I cittadini europei vogliono etichette più trasparenti sulla carne, comprese informazioni sulla macellazione
Intanto il Governo italiano lavora per approvare un sistema di etichettatura ingannevole che non tutela né gli animali né i consumatori
La Commissione europea ha realizzato una consultazione pubblica per indagare l’opinione degli europei sulle etichette sul benessere animale utilizzate in Europa.
Dai risultati emersi è evidente che i cittadini europei chiedono più informazioni in etichetta sulla provenienza degli alimenti di origine animale, tra cui il tipo di macellazione e l’alimentazione somministrata all’interno degli allevamenti.
Secondo i risultati dello studio sull’etichettatura sul benessere animale della Direzione Generale per la salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea, condotto tra aprile 2021 e febbraio 2022, i consumatori dell’UE hanno un basso livello di consapevolezza riguardo alle condizioni in cui gli animali vengono allevati e trattati all’interno della filiera alimentare. Eppure, almeno la metà della popolazione UE vorrebbe saperne di più.
Cosa vogliono sapere i consumatori europei di ciò che mangiano
Due terzi dei consumatori europei ritengono che le informazioni a loro disposizione sul benessere degli animali non siano sufficienti per compiere scelte davvero critiche. Grazie alle circa 400 risposte ottenute in ogni Stato membro, è stato possibile appurare che i consumatori sono disponibili a pagare prezzi più alti per ricevere informazioni precise ed essere sicuri di portare in tavola alimenti che rispettino il benessere animale.
Secondo il sondaggio, inoltre, quasi la metà dei consumatori dell’UE vorrebbe ricevere maggiori informazioni sulle condizioni alla macellazione (40%), sull’alimentazione degli animali (40%), sull’accesso all’aperto (35%) e sulle condizioni di allevamento (28%). In tutti gli Stati membri dell’UE, i gruppi di età più giovani e le donne hanno mostrato il massimo interesse per l’introduzione di un sistema di etichettatura più dettagliato sul benessere degli animali.
I consumatori risultano anche interessati a ricevere informazioni sull’uso di antibiotici sugli animali, la biodiversità e l’impatto ambientale dell’industria alimentare.
La situazione in Italia: un progetto di etichettatura potenzialmente ingannevole
Risulta chiaro quindi che i cittadini europei vogliono etichette più precise, ma il governo italiano sembra andare nella direzione opposta sostenendo un sistema di etichettatura sul benessere animale che rappresenta un inganno per animali e consumatori.
Attualmente in Italia non esiste un vero e proprio sistema di etichettatura sul benessere animale. Tuttavia, il Ministero della Salute e quello delle Politiche Agricole stanno per approvare un decreto che istituirebbe un’etichetta denominata “Sistema di Qualità Nazionale Benessere Animale” del tutto fuorviante e incapace di offrire ai cittadini europei le informazioni trasparenti richieste nel sondaggio della Commissione europea.
Questo sistema di etichettatura, così come concepito, non tiene conto né dei bisogni etologici di specie, né della densità degli animali all’interno degli allevamenti, né delle condizioni di trasporto a cui questi sono sottoposti. Questo progetto permetterebbe così di vendere con il claim “benessere animale” prodotti provenienti da allevamenti e sistemi di produzione ben lontani dal garantire effettive tutele agli animali sfruttati a scopo alimentare.
Una decisione in totale contrasto da quanto sembra essere la volontà dei cittadini europei, che come emerge dallo studio preferirebbero un’etichettatura con informazioni sulla vita dell’animale nell’azienda agricola, includendo quindi anche la macellazione.
Cosa chiede la “Coalizione contro le #BugieInEtichetta”
Il progetto di etichettatura italiano tradisce le aspettative dei cittadini. Per questo le 14 Associazioni aderenti alla “Coalizione contro le #BugieInEtichetta”, tra cui anche Animal Equality Italia, denunciano la decisione dei Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole, che intendono accelerare l’istituzione di una certificazione nazionale volontaria sul benessere animale che tradisce qualunque ispirazione di verità nei confronti dei consumatori e che promuove un inganno che andrà a discapito di animali, cittadini, aziende virtuose e ambiente.
Abbiamo chiesto più volte ai ministri Roberto Speranza e Stefano Patuanelli la revisione del decreto in alcuni punti essenziali, come l’introduzione di almeno cinque livelli diversificati per ogni specie chiaramente visibili in etichetta, la cancellazione dei riferimenti alla diminuzione delle emissioni di gas serra nella definizione di benessere animale – azione importante e necessaria ma del tutto scollegata da questa certificazione -, la considerazione dei bisogni etologici di specie, della densità di animali e delle condizioni di trasporto tra i criteri necessari a determinare il benessere animale.
Siamo impegnati in prima linea per far sì che questo sistema di etichettatura non diventi realtà, anche tu puoi aiutarci a fermare questa proposta ingannevole, scopri come fare.