Viaggio nel paese dove si sterminano 50 mila galline ogni giorno
Sembrano immagini surreali ed è difficile credere che raccontino una storia vera, fatta di migliaia di individui che ogni giorno incontrano la morte. Purtroppo sta accadendo a Mordano (Bologna): le galline vengono ammassate nelle gabbie, afferrate per le zampe e lanciate in grandi cassoni per essere gasate. Cinquantamila ogni giorno, per dieci lunghi giorni. Cinquecentomila animali uccisi così. I volatili rinchiusi nello stabilimento dell’Eurovo si sono ammalati di aviaria e quando questo accade non c’altra soluzione che ucciderli, tutti. Qualcuno parla di camion che non venivano disinfettati, altri si preoccupano per le galline del proprio piccolo pollaio che potrebbero contrarre il virus, addirittura si pensa alla caccia e al rischio di non poter più uccidere i fagiani che vivono nei pressi dell’azienda, potrebbero essere contaminati anche loro. La solidarietà per le vittime di questa strage appare ancora più grottesca, tra chi sospira
“povere galline”ricordando come veniva
“schiacciata la testolina”dei pulcini uccisi perché nati con qualche difetto e chi invece sceglie di celebrarle mangiando frittate, tanto
“le uova, se cotte, non fanno alcun male”.
Tra i tanti pensieri
dedicatia questi animali ne manca uno, così palesemente semplice eppure evidentemente sfuggente: perché così tanti individui si trovano rinchiusi dentro un capanno? Quale soluzione potremmo proporre affinché questi poveri animali non siano più’
poverima liberi? La risposta per noi è semplice. Nessun individuo dovrebbe essere sfruttato: cinquecentomila animali che muoiono in quello che sembra un girone dantesco non sono risorse perdute ma individui ai quali è stata negata la vita, la libertà. Individui che come noi hanno un proprio sentire, dei desideri, delle necessità che vengono calpestate quotidianamente perché è più importante trasformarli in macchine per produrre uova. E così dimentichiamo chi sono, dimentichiamo tutto e riusciamo a leggere quel 500.000 senza battere ciglio, pensando magari alla perdita in termini economici e non a quante vite sono state spezzate. Ogni giorno le nostre scelte, anche le più piccole e apparentemente insignificanti, possono diventare importanti e permetterci di modificare lo stato delle cose. I nostri consumi hanno un potere enorme e quello che a noi appare banale, per altri può fare la differenza. Una differenza che costa l’intera vita. Scegliere di non consumare prodotti di origine animale significa restituire a tutti loro una possibilità e provare a compiere il primo passo verso un mondo diverso, fatto di solidarietà e di rispetto.