polli che riforniscono McDonald’s.

Nel 2020 il nostro team ha infatti svelato scene angoscianti di grave sofferenza degli animali in 8 allevamenti di polli nel Regno Unito che rifornivano, tra gli altri, anche il gigante del fast food. 

Le nostre riprese realizzate sotto copertura hanno rivelato centinaia di animali abbandonati a soffrire o a morire. Si è trattata di una delle ultime inchieste sulle crudeltà dell’industria di pollo nel Regno Unito, un percorso iniziato già nel 2016.

Il nostro team di investigatori è entrato in azione anche in India, un Paese di tradizione vegetariana, ma dove il consumo di carne – specie di pollo – è in costante aumento, e nel 2017 abbiamo pubblicato un’inchiesta che ha messo in luce pratiche disumane all’interno dell’industria della carne di pollo in India.

Anche in Italia i nostri investigatori hanno spesso indagato su quello che accade nell’industria di pollo, nel 2017 e nel 2018 con il nostro progetto “Pollo 100% Italiano”, abbiamo svelato l’agghiacciante dietro le quinte degli allevamenti dell’industria della carne di pollo del paese.

Le nostre telecamere dentro i macelli 

Tra i luoghi dello sfruttamento animale, i macelli sono i meno accessibili, ma lì dove la televisione e i media non hanno accesso, sono arrivate le telecamere dei nostri investigatori.

Da 13 anni infatti il nostro team documenta i macelli a livello globale, mostrando le crudeli pratiche che l’industria della carne nasconde ai suoi consumatori in Messico, Brasile, Spagna, Gran Bretagna, e anche in Italia, paese dove abbiamo rilasciato ben 10 inchieste su 19 svolte a livello internazionale.

La nostra prima investigazione in assoluto è stata quella che abbiamo svolto in Spagna nel 2008, in cinque macelli al Nord della Spagna, esponendo per la prima volta la crudeltà e il maltrattamento sistematico degli animali in questi luoghi. 

Nel 2017 Animal Equality ha denunciato le diffuse crudeltà che si perpetuano nei macelli dello Stato messicano di Jalisco, raccogliendo immagini di puro orrore sullo stato in cui gli animali venivano tenuti e poi uccisi. 

A seguito di questa inchiesta abbiamo promosso un’iniziativa per chiedere la criminalizzazione degli atti di crudeltà che avvengono all’interno delle strutture di macellazione, in particolare nello stato di Jalisco. Grazie al nostro lavoro è stata approvata una riforma storica che introduce nuovi reati per la tutela degli oltre 200 milioni di animali allevati a scopo alimentare nel territorio.

Obiettivo delle nostre inchieste infatti è ottenere cambiamenti concreti per gli animali costretti a soffrire, cosa che stiamo cercando di fare anche in Italia e in Spagna con una campagna attiva rivolta alle Istituzioni per chiedere un cambio delle leggi sui macelli.

L’ultima investigazione risale a quest’anno: abbiamo raccolto testimonianze di quello che accadeva in un macello industriale di maiali in Lombardia, nella provincia di Cremona, dove abbiamo documentato veri e propri abusi e orrori, tra cui la scena di un maialino sbattuto violentemente contro un muro e ucciso da uno degli operatori, che ha fatto scalpore in Italia raggiungendo milioni di persone. 

La crudeltà dietro un uovo 

La prima volta in cui i nostri investigatori sono entrati in un allevamento di galline ovaiole era il 2015, in Germania, ma abbiamo condotto inchieste per svelare la crudeltà dietro all’industria delle uova in tutto il mondo.

Nel 2017 la prima inchiesta italiana su questo tema ha dato il via al lavoro contro le gabbie: “Il Vero Prezzo delle Uova” che rivela la verità che si nasconde dietro la produzione di uova provenienti da galline allevate in gabbia In Italia. 

Le immagini rappresentano lo standard all’interno dell’industria delle uova e rivelano le terribili condizioni in cui vive più della metà delle galline ovaiole nel paese.

Nel 2018 abbiamo pubblicato scene scioccanti di sofferenza delle galline costrette in gabbia filmate in uno degli allevamenti del più grande produttore di uova del Regno Unito.

Sempre nello stesso anno i nostri investigatori hanno esposto le simili condizioni orribili e insalubri in uno dei più grandi impianti di produzione di uova della Germania, che forniva uova alle più grandi catene di supermercati e discount del paese, mostrando uno spettacolo spaventoso.

E ancora nel 2018 i nostri investigatori sono entrati insieme a una troupe del Tg2 in un allevamento di galline ovaiole italiano, dove abbiamo documentato la sofferenza degli animali costretti in gabbie minuscole, un aspetto inquietante di questo allevamento era la presenza massiccia, pervasiva e dannosa degli acari rossi, che ricoprivano ogni centimetro dell’allevamento e tormentavano gli animali per nutrirsi del loro sangue. 

Il nostro lavoro di inchiesta all’interno degli allevamenti di galline in gabbia è un importante strumento per il nostro lavoro di sensibilizzazione aziendale attraverso cui cambiamo in modo concreto la vita degli animali ancora costretti a vivere nelle gabbie e confinati negli allevamenti in condizioni inaccettabili. Come è successo nel caso di RBI (Restaurants Brand International) – tra cui Burger King – che ha deciso di adottare una politica che prende le distanze dalle gabbie per le galline ovaiole a livello globale, e di altre catene importanti come Yum!Brands, Subway, MD, LIDL e molte altre.

Il nostro lavoro per svelare la crudeltà di latte e formaggi

Un altra industria che sfrutta crudelmente milioni di animali è quella del latte, nella quale mucche e vitelli vengono divisi e poi sottoposti a terribili sofferenze. 

La prima volta che abbiamo raccontato questa realtà è stato nel 2016 con un’inchiesta sotto copertura in cui abbiamo mostrato la violenza sistematica di un lavoratore nei confronti dei vitelli all’interno di un’importante azienda casearia nel Regno Unito che riforniva alcune importanti catene di supermercati. 

L’anno successivo, nel 2017, abbiamo condotto un’ampia inchiesta sull’industria del latte in Messico, raccogliendo materiale che provava inequivocabilmente le sofferenze inimmaginabili a cui vengono sottoposti mucche e vitelli. Questa è stata una delle nostre indagini più scioccanti e condivise in Messico, che ha raggiunto migliaia di persone in tutto il Paese. 

Nel 2019 il nostro mini documentario “Una bufala tutta italiana” ha denunciato la realtà che si cela dietro questo prodotto di “eccellenza” esportato in tutto il mondo.

Il nostro team d’inchiesta ha puntato i riflettori su tutto quello che si nasconde dietro la mozzarella di bufala, il marchio D.O.P. (denominazione di origine protetta) e – più in generale – sul cosiddetto Made in Italy.

Sempre nel 2019 il team di investigatori di Animal Equality ha svolto un’inchiesta all’interno del Summit Calf Ranch in Nebraska, una struttura che ospita 11.000 vitelli e di proprietà di Tuls Dairy, uno dei fornitori del celebre brand di formaggi Bel Brands, produttore tra gli altri di Babybel. 

I filmati girati dal nostro investigatore sono scioccanti, mostrano come i vitelli fossero abbandonati al gelo per decine di giorni, cuccioli con arti congelati e pile di vitelli morti assiderati.

I viaggi della morte 

Fin dal 2013 Animal Equality rilascia regolarmente indagini scioccanti sul trasporto degli agnelli, documentando condizioni di trasporto inaccettabili fianco a fianco di organizzazioni nazionali e internazionali che si occupano di protezione degli animali.

Le nostre 10 inchieste hanno seguito soprattutto agnelli e bovini giovanissimi trasportati in condizioni vergognose per tratte lunghe fino a 2000 chilometri, per ore, settimane, a volte mesi, soprattutto dall’Est Europa all’Italia per Pasqua e Natale, ma non solo, anche al di fuori dei confini europei verso i Paesi Arabi.

“La breve vita degli agnelli” è la nostra prima inchiesta sugli agnelli, rilasciata nel 2013, dove sveliamo, per la prima volta in Italia, come l’immagine idilliaca della pastorizia e dell’industria ovina sia del tutto falsa dall’inizio alla fine, dai maltrattamenti che subiscono fino ai viaggi infernali che li conducono al macello.

Dal 2018 abbiamo iniziato a documentare il viaggio dall’Est Europa con l’organizzazione tedesca Animal Welfare Foundation (AWF) e l’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA). “I viaggi della morte”, lanciata nel 2020, racconta la triste storia dei 3 milioni di ovini che vengono trasportati all’interno dell’Unione Europea ogni anno. Questo video documenta le investigazioni che abbiamo svolto tra il 2016 e il 2019, e raccoglie immagini davvero terribili degli agnelli che arrivano in Italia da diversi Paesi dell’Unione Europea. 

Ma non ci occupiamo solo di Europa, documentiamo anche la cruda storia di centinaia di migliaia di animali che ogni anno vengono trasportati dai paesi europei per essere macellati nei paesi extra-UE, come il Medio Oriente e il Nord Africa

Ne è un esempio il recente scandalo delle navi Elbeik e Karim Allah, alla deriva per mesi nel Mediterraneo e triste simbolo delle sofferenze che gli animali trasportati vivi sono costretti a subire.

Un caso che ha portato alla denuncia, da parte di Animal Equality in collaborazione con ENPA, della Spagna presso la Commissione europea, e alla segnalazione delle procedure scorrette e le omissioni messe in atto dalle autorità dei porti di Tarragona e Cartagena.

Abbiamo chiesto ripetutamente all’Europa di prendere provvedimenti tanto sul trasporto via nave, quanto su quello via terra e finalmente, dopo anni di inchieste e di pressione politica condotte da tante organizzazioni e soprattutto da AWF, nel 2020 il Parlamento europeo ha approvato l’istituzione dell’ANIT, una Commissione d’inchiesta sul trasporto di animali vivi.

L’ANIT, la Commissione che si è occupata di indagare le violazioni nell’applicazione delle leggi di protezione degli animali durante il trasporto ha finalmente ​riconosciuto le lacune e la scarsa attuazione del regolamento ed esprime chiaramente la necessità di un cambiamento sostanziale.

Anche se sono state incluse alcune delle nostre raccomandazioni, le decisioni prese non bastano certamente per mettere fine all’inferno che gli animali trasportati vivi subiscono ogni anno e la partita si giocherà ora a inizio 2022 tra gli scranni del Parlamento europeo.

Missione: bandire il foie gras

Dal 2012 anni Animal Equality lavora in tutto il mondo per ottenere il bando del foie gras, un alimento considerato una “prelibatezza”, ma che in realtà nasconde un trattamento estremamente crudele verso oche e anatre. 

Delle nostre 5 investigazioni, tra Francia e Spagna, la prima è stata svolta sotto copertura in Catalogna, in Spagna, e in seguito alle nostre denunce è stata avviata un’azione disciplinare contro il proprietario di Mugaritz, considerato il terzo miglior ristorante del mondo, e contro il proprietario di un allevamento di anatre che forniva animali da uccidere per il foie gras.

Nel 2018 l’attore e sostenitore degli animali Peter Egan e la veterinaria di un programma televisivo Emma Milne si sono uniti ad Animal Equality nella visita all’azienda produttrice di foie gras La Ferme Turnac, in Francia. Sono stati testimoni di anatre terrorizzate e stipate in gabbie minuscole e sporche, e ancora di oche che lottavano per scappare mentre una grande quantità di cibo veniva pompata nelle loro gole con un grosso tubo di metallo.

Dalle nostre indagini in Francia e Spagna, è emerso che uno dei più noti distributori di foie gras investigati importava questo crudele prodotto anche in India.

Grazie alle nostre investigazioni e al lavoro svolto a livello internazionale l’India può vantare un primato non da poco: nel 2014 è stato il primo paese al mondo a vietare a livello nazionale l’importazione di foie gras.

In Italia, Coop è diventata il primo supermercato in Italia a vietare la vendita di foie gras a seguito di un investigazione e di una campagna di Animal Equality e successivamente è stata seguita da molte altre catene della grande distribuzione.

Ora potrebbe essere il momento del Regno Unito per bandire completamente l’alimentazione forzata, paese dove vengono ancora importate quasi 200 tonnellate di foie gras all’anno: abbiamo inviato una lettera ai rappresentanti delle istituzioni politiche del Regno Unito per chiedere il bando del foie gras e la presa di distanza definitiva dall’alimentazione forzata.

Senza il lavoro degli investigatori e del team di Animal Equality la sofferenza di anatre, oche e degli altri animali sfruttati dall’industria alimentare rimarrebbe nascosta dietro alle mura degli allevamenti.

Il commercio di carne di cane e di gatto e gli orrori nei wet market

Nei mercati di tutto il mondo, animali ancora vivi vengono venduti e macellati brutalmente sul momento per i clienti che desiderano carne “fresca”. Questi luoghi in cui si consuma tanta crudeltà sono chiamati wet market, letteralmente “mercati umidi”.

Le prime investigazioni che hanno portato alla luce la terribile realtà di questi mercati sono state svolte tra il 2014 e il 2019, quando il team di Animal Equality ha registrato immagini scioccanti dai wet market di Cina, Vietnam e India, a testimonianza della crudeltà che viene compiuta sistematicamente sugli animali in questi luoghi.

Nel pieno della pandemia da Covid-19, nell’aprile 2020, abbiamo deciso di mostrare la spaventosa realtà dei wet market al pubblico e contestualmente abbiamo lanciato una campagna internazionale per chiederne l’immediata chiusura in tutto il mondo.

Animali come cervi, procioni, coccodrilli e cani sono sottoposti a trasporti inadeguati, ammassati l’uno sull’altro e in mezzo alla sporcizia. Quando arrivano nei wet market restano per giorni e giorni senza acqua né cibo, spesso affetti da malattie non curate.

Anche cani e gatti arrivano nei wet market, spesso rapiti da cortili e da case private, mentre una parte di loro viene ancora allevata proprio a scopo alimentare.

Infatti le sofferenze atroci che subiscono avvengono sì nei mercati umidi, ma anche negli allevamenti, dove ci introduciamo fin dal 2013. Il nostro team investigativo ha condotto, negli anni, 6 differenti inchieste sul campo insieme ad attivisti locali, documentando le atroci realtà degli allevamenti di cani, gatti e altri animali.

In una particolare occasione siamo riusciti a salvare una cagnolina, Vita, proprio da uno di questi macelli. 

Le nostre immagini raccolte all’interno di un allevamento a Shandong (Jining), dove i cani vengono allevati per la loro carne e pelle, sono state tra le prime di questo tipo a circolare in Italia

Il nostro lavoro in Cina ha portato nel 2013 a varie denunce a livello locale che hanno spinto le autorità a chiudere 33 rivenditori di carne di cane e un macello, una notizia che ha avuto grossa risonanza anche sui media internazionali e le TV di tutto il mondo.

Ma anche nel 2020 siamo tornati a documentare cosa succede a cani e gatti in Cina insieme a degli attivisti locali, con una nuova investigazione narrata, in Italia, dal conduttore televisivo Edoardo Stoppa che ha rivelato atrocità inaccettabili inflitte a questi animali.

Il legame tra deforestazione e allevamento

Le pratiche scellerate dell’allevamento su larga scala sono la causa principale della devastazione ambientale in Brasile, della deforestazione illegale, degli incendi in Amazzonia e nelle zone paludose del Pantanal, così come dei maltrattamenti sistematici sugli animali.

Le nostre investigazioni svolte in Amazzonia sono state svolte nel 2019 e nel 2021. Perché il Brasile brucia? è un reportage su come l’industria della carne stia causando la distruzione sfrenata dell’ecosistema del Brasile e dell’intero pianeta e di come contemporaneamente sia colpevole dell’incredibile sofferenza di miliardi di animali allevati per la loro carne.

Le immagini raccolte dal nostro team investigativo sono l’ulteriore prova del saccheggio delle risorse naturali da parte dell’industria e della sofferenza di cui si macchia.

L’allevamento industriale, in Brasile, causa più dell’80% della deforestazione, e l’industria della carne è la diretta responsabile del crescente numero di incendi nel Pantanal, la più estesa zona paludosa tropicale del mondo. Solo nel 2020 il 29% della sua vegetazione – un territorio delle dimensioni di 6 milioni di campi da calcio – è stato spazzato via dagli incendi dolosi per fare spazio agli allevamenti o a coltivazioni di soia destinate ad animali allevati per la loro carne.

Grazie alla tecnologia dei droni, il nostro team investigativo è riuscito a ottenere immagini aeree di due allevamenti nello stato di Jalisco, Messico, dove sono confinati più di 89.000 maiali.

Oltre a raccogliere materiale video sulle condizioni estreme in cui versano questi animali, il nostro team ha condotto un’analisi geografica dell’area per documentare l’impatto devastante di questi allevamenti sull’ecosistema e ha steso una relazione sull’impatto idrico e di carbonio degli allevamenti indagati.

A seguito dei risultati è nato il nostro breve documentario “Il Nemico del Pianeta”, una testimonianza preoccupante dei danni ecologici causati dagli allevamenti.

In più abbiamo segnalato alle autorità 44 allevamenti in totale, chiedendo che sia fatta luce sui danni causati all’ambiente e facendo pressione per la chiusura di queste strutture.

In Italia abbiamo recentemente pubblicato un nuovo reportage sullo sversamento di liquami in Lombardia, l’area con la più alta densità di allevamenti intensivi.

L’allevamento intensivo in queste zone provoca da solo l’85% delle emissioni di ammoniaca e gas terra nell’aria, ma non solo, i nostri investigatori hanno documentato come avveleni il terreno con lo sversamento di liquami nocivi con conseguenze pericolose per l’ambiente circostante.

La muta sofferenza dei pesci 

La sofferenza dei pesci viene trascurata perché si pensa, erroneamente, che i pesci provino minor dolore rispetto ad altre specie animali. Per questo abbiamo deciso di focalizzarci su questi animali e di condurre inchieste che parlassero al posto loro, perché sono privi di qualunque tutela.

Delle nostre 3 investigazioni sugli allevamenti intensivi di pesci, la prima è stata svolta nel Regno Unito nel 2021.

Si tratta dell’investigazione in un un macello della Scottish Salmon Company, società che rifornisce i maggiori supermercati del Regno Unito e che esporta in oltre 20 paesi del mondo.

L’inchiesta è stata la prima del suo genere a essere rilasciata nel Regno Unito e le immagini pubblicate hanno mostrato una sofferenza incredibile: anche se nella struttura di macellazione sono presenti dispositivi di stordimento, infatti, numerosi salmoni sono stati macellati in stato di evidente coscienza.

Animal Equality sta spingendo i governi britannici e di tutto il mondo a mettere in atto protezioni specifiche e significative per gli animali acquatici al momento della macellazione, che in questo momento non godono nemmeno della più minima considerazione.

La richiesta di pesce cresce a dismisura in tutto il mondo, è per questo che la sua produzione sta assumendo ritmi e procedure sempre più insostenibili. L’aumento della richiesta di pesce impatta negativamente la vita dei pesci e di tutto l’ecosistema marino.

In questo quadro allarmante, l’India contribuisce al 6,3% della produzione ittica a livello globale ed è il secondo produttore mondiale dopo la Cina.

Animal Equality ha rilasciato un’indagine sull’industria della pesca e dell’acquacoltura che testimonia le terribili condizioni dei pesci negli allevamenti intensivi in West Bengal, Andhra Pradesh, Tamil Nadu e Telangana, zone famose per l’acquacoltura.

Una nostra investigazione sotto copertura presso l’azienda Simmons Farm Raised Catfish in Mississippi ha raccolto numerose prove di casi di abuso e di incredibile sofferenza inflitta agli animali – pratiche in palese violazione delle leggi in materia di maltrattamento sugli animali.

L’azienda produttrice di carne di pesce gatto gestisce uno dei più grandi macelli negli Stati Uniti e fornisce diverse realtà della grande distribuzione e importanti catene di ristorazione statunitensi.

Anche se Simmons ha affermato pubblicamente che i pesci che alleva vengono “trattati entro 30 minuti” e in modo “rapido e sterile”, il nostro investigatore sotto copertura ha potuto documentare tutt’altro: pesci tenuti fuori dall’acqua per periodi prolungati, fino a un’ora, prima che venissero decapitati ancora coscienti.

 La strage dei pulcini maschi 

Dalla Spagna al Messico passando per il Regno Unito e l’Italia, il lavoro sotto copertura all’interno dell’industria delle uova e della carne di pollo ha permesso di documentare le atrocità commesse ogni giorno nei confronti dei pulcini di tutto il mondo. 

La prima investigazione è stata condotta in Spagna nel 2016 all’interno di veri e propri incubatoi della morte dove i pulcini che nascono all’interno dell’industria del pollo in alcuni casi vengono schiacciati a mani nude, in altri soffocati o triturati senza stordimento. L’inchiesta ha rappresentato una svolta scioccante rivelando il massacro sistematico condotto nei confronti di esseri che l’industria della produzione di carne considera solo degli oggetti e che tratta come scarti quando non sono abbastanza “produttivi”.

Le nostre inchieste sono proseguite all’interno di allevamenti intensivi di galline ovaiole di tutto il mondo, dove la sorte dei pulcini, purtroppo, è sempre improntata alla sofferenza e alla violenza da parte degli operatori. Ma non solo. 

Anche grazie al nostro lavoro e alla nostra campagna “Fermiamo la Strage dei Pulcini Maschi”, con immagini inedite sulla sorte dei pulcini maschi soffocati e triturati vivi negli incubatoi, i consumatori sono diventati sempre più consapevoli di cosa accade ai pulcini maschi nell’industria delle uova e anche questo ha aiutato ad ottenere importanti cambiamenti istituzionali. L’Italia si è aggiunta a Paesi come Francia e Germania intraprendendo un passo storico verso il divieto dell’uccisione selettiva dei pulcini maschi entro il 2026 grazie alla presentazione al Governo di un emendamento apposito su cui i politici hanno lavorato in collaborazione con Animal Equality.

Gadhimai, il festival del sacrificio che massacra gli animali

Ogni cinque anni la festività dedicata alla dea indù Gadhimai – il più grande festival del sacrificio di animali al mondo, in Nepal – miete migliaia di vittime tra bufali, pecore, capre e uccelli che vengono brutalmente sgozzati e decapitati da fedeli provenienti soprattutto dall’India.

Nel 2014 il team investigativo di Animal Equality ha catturato le immagini del massacro utilizzando droni e telecamere nascoste. Le immagini sono state trasmesse in tutto il mondo per mostrare l’orrore del Festival, contestualmente al lancio della campagna internazionale ‘Fermiamo il Sacrificio’.

Dopo ampie discussioni con Animal Equality, il Governo indiano ha deciso di adottare una nuova direttiva per vietare il trasporto di animali in Nepal durante il festival di Gadhimai. Questa decisione è stata vitale nel ridurre il numero di animali sacrificati di circa il 70% nel novembre 2014.

Nel 2019, nonostante la promessa del Gadhimai Temple Trust di fermare questa carneficina, l’evento si è tuttavia ripetuto. Anche in quel caso, i nostri investigatori erano presenti per documentare la violenza e l’abbandono degli animali a una morte lenta e atroce, ma non solo.

L’investigazione del 2019 mostra immagini in cui sono presenti animali affamati e disidratati, vitelli, in attesa di essere massacrati, morti a causa delle basse temperature, persone che tagliano le orecchie di capre e bufali e li lasciano dissanguare.

In collaborazione con la Croce Rossa in Nepal, il team di Animal Equality India ha quindi organizzato una campagna alternativa al festival durante la quale i fedeli hanno potuto donare il proprio sangue per rendere omaggio alla dea anziché sacrificare gli animali. Grazie a questa iniziativa le uccisioni si sono ridotte di quasi l’80%.

La carneficina dei tonni in Italia 

È il 2012 quando Animal Equality Italia realizza la sua investigazione sotto copertura che racconta la mattanza di migliaia di tonni nel Mar Mediterraneo a opera dei pescatori. “La Mattanza dei Tonni Smascherata” mostra immagini shock che documentano la brutale uccisione dei tonni rossi che avviene ogni anno, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, attraverso un processo che terrorizza gli animali.

Dopo la cattura vengono radunati nella cosiddetta camera della morte fino a quando, una volta ammassati, si dà inizio alla mattanza, realizzata arpionando i tonni violentemente e radunandoli sulle barche, dove muoiono agonizzanti per asfissia o dissanguamento.

Pur essendo un evento radicato nell’attività ittica italiana, la nostra inchiesta sulla mattanza dei tonni ha permesso di guardare in faccia la realtà praticata nelle tonnare e comprendere che atti irrispettosi e violenti nei confronti degli animali come questo non possono e non devono essere più perpetrati. 

 La tortura delle anatre in Germania

Gli allevamenti intensivi sono un’agonia anche per le anatre. Per questo, Animal Equality ha deciso di investigare alcune tra le maggiori aziende fornitrici di carne d’anatra della Germania a partire dal 2014. 

Anatre sofferenti, ferite e incapaci di stare sulle proprie zampe all’interno di spazi sovraffollati, cadaveri di animali abbandonati e anatre con evidenti difficoltà respiratorie: questi sono solo alcuni dei gravi maltrattamenti che questi animali erano costretti a subire nelle aziende tedesche in cui sono entrati i nostri investigatori.

Grazie a questa prima scioccante indagine condotta all’interno di numerosi allevamenti, Animal Equality è riuscita a far sì che tali aziende fossero costrette a chiudere i battenti per diversi mesi.

Nel maggio 2017, per la seconda volta il nostro team investigativo si è recato in uno dei più grandi allevamenti di anatre della Germania per documentare le terribili condizioni di vita di questi animali. In base a quanto documentato, alle anatre, animali semiacquatici per natura, veniva negato tutto ciò che è naturale e significativo per loro, come nuotare o stare all’aperto.

L’impegno del nostro team di investigatori ha permesso di fare luce su una realtà di cui si parla ancora troppo poco e che tuttavia provoca stress, paura e angoscia inimmaginabili a decine di migliaia di anatre allevate dall’industria della carne.

L’inferno dei conigli tra allevamenti e macelli

In Spagna, dal 2012 al 2014, Animal Equality ha investigato 70 allevamenti e 4 macelli di conigli realizzando un corposo lavoro di documentazione sugli abusi e le crudeltà che questi animali subiscono all’interno dell’industria della carne. 

Grazie al proprio lavoro di inchiesta, Animal Equality ha potuto intraprendere un’azione legale contro gli allevamenti e i macelli indagati per chiedere di fermare questi soprusi e condannare le violazioni del benessere animale che erano state riscontrate.

Il nostro lavoro non si ferma qui. In Italia, nel 2015 e nel 2018, il nostro team di investigatori si è occupato a più riprese di raccogliere dolorose testimonianze della crudele realtà che i conigli vivono all’interno degli allevamenti e nei macelli.

Nel corso della prima investigazione italiana “La breve vita del coniglio da allevamento” quanto è emerso è stato raccapricciante: in un allevamento, se fortunati, i conigli vivono fino a 12 settimane. Le trascorrono chiusi in una gabbia grande più o meno quanto il suo corpo e vive in mezzo alla sporcizia, agli escrementi, a volte anche insieme a carcasse di altri compagni di gabbia.

Nel 2018 con “Crudeltà senza fine: la macellazione dei conigli”, gli investigatori di Animal Equality Italia hanno mostrato al mondo gli abusi commessi su queste creature da parte degli operatori all’interno dei macelli. L’inchiesta ha rivelato che spesso gli animali non sono stati storditi come richiesto dalla legge e questo causa un aumento delle sofferenti a cui sono sottoposti nel corso della macellazione.

Queste sono solo alcune delle investigazioni che abbiamo condotto nei nostri 15 anni di lavoro e che hanno avuto un impatto concreto sulla vita di milioni di animali. Solo attraverso il lavoro investigativo possiamo continuare a portare alla luce cosa si nasconde dietro alle porte chiuse di allevamenti e macelli.

Noi siamo la voce fuori dal coro e vogliamo continuare a esserlo, supporta chi combatte ogni giorno in prima linea per gli animali.


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