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Negli allevamenti a soffrire sono anche i cuccioli


L’industria alimentare è crudele anche nei confronti dei cuccioli, trattati come merci a scopo produttivo. Maltrattati e sfruttati fin dai primi giorni di vita, alcuni di questi giovani animali spesso non hanno neppure la possibilità di crescere perché vengono uccisi poco dopo la loro nascita.

L’industria zootecnica si serve dei cuccioli senza riservare loro nessuna protezione o cura maggiore rispetto agli animali adulti. Maialini, vitelli, agnelli e pulcini negli allevamenti soffrono in modo atroce dopo essere stati strappati alle loro madri e sottoposti a brutali mutilazioni.

La tragica vita dei maialini tra mutilazioni e sbarre

Come documentato anche dal team investigativo di Animal Equality, i cuccioli di maiale negli allevamenti subiscono il taglio della coda, dei denti e la castrazione spesso senza anestesia. Si tratta di operazioni dolorosissime che provocano grande sofferenza in questi animali.

L’unico obiettivo di questi maltrattamenti, in alcuni casi del tutto legali, è quello di agevolare l’attività degli allevatori e ridurre la possibilità che, per lo stress accumulato, i maiali finiscano per ferirsi tra di loro mordendosi la coda.

Guarda la nostra inchiesta sugli allevamenti di maiali in Messico:

Queste pratiche crudeli sono comuni in tutto il mondo. Negli allevamenti italiani, oltre 9 milioni di maiali (pari al 93% dei suini maschi allevati) vengono castrati senza anestesia, mentre il 97% di loro subisce anche la mozzatura della coda e la troncatura o la levigatura dei denti senza ricevere analgesici. La castrazione senza anestesia è attualmente legale in Italia, mentre è vietata in Svizzera e in Norvegia ed è proibita dai maggiori schemi di certificazione inglesi. 

I maialini, inoltre, nascono e vivono i loro primi giorni di vita in gabbia. A causa della costrizione tra le sbarre, gli studi osservano che molti maialini appena nati finiscono per essere schiacciati dalle loro stesse madri dopo il parto, dal momento che non sono in grado di muoversi liberamente allontanandosi da esse come accadrebbe invece in natura. In particolare, durante i primi tre giorni dopo il parto, il 33,8% dei suinetti muore schiacciato dalle proprie madri negli allevamenti in gabbia.

Strappati dalle loro madri: la triste vita dei vitelli 

Subito dopo la loro nascita, tutti i 6 milioni di vitelli allevati in Europa ogni anno vengono separati dalle loro madri senza poterle mai più rivedere. Questo allontanamento forzato avviene poche ore dopo il parto, quando i vitelli sono portati via per essere nutriti attraverso un latte a basso contenuto di ferro che rende la loro carne più chiara e mantiene il gusto più leggero per i consumatori. Il latte delle loro madri viene invece destinato al consumo umano.

Sui vitelli questo allontanamento provoca un elevato grado di stress. Ma la loro sofferenza non finisce qui. Spesso i vitelli vengono costretti a lunghi ed estenuanti viaggi all’interno dei confini europei: questo accade perché molti paesi, come il Regno Unito, non consumano la loro carne e quindi ne approfittano per venderla altrove.

Privati per l’intera vita del contatto naturale con l’erba e allevati per pochi mesi per essere poi macellati, i vitelli subiscono alcune pratiche molto dolorose, come il taglio delle corna e la castrazione. Come mostra la nostra ultima inchiesta, la decornazione è effettuata spesso senza anestesia e il dolore che ne deriva è lancinante e cronico, e può durare per mesi.

Diversi studi, tra cui uno pubblicato nel 2013 dalla British Columbia University, hanno inoltre dimostrato come questa procedura abbia un impatto profondamente negativo sui processi cognitivi dell’animale.

Guarda cosa accade ai vitelli appena nati nell’industria del latte:

I pulcini sono condannati a morte appena nati

L’industria delle uova non è crudele solo con le galline. Ogni anno, in Europa, 330 milioni di pulcini maschi muoiono nell’industria delle uova. In Italia, ne vengono uccisi tra i 25 e i 40 milioni poche ore dopo la nascita, perché considerati inutili ai fini produttivi. I pulcini maschi nati dalla galline ovaiole infatti non possono produrre uova, né sono utilizzati dall’industria della carne, dal momento che non appartengono alla stessa razza dei polli selezionati geneticamente per crescere velocemente all’interno degli allevamenti.

Di solito, questi cuccioli vengono quindi triturati vivi o soffocati con il gas entro le prime 24 ore dalla nascita senza l’utilizzo di tecniche di stordimento. Grazie all’importante lavoro di lobbying di Animal Equality, nel nostro paese il divieto di triturazione di questi cuccioli entrerà in vigore entro la fine del 2026 e la sofferenza di milioni di loro sarà risparmiata.

Impedire lo sfruttamento di questi cuccioli, insomma, è possibile! Oltre agli interventi legislativi, anche le nostre scelte come consumatori possono contribuire a ridurre la sofferenza degli animali allevati a scopo alimentare. Scegliere un’alimentazione 100% vegetale significa smettere di finanziare sistemi di allevamento che imprigionano, maltrattano e uccidono migliaia di cuccioli ogni giorno.

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