Mezzo milione di firme alle Nazioni Unite per lo stop alla vendita di animali vivi nei wet market
Animal Equality ha consegnato oggi alle Nazioni Unite le 569.675 firme raccolte con una petizione internazionale per chiedere il bando definitivo del commercio di animali vivi nei wet market!
Oggi, Animal Equality ha consegnato oltre mezzo milione di firme alle Nazioni Unite insieme alla petizione che chiede la fine della vendita di animali vivi nei wet market di tutto il mondo. Chiediamo che le Nazioni Unite riconoscano i rischi che la vendita di animali vivi comporta per la salute globale ed esortiamo i responsabili politici di tutto il mondo a limitare la vendita di animali vivi nei wet market.
Una petizione da più di mezzo milione di firme
Lo scorso anno Animal Equality ha lanciato una petizione internazionale per chiedere la chiusura dei mercati di animali vivi in tutto il mondo. Un richiesta mossa dalla necessità di porre fine alla sofferenza che milioni di animali sono costretti a patire in questi luoghi, ma anche dalla pericolosità che questi luoghi rappresentano per la salute pubblica, minaccia resa ancora più reale dallo scoppio della pandemia di Covid-19.
La petizione nel giro di meno di un anno ha raccolto oltre mezzo milioni di firme, nello specifico 569.675 firme.
Oggi le abbiamo consegnate al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, a S.E. Munir Akram, Presidente del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite c/o Missione Permanente del Pakistan alle Nazioni Unite e a S.E. Nicolas de Rivière, Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite c/o Missione Permanente della Repubblica di Francia alle Nazioni Unite.
La nostra decisione di consegnare le firme arriva settimane dopo che l’OMS ha riferito che il COVID-19 ha molto probabilmente origine da un animale non umano.
In aprile, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) hanno chiesto congiuntamente la sospensione a livello mondiale della vendita di mammiferi selvatici vivi nei mercati tradizionali – noti come wet market – a causa dell’alto rischio che queste vendite comportano per la trasmissione di malattie umane. Nel loro rapporto si afferma che:
“I virus dell’influenza aviaria … possono essere trasmessi da animali infetti all’uomo durante la manipolazione e la macellazione nei mercati tradizionali. È quindi importante limitare, per quanto possibile, lo stretto contatto tra gli animali vivi, le operazioni di macellazione e gli esseri umani in tali mercati”.
Il problema non riguarda però solo gli animali selvatici uccisi nei wet market, ma anche quelli da allevamento. Mentre le istituzioni raccomandano di porre fine al commercio di animali selvatici – un divieto legittimo – omette però di occuparsi dei problemi legati ad animali come suini, polli, galline, etc etc.. La storia recente però evidenzia come focolai di malattie dovute all’allevamento di animali, tra cui l’influenza aviaria e quella suina, sono una realtà frequente e preoccupante. Per questo motivo noi di Animal Equality stiamo sollecitando l’inclusione di tutti gli animali nel divieto di vendita nei wet market di tutto il mondo.
“I mercati di animali vivi rappresentano un rischio innegabile per la salute e la sicurezza delle persone in tutto il mondo. Sono terreno fertile per le malattie eluoghi di estrema sofferenza per gli animali”, ha dichiarato Sharon Núñez, presidente di Animal Equality, che ha consegnato le firme alle Nazioni Unite. “Per proteggere la nostra sicurezza e porre fine alla sofferenza di innumerevoli animali, la vendita e la macellazione di tutti gli animali devono essere vietate nei mercati di animali vivi. Esortiamo le Nazioni Unite ad ascoltare l’appello delle oltre 569 mila persone che chiedono che l’organizzazione ponga fine alla vendita di animali vivi nei mercati umidi e impedisca la diffusione di futuri virus pandemici”.
I nostri investigatori hanno mostrato la realtà dei wet market
Nel 2020 Animal Equality ha pubblicato due indagini che mostrano le condizioni scioccanti in cui gli animali vivono e muoiono nei wet market di Cina, Vietnam e India. Gli investigatori hanno documentato l’estrema crudeltà con cui gli animali sono trattati, oltre alla totale mancanza del rispetto delle norme igienico sanitarie. In questi luoghi – che ancora oggi continuano a funzionare nonostante gli avvertimenti dei funzionari sanitari – animali di ogni specie sono ammassati insieme e il loro sangue scorre sui pavimenti creando terreno fertile per la diffusione di malattie.
Non sorprende che altre epidemie come la SARS e l’H5N1 siano state scientificamente collegate ai mercati di animali vivi.
Negli Stati Uniti, il dottor Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, e il dottor Joseph Fair, vicepresidente e direttore della ricerca e dello sviluppo di Metabiota, sono tra il gruppo di rinomati scienziati e virologi che hanno avvertito le autorità che questi mercati sono il perfetto terreno di diffusione delle malattie trasmesse dagli animali. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, il 75% di tutte le malattie nuove o emergenti negli esseri umani provengono dagli animali.
Mostrare la verità per cambiare il futuro per gli animali e le persone
Grazie al lavoro del coraggioso team di investigatori abbiamo portato alla luce la crudeltà dei mercati di animali vivi, il mondo ora è a conoscenza del pericolo dei wet market, ma c’è ancora molto da fare. Animal Equality chiede che il problema della vendita di animali vivi nei wet market sia portato all’attenzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e di altri leader globali che hanno il potere di attuare rapidamente restrizioni critiche su questi luoghi pericolosi e disumani.
La consegna di oltre mezzo milione di firme è stata una prima pietra miliare posata per costruire un futuro migliore per i migliaia di animali nei wet market, ma anche per costruire un mondo migliore per le persone.