Cosa significa lavorare in un macello?
Le esperienze dirette dei nostri investigatori infiltrati nei macelli e degli ex dipendenti pentiti
Una delle domande che più volte vengono rivolte ad Animal Equality Italia e ai nostri investigatori è: cosa significa lavorare in un macello? E la curiosità non si ferma qui, viene spontaneo chiedersi, chi fa questo lavoro? Come si può resistere e rimanere indifferenti di fronte a tanta sofferenza?
Dare una risposta a queste domande non è facile, non ce n’è una che possa valere per tutte le persone e chi si trova nei macelli affronta in modo estremamente diverso la terribile crudeltà a cui si trova di fronte.
Per questo abbiamo deciso di rispondere riportando proprio le esperienze di chi, in prima persona, è entrato nei macelli e ha visto coi suoi occhi cosa accade in questi luoghi agli animali.
Dopo aver letto queste esperienze speriamo che sia un po’ più chiaro a tutti che quanto viene fatto agli animali nei macelli non ha nulla di naturale, nulla di accettabile, tanto per gli animali, quanto per le persone.
L’intervista a Sean, professione: infiltrato nei macelli
Sean è il Direttore Internazionale delle Investigazioni di Animal Equality, il suo lavoro lo ha portato a visitare diversi macelli per raccogliere documenti e immagini da mostrare a chi – altrimenti – non potrebbe mai conoscere la realtà dietro le porte chiuse di questi luoghi.
Lo scorso anno in occasione di un’intervista con Il Corriere della Sera per parlare dei focolai di Covid-19 esplosi proprio in queste strutture, Sean ha raccontato cosa significa lavorare in un macello. Guarda subito l’intervista:
I macelli industriali funzionano proprio come catene di montaggio, l’obiettivo è uccidere il maggior numero di animali nel minor tempo possibile: questo significa che troppo spesso l’uccisione avviene senza neppure rispettare le minime norme a tutela degli animali, che finiscono per subire ulteriori inutili sofferenze.
La nostra intervista a Mauricio Garcia Pereira, ex dipendente di un macello
C’è chi per anni lavora nei macelli fino ad arrivare a non farcela più. È il caso di Mauricio Garcia Pereira, che ha lavorato per sette anni al macello pubblico di Limoges, il più grande della Francia.
Dopo anni di lavoro in questo orrore, insieme all’organizzazione francese per i diritti animali L214, Mauricio Garcia Pereira è riuscito a portare alla luce uno dei più grandi scandali dei macelli nella storia della Francia, e poi ha scritto un libro dal titolo Maltrato animal, sufrimiento humano per raccontare la sua esperienza.
Qualche mese fa lo ha intervistato Silvia Barquero, Direttrice esecutiva di Igualdad Animal in Spagna. Puoi guardare il video completo dell’intervista in Spagnolo, altrimenti leggere l’articolo con le principali domande e risposte.
Durante l’intervista Mauricio ha parlato di tantissime problematiche legate al lavoro nel macello: prima di tutto la terribile sofferenza degli animali che secondo Mauricio sono perfettamente consapevoli del destino che li aspetta fin dal momento in cui vengono scaricati dai camion.
Mauricio ha raccontato anche di come a causa dell’esperienza brutale e traumatica, le persone che lavorano dentro ai macelli consumano alcol e droga per dimenticare ciò che succede. Lui stesso ha abusato di droghe nel periodo di lavoro al macello, questa abitudine purtroppo molto diffusa sembra essere per gli operatori dei macelli l’unica soluzione per affrontare il dolore a cui assistono quotidianamente.
Una ulteriore prova di quanto questa sofferenza faccia male, agli animali prima di tutto, ma anche alle persone.
Le parole di un ex dipendente nel Regno Unito
Alcuni mesi fa su BBC News è stata pubblicata un’intervista ad un ex operaio di un mattatoio in Inghilterra, che ha voluto raccontare la sua esperienza e l’effetto che il lavoro nel macello ha avuto sulla sua salute mentale.
Puoi leggere qui la trascrizione completa dell’intervista realizzata da Ashitha Nagesh per BBC.
Grazie all’esperienza di questo ex dipendente possiamo capire quanto sia comune che nei macelli di tutto il mondo gli animali non vengano storditi correttamente, il testimone riporta che era quasi la norma che le “enormi mucche fossero in preda alle convulsioni mentre le appendevano alla linea di macellazione”.
Nelle parole di questo ex dipendente in un macello si percepisce chiaramente come violenza e sofferenza siano sempre presenti nel macello, le grida degli animali, il loro dolore sono palpabili nell’aria e per non rimanere sopraffatti l’unica strada, spiega l’intervistato, è la dissociazione.
Un’abilità che si impara quando si lavora in un macello è la dissociazione. Si impara a diventare indifferenti alla morte e alla sofferenza. Invece di pensare alle mucche come esseri viventi “interi”, le dividiamo in parti del corpo commestibili e commerciabili.
Tuttavia la dissociazione non può funzionare per tutti, anche in questa testimonianza si parla di come l’abuso di alcool, bevande energetiche, droghe fossero tutte pratiche comuni tra i lavoratori del macello.
L’ex dipendente ha raccontato a BBC che dopo diversi anni di lavoro al macello ha iniziato ad avere tendenze suicide ed in quel momento ha capito che era il momento di lasciare il lavoro, così ha fatto. Un collega con cui racconta di aver lavorato proprio nella stessa struttura, che si occupava di scuoiare le carcasse, si è invece ucciso.
Lasciarsi alle spalle l’esperienza in un macello però non è facile come sembra racconta l’intervistato.
E di notte, quando chiudo gli occhi e cerco di dormire, a volte vedo ancora centinaia di paia di occhi che mi fissano.
Il nostro lavoro per fermare la crudeltà nei macelli
Da tutte queste testimonianze emerge con chiarezza come il dolore e la sofferenza siano una costante nei macelli. La sofferenza umana di chi si trova di fronte alla morte, ma anche e soprattutto la sofferenza degli animali, le vittime di questo sistema innaturale che sfrutta e uccide miliardi di individui ogni anno, in tutto il mondo.
Il destino comune di ogni animale nato nell’industria alimentare è finire sulle linee di un macello, può essere uno di quelli in cui si è infiltrato Sean, Direttore Internazionale delle Investigazioni di Animal Equality, o quello in cui a lavorato in questi luoghi come Mauricio Garcia Pereira, o ancora quello raccontato dall’ex lavoratore intervistato da BBC.
In ognuno di questi luoghi – come ci hanno raccontato i testimoni che ci hanno lavorato – gli animali sono condannati ad estreme sofferenze. E queste sofferenze troppo spesso sono accentuate dalla fretta imposta dalla catena di montaggio, da pratiche di stordimento inadeguate, da trattamenti violenti o inadeguati degli stessi operatori.
Questo accade anche in Italia come abbiamo potuto mostrare con la nostra ultima investigazione nel macello Zema Srl di Cremona, dove abbiamo riscontrato violazioni delle regole minime di benessere animale e veri e propri maltrattamenti e uccisioni crudeli.
Tutto questo non può continuare ad accadere: per questo nel 2017 Animal Equality Italia ha lanciata una campagna rivolta al Ministero della Salute e a quello dell’Agricoltura per chiedere di mettere fine alle crudeltà sistematiche nei macelli.
L’atteggiamento criminoso verso gli animali nei macelli è purtroppo incentivato sia dall’insufficienza di controlli costanti su tutte le strutture nazionali, sia dalla mancanza di conseguenze penali concrete e severe per chi infrange la legge.
Per questi motivi chiediamo al Governo italiano:
- L’incremento dei controlli in queste strutture, affinché siano più efficienti;
- L’abolizione di qualunque deroga allo stordimento;
- L’introduzione di norme specifiche per punire i maltrattamenti nella fase di stordimento e macellazione.
La campagna – supportata da diverse investigazioni realizzate nei macelli italiani – ha superato le 200.000 firme di cittadini italiani, unisciti anche tu a noi e aiutaci a costruire un futuro migliore per gli animali.