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All’assalto di un gregge con arco e frecce


Due ragazzi di 24 anni hanno assalito un gregge di pecore nel viterbese, ferendone 4. L'aggressione è avvenuta a colpi di archi e frecce.

Non bastano le umiliazioni, le privazioni, le sofferenze inflitte a questi animali; come se non fossero già pesantemente offesi dalla vita che gli abbiamo imposto, mancava solo la noia e le perversioni di due persone qualunque a turbare quel briciolo di quiete quotidiana in un’esistenza che non conosce riposo.

Due ragazzi giovanissimi di Grotte di Castro, Viterbo, hanno attaccato un gregge al pascolo, utilizzando arco e frecce, in località Pian di Stella. Dopo essersi messi in posizione, hanno cominciato a scagliare una freccia dietro l’altra, compiacendosi per ogni bersaglio centrato. Ne hanno colpite e ferite 4 e, come cita l’articolo, “le lesioni riportate dagli animali colpiti non erano profonde e, per fortuna, saranno guarite nel giro di pochi giorni”.

C’è una ferita però che non guarirà… le fonti che riportano la notizia di questo gesto presentano i due ragazzi come criminali accusati di maltrattamento verso gli animali e porto abusivo di armi bianche. Quello che è stato fatto è imperdonabile ma sarebbe importante ricordare che la mano che segrega migliaia, milioni, miliardi di animali in un allevamento, violandone la natura e la volontà, non è migliore di quella che scaglia una freccia. Le pecore non stavano pascolando perché libere, ma in quanto facenti parte di un gregge di ‘proprietà’ di qualche pastore che concede ai suoi animali alcune ore di pascolo in cambio di molte ore di sfruttamento.

Gesti eccentrici e inusuali attirano l’attenzione dei media e spesso dell’opinione pubblica, perché il maltrattamento verso gli animali è plateale, sotto gli occhi di tutti e rientra in quei canoni di comportamento che la società ci insegna a non mettere in pratica nei confronti di esseri viventi, in quanto sintomi di violenza e brutalità, non adatti a questo mondo basato, apparentemente, sulla compassione e il rispetto. Le sofferenze di tutti quegli animali rinchiusi negli allevamenti, nei macelli, nei circhi, negli zoo e in ognuno dei molteplici luoghi fondati sullo sfruttamento, sono invece accettate nell’indifferenza generale, nascoste e dimenticate, per tacitare le coscienze di chi potrebbe ancora essere capace di seguire l’empatia verso l’altro ed abbandonare la strada maestra per la via dell’etica e del rispetto verso qualsiasi essere senziente.


Sources

Viterbo

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