Raddoppia il tuo impatto! Ogni donazione vale x2

La verità dietro le etichette DOP, IGP e le altre “eccellenze” del Nord Italia, tra maltrattamenti e smog!


Dalle nuove immagini di maltrattamenti sui maiali andate in onda al TG1 fino alla ricerca di Legambiente sulla correlazione tra smog e allevamenti, ecco tutto quello che devi sapere sugli allevamenti del nord Italia

La Lombardia negli anni si è guadagnata un ruolo importante per la produzione di quelle che vengono chiamate “eccellenze” agroalimentari: vanta ben 34 prodotti DOP e IGP e di questi più della metà (24 nello specifico) sono prodotti di origine animale, tra salumi e formaggi. 

Sarà per questo che la Lombardia è la prima regione italiana per numero di maiali allevati, qui si concentra il 51% della produzione nazionale e lo 0,5% di quella globale. La Provincia di Brescia è in cima alla classifica con 2.167 allevamenti di maiali presenti sul territorio (IZS).

“In Lombardia – secondo una recente relazione di Greenpeace – si trovano in media 180 suini per chilometro quadrato, quasi un maiale per ogni due abitanti”. 

Dal report “Fondi pubblici in pasto ai maiali”, Greenpeace

La regione Lombardia non se la cava male neanche in termini di bovini, qui è allevato circa il 25% dei bovini a livello nazionale, oltre 500.000 sono le mucche sfruttate per la produzione di latte e oltre 200.00 i vitelli destinati al macello.

Ma non è certo solo la Lombardia il problema, anche Emilia Romagna, Veneto e Piemonte presentano un’altissima concentrazione di allevamenti, facendo esplodere così una questione che non è solo legata alla Lombardia dunque, ma a tutto il nord Italia. 

Tutti questi animali confinati negli allevamenti, a differenza di quanto raccontano le pubblicità che parlano di “naturalezza” o “genuinità” di salumi e formaggi, non si trovano a pascolare nei prati: e allora dove sono tutti questi animali?

Una vita da prigionieri

I milioni di maiali allevati nel nord Italia per la produzione di carne, salumi e formaggi, si trovano perlopiù confinati negli allevamenti intensivi. 

Capannoni freddi sporchi e spesso fatiscenti in cui questi animali sono costretti a passare le loro brevi vite. I maiali ad esempio conoscono la sofferenza fin dalla nascita: le scrofe che vengono rinchiuse in gabbie minuscole per la gestazione e il parto non possono prendersi cura dei loro piccoli, che molto spesso finiscono per morire di stenti o addirittura schiacciati dalla loro stessa mamma, incapace di muoversi dietro le sbarre in cui è confinata.

Questo è solo l’inizio, perché essi sono condannati a vivere in recinti sporchi, a convivere con i compagni sofferenti o malati di cui nessuno si prende cura, immersi con il corpo nei liquami. 

E le mucche e i vitelli non vanno incontro ad un destino migliore: anche loro vengono confinati  perlopiù in sistemi a pascolo zero, la maggior parte non vedrà  un filo d’erba per tutta la vita. Le mucche sono costrette ad un ciclo costante di gravidanze, parti e mungiture, uno stress così elevato che porta le mucche ad “esaurirsi” nel giro di pochi anni, ben prima di quella che sarebbe la durata naturale della loro vita. I vitelli – maschi e femmine – sono subito allontanati dalle loro mamme:  il latte infatti è destinato alla produzione per il consumo umano, non alla loro nutrizione come sarebbe in natura; se sono femmine, entreranno anche loro a far parte di questo terribile ciclo di nascita e morte continua, se sono maschi saranno condannati al macello a pochi mesi di vita.

Violenze all’ordine del giorno 

Se questa  vita di prigionia e miseria non fosse già una condanna sufficiente, si aggiungono anche le costanti violenze e i maltrattamenti perpetrati sugli animali in moltissimi  allevamenti del nord Italia, crudeltà che vengono rivelate da organizzazioni per la protezione degli animali come Animal Equality Italia. 

Pochi giorni fa, ad esempio, è andato in onda al TG1 un servizio girato all’interno di due allevamenti di maiali, uno in provincia di Verona e l’altro di Pavia, realizzato dall’associazione Essere Animali.

Le immagini mostrano ripetute violenze da parte degli operatori sugli animali, colpiti con spranghe di ferro, presi a calci e trascinati brutalmente per essere poi gettati a terra; nei video si vedono anche violenze sui maialini di pochi giorni e sulle scrofe. I maiali di entrambi gli allevamenti risultano essere destinati alla produzione a marchio DOP, come Prosciutto di Parma e Prosciutto San Daniele.

Non è certo la prima volta che vengono riscontrate violenze di questo tipo in un allevamento del nord Italia: gli investigatori di Animal Equality hanno svolto diverse inchieste  nel corso degli anni all’interno di allevamenti e macelli di maiali nel nostro paese. 

Nel 2018, ad esempio, gli investigatori di Animal Equality Italia si sono infiltrati in due allevamenti di maiali, uno in Piemonte e uno in Lombardia, anche in questo caso uno degli allevamenti era al tempo era uno degli stabilimenti che riforniva il Consorzio del Prosciutto di Parma.

Già allora avevamo evidenziato come le violenze sugli animali in questi luoghi siano una pratica all’ordine del giorno. I maiali venivano infatti colpiti sul muso e in testa con dei bastoni, umiliati e insultati.

Guarda le immagini raccolte dai nostri investigatori sotto copertura:

E ancora: nel luglio del 2019 i nostri investigatori sono entrati con il giornalista del TG2 Piergiorgio Giacovazzo, in un altro allevamento di maiali del nord Italia.

Un vero e proprio inferno: lo stabile versava in condizioni terribili ed era infestato da ragni, topi e scarafaggi, mentre nei corridoi e in prossimità delle gabbie era pieno di cuccioli morti e morenti e i recinti allagati constringevano gli animali a stendersi su un letto di feci e urine. 

Attraverso l’utilizzo di telecemere nascoste abbiamo potuto documentare uno degli operatori dell’azienda mentre scagliava più volte un maialino contro la recinzione del box parto, al fine di ucciderlo, forse perché troppo debole o malato.

A seguito di questa inchiesta abbiamo denunciato l’allevamento e chiesto al Ministro dell’Agricoltura e al Ministro della Salute la sua chiusura, oltre a misure più efficienti per gli allevamenti di tutta Italia!

Guarda le immagini raccolte da Animal Equality andate in onda al TG2

Nel luglio scorso, invece, un’altra organizzazione, questa volta la LAV ha effettuato delle riprese in un allevamento di mucche da latte nel cremonese, sempre nord Italia, sempre cuore delle eccellenze lombarde. Anche in questo caso quello che hanno trovato è terribile: mucche abbandonate a loro stesse, sporcizia cadaveri.

A seguito di questa inchiesta è stato disposto il sequestro, tra le ipotesi di reato, il maltrattamento e l’abbandono di animali.

Qual è l’impatto di tutto questo sull’ambiente?

Come se le violenze, i maltrattamenti e le pessime condizioni non bastassero, l’allevamento intensivo di questi milioni di animali nella regione Lombardia e – più in generale – nel nord Italia ha anche un impatto devastante sul nostro ambiente: lo smog e la presenza di polveri sottili rendono l’aria della Lombardia quasi irrespirabile e sono  fortemente connessi agli allevamenti intensivi del territorio.

Nel cremonese, per esempio, dall’inizio del 2021 i livelli medi di PM10 misurati sono stati di 45 microg/m3, a Codogno tra autostrada e allevamenti si arriva a una media di 54 microg/m3 di polveri misurate dalla centralina Arpa, da inizio anno. 

“Il dato si spiega con le emissioni provenienti dalle stalle e dallo spandimento di liquami zootecnici. Oltre 2/3 delle polveri sottili sospese, infatti, sono costituite da microcristalli di sali d’ammonio, che si formano in atmosfera a partire da un inquinante gassoso prodotto dagli allevamenti intensivi”. 

Legambiente

Proprio la presenza degli allevamenti spiega il motivo per cui l’inquinamento invernale risulta più alto fuori dai centri urbani rispetto alle città come Milano, dove – nonostante i valori non siano mai eccezionali – i livelli di PM10 sono inferiori.

Nonostante questo la Regione Lombardia, che dovrebbe essere decisamente preoccupata delle condizioni dell’aria che respirano i suoi cittadini, anziché imporre maggiori regole o divieti agli allevamenti per contenere la situazione, ha ridotto il periodo di divieto invernale di spandimento liquami zootecnici.

Con un decreto ministeriale la regione ha dato quindi “il permesso” di svuotare nei campi le cisterne di liquami dal 18 gennaio. 

Le bugie raccontate dalla pubblicità 

La cattiva gestione dei liquami, l’inquinamento ambientale, così come sofferenze, abusi, maltrattamenti e sporcizia non vengono mai raccontati nelle pubblicità dell’industria.

Nei suoi spot, nei suoi cartelloni, nelle sue etichette, il mondo dell’allevamento mostra una realtà del tutto parallela a quella degli allevamenti intensivi, una realtà che negli spot sarebbe fatta di campi, mangimi naturali, pascoli e – anche in quei casi in cui  gli animali non vengono mostrati direttamente – fa di tutto per venderci l’idea di una vita di campagna di genuinità e naturalezza

È chiaro che le aziende produttrici di carne, salumi, uova, latte, formaggi e altri derivati animali hanno capito che è importante puntare su una presunta trasparenza e su quello che anche loro chiamano “benessere animale“: mucche, maiali, polli, agnelli, pecore e gli altri animali coinvolti nelle filiere vengono rappresentati nelle pubblicità dell’industria felici e sereni. 

In questo idilliaco scenario, le immagini raccolte da Animal Equality, o da altre associazioni vengono sempre dipinte solo come dei casi isolati che non rappresentano affatto l’intero settore, sono solo alcune “mele marce”. La paura, il terrore, la violenza, la sporcizia vanno allontanate dalla mente dei consumatori. Ma qual è il limite tra pubblicità e inganno? 

Noi crediamo che il limite sia stato raggiunto e vogliamo porre fine alle bugie dell’industria  

Per questo stiamo lavorando per individuare e denunciare alle autorità competenti le pubblicità e le comunicazioni potenzialmente ingannevoli. Per farlo, però, abbiamo bisogno del tuo aiuto.

Condividi con noi le etichette, le comunicazioni o le pubblicità televisive, sul web, sui cartelloni o sui giornali cartacei che ritieni possano essere ingannevoli, ovvero che rappresentano gli animali allevati a scopo alimentare in modo fuorviante, aiutaci a sfatare queste menzogne, ingiuste nei confronti degli animali e dei consumatori!


Le più lette