L’industria del latte è crudele con le mucche? Sì


Il nostro commento all’articolo del New York Times in cui si parla di sfruttamento di mucche ed industria lattiero casearia e delle ricerche di un gruppo di scienziati esperti di “benessere degli animali”.

Leggi qui l’articolo originale in inglese, scritto per New York Times da Andrew Jacobs

Alcune settimane fa sul New York Times è stato pubblicato un articolo dal titolo “Is Dairy Farming Cruel to Cows?” tradotto “L’industria del latte è crudele con le mucche?”.

Nell’articolo il giornalista ha affrontato il tema in modo molto approfondito proponendo diversi punti di vista: se da un lato ha citato il pensiero di chi – come Animal Equality e altre organizzazioni – si occupa di lottare per gli animali sfruttati a scopo alimentare, dall’altro ha dato molto spazio al parere di esperti di benessere animale che difendono l’operato del settore caseario, un settore che ricordiamo negli Stati Uniti vale 620 miliardi di dollari.

Abbiamo deciso di dire la nostra sul tema: ecco perché l’industria del latte è crudele con le mucche.

1. I maltrattamenti non sono casi isolati

Nell’articolo pubblicato sul New York Times il giornalista cita il caso di una investigazione svolta sotto copertura dall’organizzazione Animal Outlook che entrata in una piccola fattoria a conduzione familiare nel sud della California, ha rivelato lavoratori che calciavano e picchiavano le mucche con bastoni di metallo, ma anche un vitello maschio appena nato, con la faccia coperta di mosche, lasciato morire nel fango e altre scene di violenza.

Tuttavia esempi come questo vengono sempre costantemente presentati come casi isolati; dopo la pubblicazione del video da parte di Animal Outlook un avvocato della Dick Van Dam Dairy ha dichiarato che le immagini erano prese fuori contesto o messe in scena. Non solo: un giudice americano ha respinto una causa contro l’allevamento, intentata da un’altra organizzazione per i diritti degli animali, dichiarando che:  

“L’accusa di aver maltrattato le loro mucche è qualcosa che ferisce molto profondamente la famiglia Van Dam, perché la verità è che si sono sempre, per generazioni, preoccupati per tutte le loro mucche”

Come è possibile – se gli allevatori sono tutti così interessati al benessere degli animali – che ogni volta che un team investigativo entra in un allevamento si trovi di fronte ad abusi o a situazioni di irregolarità? 

E il discorso non vale solo per gli Stati Uniti, ma anche per il nostro Paese. 

Queste sono le immagini che hanno ripreso i nostri investigatori all’interno di un allevamento nel Nord Italia:

Non molto diverse da quelle citate nell’articolo del New York Times raccolte da Animal Outlook:

O da quelle raccolte dalla LAV in un altro allevamento lombardo di mucche da latte:

Nell’articolo del New York Times vengono citate le parole del Dottor Carie Telgen, presidente dell’Associazione Americana degli allevatori di bovini che ha dichiarato:

“Questi video fanno star male di stomaco ogni allevatore e veterinario perché sappiamo che la stragrande maggioranza degli allevatori non farebbe mai una cosa del genere alle proprie mucche”.

Tuttavia la nostra esperienza dimostra tutt’altro e non solo la nostra, ma l’esperienza di tutte le organizzazioni che hanno potuto riprendere all’interno di allevamenti dell’industria lattiero-casearia. In tutti gli allevamenti che abbiamo investigato in questi anni di attività abbiamo sempre riscontrato sofferenza degli animali, condizioni igieniche scadenti e un impiego sconsiderato di antibiotici usati per tenere in vita gli animali fino al momento della macellazione.

2. L’industria lattiero-casearia è intrinsecamente sbagliata 

Non neghiamo la possibilità che ci siano allevamenti dove i bisogni degli animali vengono tenuti in maggiore considerazione, anche se sappiamo che ad esempio in Italia la maggior parte delle mucche vive in sistemi a pascolo zero, e dunque passa la sua intera vita in capannoni su pavimenti di cemento.

Tuttavia, anche dove le condizioni di vita dovessero sembrare migliori per gli animali il sistema di produzione del latte rimarrebbe un sistema ingiusto e crudele. 

Come tutti i mammiferi, infatti, le mucche producono latte solo dopo aver partorito e per questo per produrre latte le mucche sono costrette ad un ciclo infinito di inseminazioni artificiali e di parti. Un ciclo che porterà il loro fisico a consumarsi, molto prima di quanto accadrebbe in natura. 

Le mucche allevate per la produzione di latte sono costrette a vivere una vita meccanica, ripetitiva, confinata in strutture dai rumori robotici e innaturali, create appositamente per poter mungere più facilmente il latte in continuazione. Vivono confinate, senza la possibilità di crescere i propri figli, precocemente strappati a loro, spesso ferite e sfruttate fino allo sfinimento, fino a che il loro corpo non cederà e verranno avviate al macello. 

Del resto proprio nell’articolo del New York Times da cui prende le mosse il nostro blog l’autore cita una interessante frase di Spencer Fenniman, che aiuta a gestire la Hawthorne Valley Farm, un’azienda di latte biologico.

 “Penso che dobbiamo riconoscere che prendere il latte dai mammiferi è intrinsecamente sovvertire un processo naturale” ha detto Fenniman. “Ma possiamo offrire loro una certa libertà, che include la luce e l’aria che ricevono al pascolo”.

Concentriamoci sulla prima parte della frase: “dobbiamo riconoscere che prendere il latte di mammiferi è intrinsecamente sovvertire un processo naturale”, perché allora continuare a farlo? Perché costringere allo sfruttamento milioni di animali per qualcosa di innaturale e di cui nessuno ha bisogno?

3. Il “problema” dei vitelli maschi 

Un altro enorme problema che l’industria lattiero-casearia non potrà mai risolvere, neppure nelle aziende con i pascoli più grandi o in quelli con le setole per permettere alle mucche di grattarsi, ed è quello dei vitelli maschi.

Come abbiamo anticipato prima, infatti, per produrre latte le mucche devono rimanere incinte e poi partorire. Se una percentuale di cuccioli nascerà femmina – da destinare a sua volta alla produzione di latte – è inevitabile che i restanti cuccioli siano di sesso maschile. 

Cosa farne di questi cuccioli? I vitelli vengono mandati in allevamenti a loro dedicati o di bovini, e il loro destino è quello di essere portati al macello dopo pochi mesi di vita, il loro destino è diventare carne. 

Non c’è alcuna soluzione a questo problema poiché il mercato della carne di vitello è un sottoprodotto dell’industria lattiero-casearia, finché si produrrà latte nasceranno vitelli maschi, e finché nasceranno ci sarà la necessità di ucciderli. 

Sempre secondo Mr Spencer Fenniman, citato sul New York Times 

“Alcuni aspetti dell’allevamento di bestiame da latte – in particolare il destino dei vitelli maschi – sconvolgeranno sempre gli amanti degli animali”.

Ed è così, il settore dell’industria lattiero-casearia potrà lavorare a tutte le pratiche e gli accessori più all’avanguardia in termini di benessere animale per incoraggiare i consumatori ad avere fiducia in loro.

Ma noi di Animal Equality non potremo mai accettare il fatto che milioni di mucche vengano sfruttate ogni anno per la produzione del latte e che questo sia anche la causa dell’uccisione di altrettanti milioni di vitelli maschi, che hanno come unica colpa quella di essere venuti al mondo per permettere ad una mucca di essere munta.

La crisi dell’industria lattiero-casearia 

Lo sforzo dei tantissimi attivisti per i diritti animali negli Stati Uniti ha comunque portato i suoi frutti, i dati citati nell’articolo del New York Times sono questi:

Lo sforzo di mettere gli americani contro il settore lattiero-caseario sta guadagnando terreno in un momento in cui molte delle aziende agricole della nazione stanno lottando per ottenere un profitto. Il consumo di latte è sceso del 40 per cento dal 1975, una tendenza che sta accelerando man mano che sempre più persone scelgono il latte di avena e di mandorla. Nell’ultimo decennio, secondo il Dipartimento dell’Agricoltura, 20.000 aziende lattiere sono fallite, con un calo del 30%. 

Anche qui in Italia noi di Animal Equality continueremo a lavorare per mostrare al maggior numero di persone possibili il vero volto dell’industria di latte e dei derivati, perché sappiamo che solo persone informate possono fare scelte consapevoli.

Tu che sei arrivato a leggere fino a qui ora hai tutte le informazioni necessarie per poter scegliere, puoi smettere di finanziare l’industria che sfrutta e uccide milioni di mucche e vitelli ogni anno, ti basta optare per una delle tantissime alternative vegetali al latte.

Per saperne di più visita il nostro sito dedicato all’alimentazione a base vegetale Love Veg.


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