Una nuova inchiesta sul terribile destino del tonno rosso


Oggi sulle pagine di Repubblica è uscita una esclusiva inchiesta sul mercato del tonno rosso, tra sofferenza animale, pesca illegale, criminalità organizzata e impatto ambientale, tutto in nome del profitto.

Leggi l’articolo originale su La Repubblica a questo link 

Si intitola “La guerra del tonno rosso” l’inchiesta di Repubblica pubblicata oggi a cura del giornalista Carlo Bonini, che tratta i problemi legati alla pesca di questo animale, da sempre cacciato per la sua carne, una carne che oggi può arrivare ad avere un valore addirittura inestimabile. 

Il mercato del tonno rosso, infatti, vale miliardi di euro l’anno, soprattutto per la richiesta del Giappone che – come riporta Repubblica – assorbe il 90% del tonno rosso pescato nel Mar Mediterraneo. 

Ma cosa significa questo per i tonni, le vittime principali di questa corsa all’oro del Mediterraneo? 

Prima della metà degli anni ‘90 il tonno rosso era diventato una specie a rischio nel nostro mare per via della pesca selvaggia, e con  l’introduzione del sistema delle quote e la nascita dell’organismo che controlla il rispetto della pesca del tonno tra Atlantico e Mediterraneo – l’Iccat – i tonni sono tornati ad abitare il nostro mare; ma questo non è significato un miglioramento per la condizione di vita di questi animali, poiché la richiesta per la loro carne non è diminuita.

Per rispondere alla sempre crescente domanda di carne di tonno che arriva dal Giappone, ma anche da tutto il resto del mondo dove si è diffusa l’abitudine di consumare pesce crudo, sushi e sashimi, i tonni che devono essere uccisi sono sempre di più.

La pesca del tonno rosso funziona a quote, in breve: si tratta di un sistema che pone un limite al numero di tonni che possono essere pescati ogni anno nel mondo. Questo numero viene poi diviso e ad ogni Stato viene assegnata un numero di quote, che corrisponde alla quantità di pesce pescabile in un anno. 

Riporta Repubblica che, ad esempio, in Italia per il 2020 possono essere pescate 4.756 tonnellate di tonno. Il mercato della pesca del tonno per l’Italia è controllato nella sua quasi totalità da una ventina di pescherecci che utilizzano la cosiddetta “circuizione”: un sistema che prevede l’uso di enormi reti circolari che si restringono non appena i banchi di tonno vi hanno fatto ingresso. E ne consentono la cattura e il trasporto da vivi verso le gabbie in altre acque, dove vengono messi all’ingrasso. 

Ma al fianco del mercato legale della pesca di tonno regolato dalle quote, si muove un intero mercato sommesso, che vale almeno 25 miliardi ogni anno. Ad esempio riporta Repubblica che:

“Negli ultimi anni, il business [della pesca del tonno] è diventato addirittura una delle priorità di Cosa nostra siciliana.”

Da La Repubblica

Una nuova tortura per i tonni: le gabbie per l’ingrasso

Dal momento che oltre il 90% del tonno rosso pescato nel Mediterraneo è destinato al mercato Giapponese, e che  questo mercato richiede tonni molto grassi, negli ultimi anni si è aggiunta un’ulteriore crudeltà verso gli animali e l’ambiente: l’uso di gabbie per l’ingrasso

Una volta pescati, i tonni vengono rinchiusi fino a 3.000 alla volta in un sistema a gabbie, dove per mesi vengono ingozzati con tonnellate di pesce azzurro e calamari finché non raggiungono il peso e le dimensioni “giuste” per il mercato giapponese. Una volta arrivato al peso adatto all’interno della gabbia, ogni singolo tonno viene ucciso con un colpo di fucile, una vera e propria esecuzione

Vittime di questo sistema terribile che somiglia sempre di più all’allevamento intensivo a terra è l’intero ecosistema del pesce azzurro e dei calamari: per far ingrassare tremila tonni, infatti, servono quattromila tonnellate di pesce azzurro, ogni giorno. Si tratta di pesce che viene  pescato, tolto dal suo habitat, ucciso, solo per poter nutrire e rivendere tonni sul  mercato giapponese al prezzo più alto possibile. 

Questo senza contare che il numero di tonni pescati è aumentato nel tempo, causando quindi anche un aumento di densità nelle gabbie nelle quali spesso vengono ammassati moltissimi esemplari, superando il numero consentito e causando così non solo una enorme sofferenza per i tonni, ma anche un consumo ancora più alto di altri pesci.

L’ideatore e pioniere del sistema di ingrasso del tonno in gabbie nel mare si chiama Charles Azzopardi. È un maltese che ha messo in piedi un impero che fattura oltre 30 milioni di euro all’anno. 

Miliardi di vittime all’anno: ecco i tonni nei nostri mari  

In cosa si traducono queste cifre riportate nell’articolo di Repubblica? Per il 2020, la quota mondiale di pescato è stata fissata in 36mila tonnellate, la più alta dal 2006. 

Questo significa che milioni di tonni verranno uccisi: pescati con reti a circuizione o con altri metodi, in modo legale e non, messi all’ingrasso, lasciati a soffocare sulle barche o uccisi con arpioni… il tutto tra enormi sofferenze.

Nessuna legge tutela il benessere dei pesci, questi animali sensibili vengono da sempre trattati alla stregua di oggetti; non possiamo udire le loro urla ma dalle immagini che abbiamo raccolto nella nostra investigazione a Carloforte, proprio per svelare la crudeltà della mattanza dei tonni, è chiaro come la sofferenza inflitta a questi animali sia qualcosa di barbarico e inaccettabile.

Guarda la nostra investigazione sulla mattanza dei tonni a Carloforte:

Leggendo l’inchiesta realizzata da Repubblica risulta chiaro come questo mercato ormai fuori controllo stia minacciando il futuro dei tonni rossi, ma non solo, anche di altre specie e dei nostri mari. Tutto questo per soddisfare la domanda di carne di pesce che, oltretutto, in Italia è molto raro trovare. Sulle nostre tavole, infatti, arriva perlopiù tonno a pinna gialla, pescato dalla parte opposta del mondo.

Un circolo vizioso dove a pagare il prezzo più alto sono pesci, oceani e mari di tutto il mondo. 

Ma tu hai il potere di cambiare tutto questo. Scegliendo di non consumare il pesce, scegli di tenere fuori dal tuo piatto la loro terribile sofferenza e di non finanziare questo mercato che causa terribili sofferenze e mette a rischio il futuro del nostro pianeta.

Sostituire anche il pesce dalla tua dieta è semplicissimo, se vuoi sapere come farlo visita subito la nostra pagina dedicata su Love Veg.


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