Arrivata la sentenza per Campagne per gli animali
L’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) ha sentenziato, in via definitiva, che la pubblicità “Chi mangi oggi?”, promossa da Campagne per gli animali veicola atti di violenza e per questo non potrà più essere pubblicata su tutto il territorio nazionale.
Si tratta, come molti sapranno, di una pubblicità che mostra un bambolotto rinchiuso in una vaschetta di quelle comunemente usate per la carne. Il messaggio provocatorio consiste nello spingere l’opnione pubblica a considerare che gli animali tradizionalmente consumati come cibo nella nostra società, sono individui e non mere risorse, trattati alla stregua di oggetti.
Tuttavia, è stato proprio il messaggio evocativo dell’immagine mostrata, e quello più sottile che tutto il cartellone lascia intendere, a causare il divieto di affissione emesso dall’IAP, che di fatto a portato alla sentenza emessa pochi giorni fa per la quale la pubblicità non potrà essere affissa su tutto il terriotorio nazionale.
Campagne per gli animali è stata costretta a rimuovere i cartelloni pubblicitari perché ritenuti violente e ispirati all’idea di ‘un corpo umano fatto a pezzi’.
Non la violenza inflitta agli animali, non i loro corpi offesi e umiliati, non l’agonia di un’intera vita rubata, non le vittime di violenze indicibili ma un semplice ‘bambolotto’ con la testa staccata dal corpo e rinchiusa in una vaschetta: questa è l’oscenità che si è voluta censurare perché colpevole di diturbare inconsapevoli osservatori.
In una società in cui immagini di ogni tipo vengono costantemente riproposte al pubblico, si sceglie di vietare l’affissione di un cartellone che mostra una ‘una bambola’. Le ragioni di questa decisione vanno ovviamente cercate al di là di quello che è sotto gli occhi di chiunque; il problema non è nell’immagine pubblicitaria ma nel messaggio che porta con sé e che propone un nuovo punto di vista da cui osservare la questione animale. Non si possono scardinare i dogmi che la società in cui viviamo ci propone senza aspettarsi una reazione, difensiva in questo caso, perché se il sistema che ha relegato gli animali negli allevamenti, nascondendoli agli occhi dell’opinione pubblica, viene messo in discussione allora deve poi trovare la maniera di difendersi, anche ricorrendo alla censura se necessario.
La campagna “Chi mangi oggi?” è giunta al termine ma non senza raggiungere dei risultati, anche se forse diversi dai propositi iniziali. Oltre ad aver avuto l’opportunità di spingere alla riflessione, i provvedimenti che l’hanno vista protagonista, costituiscono un precedente in tutto il nostro paese dove nulla di simile era mai accaduto, un attacco alla comunicazione antispecista e alle organizzazioni che lavorano per far luce su quello che accade agli animali.
Consapevoli che tutto ciò non costituirà un freno per chi lavora con costanza e dedizione per la difesa di tutti gli animali, ognuno a modo suo e forte delle proprie idee, continueremo a ricercare sempre nuove strategie comunicative capaci di rinnovarsi e di non lasciarsi fermare, da nessuno.