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Pubblicità bugie parmigiano

Basta immagini ingannevoli nelle pubblicità dell’industria alimentare!


Va in onda il nuovo spot di Parmigiano Reggiano: mucche felici al pascolo, mentre nella realtà solo l’1% può uscire dai capannoni.

Un pascolo verdeggiante, un paio di mucche felici immerse nella campagna, un gruppo di “folkloristici” allevatori che mungono una mucca. In appena 15 secondi di video la nuova pubblicità del Parmigiano Reggiano racconta agli spettatori un mondo che non esiste

La produzione legata alla tradizione italiana del Bel Paese, i pascoli, la vita contadina…. Tutto questo è stato sostituito ormai da tempo da un sistema di allevamenti intensivi che sfrutta centinaia di migliaia di mucche ogni anno costringendole ad una vita di sofferenza. 

Guarda lo spot del Parmigiano Reggiano:

Tutto ciò che hai visto relativo agli animali è molto diverso dalla realtà 

Il Parmigiano Reggiano viene da sempre presentato come una delle “eccellenze del made in Italy”. Nell’immaginario collettivo, questo prodotto – come tanti altri di origine animale – è legato all’idea di genuinità, qualità e di tradizione contadina del nostro Paese. Eppure questa immagine è, per la maggior parte dei casi, molto molto diversa dalla realtà. Se la pubblicità ci rimanda un’immagine idilliaca di mucche al pascolo, infatti, per la maggior parte delle mucche italiane, il pascolo è solo un miraggio: in Italia sono allevate due milioni di mucche da latte, la maggior parte delle quali attualmente passa tutta la propria breve vita al chiuso, in un sistema a pascolo zero – quindi senza alcun accesso ad aree esterne ai capannoni – facendo una sola cosa, produrre latte.

Tra queste mucche costrette ad una vita “a pascolo zero” ci sono anche quelle inserite nella filiera della produzione delle “eccellenze” come il Parmigiano Reggiano, o il Grana Padano DOP. Infatti, da informazioni raccolte da rappresentanti di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, è emerso che solo l’1% delle mucche che danno il latte utilizzato per il Parmigiano ha accesso al pascolo, mentre per il Grana Padano la percentuale sale al 30% (ma non si specifica se si tratti di pascolo vero e proprio o solo di cortili esterni) una percentuale comunque davvero esigua per un prodotto che viene considerato sinonimo di eccellenza e genuinità in Italia e nel mondo.

A supporto di tutto questo c’è l’indagine condotta da CIWF – Compassion World Farming – nell’estate del 2017, che ha messo in luce le criticità degli allevamenti che producono le “eccellenze” casearie, mostrando le condizioni degli animali nelle stalle.

Nelle sue pubblicità, l’industria rappresenta le mucche sempre immerse in paesaggi bucolici, che richiamano il pascolo. In realtà la stragrande maggioranza delle mucche coinvolte nella produzione del Parmigiano Reggiano vive una vita a “Pascolo zero”, un vero e proprio confinamento nei capannoni, una condanna a vivere e camminare sul cemento senza mai provare la sensazione dell’erba sotto i piedi.

Ecco la verità delle mucche allevate per la produzione del Parmigiano Reggiano, l’eccellenza del Made in Italy

Scorri per scoprire il vero volto dell’industria lattiero-casearia

Nelle sue pubblicità, l’industria non solo presenta le sue mucche felici, ma l’intero contesto è bucolico e folkloristico e persino il momento della mungitura si trasforma in un idillio di felicità e vita di comunità. Nella realtà le “mucche da latte” sono costrette a produrne molto di più di quanto non farebbero in natura: in media 28 litri di latte al giorno (in natura ne produrrebbe circa 4) per un periodo di 10 mesi. Durante il picco di lattazione, le mucche da latte ad alto rendimento possono arrivare a produrre fino a 60 litri al giorno. 

Un sistema di sfruttamento estremo e ormai del tutto meccanizzato che “consuma” letteralmente gli animali che, a causa di questo intenso ritmo di produzione, hanno un’aspettativa di vita molto breve. 

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Animali felici, animali coccolati e liberi, vita di comunità, tradizione e genuinità sono i messaggi principali di spot come quello del Parmigiano Reggiano, immagini che troppe volte vediamo passare sugli schermi delle nostre TV: è davvero possibile raccontare un mondo tanto diverso dal reale? Come può l’industria mostrare così spudoratamente agli spettatori immagini tanto diverse dalla realtà, in nome del Made in Italy? 

Qualunque spettatore di fronte alle vere immagini di un allevamento di mucche – ma anche di maiali, polli, galline, pecore, etc – vedendo le vere condizioni degli animali rimarrebbe impressionato. Sfumerebbe per sempre l’immagine idilliaca che accomuna l’immaginario collettivo delle persone riguardo gran parte dei prodotti alimentari simbolo del Bel Paese.

Eppure le criticità di questo sistema sono vere, reali e provate, così come è vera l’estrema sofferenza degli animali. Allora perché è ancora possibile raccontare qualcosa di così lontano dal vero? E non parliamo solo del Parmigiano Reggiano perché è l’intero settore a utilizzare lo stesso immaginario e lo stesso linguaggio.

Come l’industria lattiero-casearia racconta l’allevamento

Solo qualche mese fa, un noto brand di formaggi ha lanciato uno spot in cui si parlava di mucche massaggiate e che fanno la doccia… anche in questo caso il tutto immerso in paesaggi bucolici e scene di vita contadina. 

https://www.youtube.com/watch?v=5AfpUSGi8FE

In questo spot del Consorzio Mozzarella Dop, le bufale addirittura passeggiano tra i prati della Reggia di Caserta.

Nulla di più distante dalla realtà degli allevamenti di bufale, che abbiamo di recente presentato con un mini-documentario esclusivo sulla realtà della produzione della mozzarella di bufala, altro prodotto considerato uno delle eccellenze del settore caseario italiano!

La verità degli allevamenti dell’industria lattiero-casearia 

Come abbiamo visto l’industria del latte ci abitua ad un mondo idilliaco dove le mucche pascolano felici nei prati insieme ai propri cuccioli. Ma la realtà è molto diversa, come abbiamo documentato con questa investigazione.

E come altre associazioni hanno denunciato con video che mostrano la vita a cui le “mucche da latte” sono condannate, come questa indagine dell’associazione italiana Essere Animali.

Latte, carne, uova e bugie sulle tavole italiane

È chiaro che le aziende produttrici di carne, uova, latte, formaggi e altri derivati animali hanno capito che è importante puntare sulla trasparenza e su quello che anche loro chiamano “benessere animale“: mucche, maiali, polli, agnelli, pecore e gli altri animali coinvolti nelle filiere vengono rappresentati nelle pubblicità dell’industria felici e sereni. 

In questo idilliaco scenario, le immagini raccolte da Animal Equality, o da altre associazioni vengono sempre dipinte solo come dei casi isolati che non rappresentano affatto l’intero settore, sono solo alcune “mele marce”. La paura, il terrore, la violenza, la sporcizia vanno allontanate dalla mente dei consumatori. Ma qual è il limite tra pubblicità e inganno? 

L’unica arma che abbiamo a disposizione per contrastare questa immagine edulcorata che l’industria mostra nelle sue pubblicità è l’informazione libera. 

Solo attraverso il lavoro investigativo possiamo continuare a portare alla luce cosa si nasconde dietro alle porte chiuse di allevamenti e macelli, e senza il lavoro degli investigatori l’unica voce in campo sarebbe quella dell’industria. 

Noi siamo la voce fuori dal coro e vogliamo continuare ad esserlo, supporta chi combatte ogni giorno in prima linea per gli animali.


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