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Il maltrattamento degli animali che tanti accettano


Siamo meglio di così.

Se potessimo reincarnarci, una cosa è certa: non vorremmo mai essere animali da reddito. Quando pensiamo agli allevamenti, ci vengono in mente prati verdi e animali che pascolano felici. Questo è lo scopo dell’industria alimentare: nascondere il peggior abuso sugli animali mai visto.

La maggior parte della nostra società è dichiaratamente contraria alla violenza sugli animali. Rifiutiamo la violenza della corrida, la privazione della libertà negli zoo e negli acquari, l’umiliazione del circo. Vorremmo che tutti gli animali che soffrono e muoiono in quegli spettacoli crudeli e obsoleti fossero liberi e felici. Eppure vicino, molto vicino a noi, è in corso la più grande violenza sugli animali della storia: gli allevamenti intensivi. In una certa misura, lo sappiamo. L’immagine degli animali felici sui prati è falsa, è solo pubblicità che l’industria della carne, delle uova e dei latticini paga profumatamente. Un esempio perfetto sono i furgoni per il trasporto di questi alimenti. All’esterno mostrano disegni e fotografie di animali felici, che vivono una vita idilliaca tra prati e montagne. All’interno, nascosti alla nostra vista, vi sono corpi straziati di animali appesi a ganci metallici. Tristi sculture di carne, simbolo di una profonda crisi di valori che ci priva della nostra empatia e della nostra compassione.

Foto: The Vegan Strategist

Siamo meglio di questo. Siamo meglio di questo sistema alimentare perverso. Quando guardiamo cani e gatti negli occhi, che cosa vediamo? Se riuscissimo a oltrepassare i muri degli allevamenti e potessimo guardare negli occhi mucche, maiali, vitelli, polli o galline, che cosa vedremmo? Sarebbe diverso? C’è qualcosa in questi meravigliosi animali che li rende meno degni dell’amore, del rispetto e della compassione che mostriamo ai nostri amati animali domestici? Gli uni sono la nostra famiglia e li proteggiamo. Gli altri sono il nostro cibo e accettiamo che vengano percossi, inseminati artificialmente più e più volte, separati dalle loro madri alla nascita, rinchiusi in gabbie così piccole da non potersi muovere, gettati via quando nascono malati, uccisi a testa in giù nel macello. Per quanto tempo ancora potremo accettare la loro tortura per la sola soddisfazione del nostro palato? Per quanto tempo ancora potremo permettere al sistema alimentare di prendere un po’ della nostra umanità? Quando apriamo i nostri occhi alla realtà delle industrie della carne, del latte e delle uova, il peso di queste domande diventa insopportabile. È un buon segno: vi è ancora un angolo della coscienza in cui la realtà distorta delle pubblicità non ha raggiunto il suo scopo. Perché sia chiaro: come consumatori abbiamo tutto il potere necessario per cambiare questa terribile situazione. Siamo noi che diamo forma all’industria alimentare con le nostre abitudini e non viceversa. Magari adesso, in un supermercato, un bambino si sta avvicinando al banco frigo con le confezioni di carne e sta chiedendo ai suoi genitori: “Da dove viene la carne?” Ottima domanda.

Mettere fine all'ingiustizia è possibile. Per favore, tieni gli animali fuori dal tuo piatto.



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