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Gli investigatori di Animal Equality Italia con Rai 3 negli allevamenti intensivi!

Giugno 16, 2021

Abbiamo portato le immagini degli allevamenti intensivi di nuovo in TV, ieri su Cartabianca le nostre immagini esclusive raccolte in un allevamento di maiali e uno di polli

Ieri sera su Rai 3, nel corso della trasmissione Cartabianca, condotta da Bianca Berlinguer, sono andate in onda immagini esclusive che i nostri investigatori hanno raccolto con la giornalista Cinzia Torriglia in due allevamenti, uno di maiali e uno di polli.

Ancora una volta, nello specifico l’ottava volta nel giro di 6 mesi, abbiamo portato le immagini che mostrano la realtà di quello che accade dietro le porte chiuse degli allevamenti italiani in TV. 

La puntata è stata vista da 1.228.000 di telespettatori, pari ad uno share del 6.3%. Un numero davvero ampio di persone che ha potuto vedere cosa si cela dietro le porte di questi luoghi. 

Guarda le immagini con gli investigatori di Animal Equality Italia andate in onda su Rai3

I nostri investigatori insieme ad Alice Trombetta, Direttrice di Animal Equality in Italia e alla giornalista Cinzia Torrini sono entrati in due diversi allevamenti intensivi, entrambi situati nel nord Italia.

Il primo allevamento investigato è una struttura che ospita maiali, il produttore che possiede questo allevamento si vanta di essere un produttore con massimi standard di benessere animale e che produce carne e salumi a marchio DOP, ma quello che grazie alle telecamere di Rai3 abbiamo potuto mostrare nulla ha a che vedere con la qualità che vanta.

Nell’allevamento c’è una gravissima infestazione di scarafaggi, gli animali sono costretti in ambienti sovraffollati, passano la loro vita letteralmente in mezzo alle loro stesse deiezioni, perfino le mangiatoie sono piene di feci. I maiali sono in condizioni di evidente disagio: alcuni gridano, urlano, si dimenano, altri invece sono in uno stato di completa apatia.

Molti animali presentano cisti non curate, maialini di pochi mesi presentano segni di malattie della pelle dovute alla costrizione in gabbia, al contatto con le deiezioni e alle infestazioni di parassiti.

Nell’allevamento abbiamo trovato anche il cadavere di un maialino di pochi mesi, in stato di avanzata decomposizione, segno che il corpo era abbandonato lì da tempo.

La nostra squadra di investigatori insieme alla giornalista di Rai 3 si è recata anche in un secondo allevamento, questa volta di polli da Broiler allevati per la loro carne. I polli allevati in questa struttura sono quasi pronti per la macellazione, i loro corpi – nonostante le loro poche settimane di vita – sono già cresciuti a dismisura.

I polli di razza Broiler, infatti, sono stati selezionati negli anni per crescere il più possibile, nel minor tempo possibile, tanto che intorno ai 40 giorni di vita hanno già raggiunto il peso di macellazione di circa 3 kg. Questa crescita innaturale ovviamente ha delle ripercussioni sul loro corpo come abbiamo potuto mostrare proprio ieri sera con le nostre immagini trasmesse a Cartabianca.

Nelle immagini andate in onda su Rai3 si vedono polli incapaci di reggersi sulle loro zampe e per questo impossibilitati a raggiungere cibo e acqua; polli in stato di agonia, sofferenti, che faticano a respirare e sulla lettiera dell’allevamento diversi cadaveri di polli morti, segno che nessuno interviene per aiutare gli animali in difficoltà, che vengono abbandonati alla loro agonia e poi alla morte.

La cella frigorifera, poi, è la cartina tornasole di questa situazione: al suo interno ci sono decine e decine di polli morti, prova di quanto sia alto il numero  delle vittime giornaliere di questa industria.

Una risposta all’industria della carne che prova a difendere il settore

A seguito della messa in onda del servizio su Cartabianca la discussione sul tema degli allevamenti intensivi è continuata nello studio di Rai3, gli ospiti presenti erano Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, Matteo Bassetti, virologo e Luigi Scordamaglia, presidente di Assocarni e – aggiungiamo – amministratore delegato di Inalca del Gruppo Cremonini, una delle più grandi aziende produttrici di carne in Italia.

Nessun commento da parte di Scordamaglia sulla terribile sofferenza appena mostrata nel servizio, al contrario il Presidente di Assocarni ci tiene subito a specificare che bisogna distinguere gli allevamenti che non rispettano le regole da quelli che lo fanno, utilizzando dunque la retorica con cui da anni l’industria risponde alle investigazioni, quella della mela marcia.

Secondo i rappresentanti degli allevatori le immagini riportate dai nostri investigatori, ma anche dalle altre organizzazioni, infatti riportano sempre e solo “casi isolati”, mentre la maggior parte degli allevamenti rispetta le norme ed il benessere degli animali.

Ovviamente si tratta di una bugia bella e buona, ampiamente smontata dalle numerosissime investigazioni svolte da Animal Equality nel corso degli anni all’interno di allevamenti e macelli nel nostro paese, ma anche dai lavori di altre organizzazioni. 

Secondo Scordamaglia, poi, i controlli in Italia sono i migliori al mondo, e l’Italia prevede sanzioni penali più rigide rispetto al resto del mondo, peccato che, ad esempio, secondo l’ultima relazione del Ministero della Salute, solo il 16,6% degli allevamenti di suini in Italia è stato controllato dalle autorità preposte, come i NAS.

Legato alla produzione intensiva di carne – oltre alla sofferenza degli animali – c’è l’impatto ambientale, come spiega bene Mario Tozzi: il problema della deforestazione ad esempio, di cui l’allevamento intensivo è in grande misura complice, perché richiede la produzione di una quantità enorme di mangimi per gli animali allevati, oltre all’emissione di gas serra pericolosi. 

“L’alternativa è non andare verso la massimizzazione delle carne come fosse una merce, perché questo che provoca danni […] Un Italiano produce circa 7 tonnellate di anidride carbonica all’anno, di queste una dipende da ciò che mangia, quindi bisogna intervenire sulla dieta con i nostri comportamenti individuali.”

Mario Tozzi, divulgatore scientifico

Oltre al problema dell’impatto ambientale, come sottolinea in studio Bassetti, virologo, gli allevamenti intensivi hanno un altro problema quello dell’uso di farmaci antibiotici, usati massicciamente in questi luoghi, per permettere la sopravvivenza degli animali.

Scordamaglia ci tiene subito a sottolineare come in Italia l’attenzione per gli antibiotici in zootecnia abbia portato a una riduzione del – 40% del loro utilizzo, noi ricordiamo però che secondo il più recente rapporto dell’Ema (Agenzia europea del farmaco), tra i paesi membri dell’Unione Europea l’Italia si trova ben al secondo posto per consumo di antibiotici, e che oltre il 50% degli antibiotici venduti sono destinati agli animali negli allevamenti in Italia.

Nel nostro paese – afferma Scordamaglia – c’è un equilibrio perfetto, siamo uno dei paesi più longevi, e così il Presidente di una delle più grandi aziende di produzione di carne del paese si chiede: perché allora dovremmo cambiare dieta, pensare di ridurre o eliminare il consumo di carne? 

Per motivi etici: quello che abbiamo ripreso e abbiamo mandato in onda durante la puntata di Cartabianca non è un caso isolato, gli allevamenti non sono adeguatamente controllati, le pene per chi compie reati o violazioni sono spesso irrisorie. Anche dove le regole vengono maggiormente rispettate, gli animali in strutture intensive sono comunque condannati ad una breve vita di sofferenza, senza poter esprimere alcun comportamento naturale, e poi condannati ad essere uccisi.

Per motivi ambientali: con buona pace di Scordamaglia, per quanti dati abbia dato, si è dimenticato i più importanti. Gli allevamenti intensivi sono infatti la seconda causa di inquinamento da “polveri fini” in Italia, responsabili dello smog più dell’industria e più di moto e auto. Secondo lo studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, infatti, riscaldamento e allevamenti sono responsabili rispettivamente del 38% e del 15,1% del particolato PM2,5 della penisola. In altre parole, lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquina più di automobili e moto (9%) e più dell’industria (11,1%). *Dati Ispra E questo senza parlare degli sversamenti di liquami abusivi che abbiamo (noi e altre organizzazioni) più volte documentato e che inquinano la nostra terra e la nostra acqua.

Per la salute pubblica: l’antibiotico resistenza è stata definita dall’OMS “la più grande minaccia alla salute pubblica che ci aspetta nel futuro” e come abbiamo detto più del 50% degli antibiotici usati in Italia è destinato agli animali negli allevamenti. Gli enormi allevamenti in cui sono costretti migliaia di animali sono una polveriera per la diffusione di nuovi virus pericolosi per l’uomo. Oltre a questo, secondo l’Osservatorio permanente sul Consumo Carni, il consumo medio annuo in Italia di carne (pollo, suino, bovino, ovino) è pari a 79 chilogrammi pro-capite, oltre i 200 g pro capite al giorno (210 secondo le stime Ismea e 230 secondo i calcoli Fao). Un problema particolare lo presentano la carne rossa e i salumi. Secondo una recente indagine Inran/Scai (oggi Crea) gli italiani consumano ogni settimana 420 g di carne rossa e 190 di salumi, alimenti che non giovano alla salute. 

Ancora una volta abbiamo portato in Tv le immagini che mostrano la verità di quello che accade negli allevamenti intensivi del nostro paese, con le nostre immagini durante la puntata di Cartabianca su Rai 3 abbiamo mostrato la sofferenza degli animali, una sofferenza a cui non si può più rimanere indifferenti.

Nonostante le evidenze che abbiamo raccolto e che da anni raccogliamo, l’industria continua a negare l’evidenza, senza i nostri coraggiosi investigatori che rischiano in prima persona per mostrarti la verità l’unica voce in campo sarebbe proprio questa: quella dell’industria che parla di eccellenze del made in Italy mentre sullo schermo passano immagini di animali in agonia.

Le investigazioni sono la prima arma che abbiamo a disposizione per contrastare questo sistema terribile ed ingiusto: solo raccogliendo nuove immagini che mostrano la realtà possiamo continuare a portare alla luce cosa si nasconde dietro alle porte chiuse di allevamenti e macelli.

Noi siamo la voce fuori dal coro e vogliamo continuare ad esserlo: supporta chi combatte ogni giorno in prima linea per gli animali.



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