Crudeltà dietro i marchi DOP: la verità dietro la produzione del formaggio Roquefort
Ancora una volta i marchi DOP si mostrano come realtà piene di contraddizioni, soprattutto nella gestione e nel rispetto degli animali sfruttati nella loro filiera. Questa volta si parla di Roquefort, un formaggio DOP francese che viene esportato e venduto anche sul territorio italiano.
Nell’indagine condotta all’inizio di quest’anno, l’associazione francese per i diritti animali L214 ha documentato le crudeltà su pecore e agnelli impiegati nella filiera di un famoso formaggio francese, il Roquefort: si tratta infatti di un business multimilionario in cui il latte di pecora viene trasformato nel famoso formaggio erborinato simbolo della cucina francese anche all’estero.
L’indagine, pubblicata proprio in questi giorni, mostra le terribili condizioni imposte agli ovini durante il processo di ingrasso e di macellazione.
Guarda l’inchiesta di L214 sugli allevamenti di agnelli e pecore in Francia:
Che cosa mostra l’indagine di L214
Per continuare a produrre latte destinato ad essere trasformato nel famoso formaggio blu Roquefort, le pecore devono costantemente dare alla luce degli agnelli, esattamente come le mucche all’interno dell’industria del latte vaccino, perché per produrre latte nell’industria lattiero-casearia gli esemplari di sesso femminile devono essere ingravidate in modo forzato e artificiale e finire così confinate a un ciclo continuo di gravidanze.
In Francia, oltre l’80% delle pecore allevate nell’industria del latte vengono inseminate artificialmente, dando alla luce in tutto oltre un milione di agnelli ogni anno.
Ma solo il 25% degli esemplari viene allevato all’interno degli allevamenti a scopo riproduttivo e per la produzione di latte. Il resto – tra 500.000 e 800.000 agnelli – viene inviato direttamente al macello, o tuttalpiù in un allevamento intensivo dove saranno ingrassati prima della macellazione.
«La produzione di Roquefort è inseparabile dalla produzione di agnelli che nascono ogni anno per rendere possibile la produzione di latte da parte delle pecore. Il settore promuove l’accesso all’aperto alle pecore ma ignora la sorte degli agnelli che vengono fatti ingrassare all’interno degli allevamenti intensivi. La produzione di latte e latticini è, come la produzione di carne, causa di grandi sofferenze e dell’uccisione premeditata di milioni di animali ogni anno»
Sébastien Arsac, portavoce dell’associazione L214
L214 ha condotto un’indagine sul più grande allevamento francese di agnelli da ingrasso – SARL Grimal – e su The Arcadie Sud-Ouest, il macello industriale francese dove vengono macellati parte degli agnelli allevati dalla SARL Grimal.
La SARL Grimal, situata ad Aveyron, alleva 120.000 agnelli all’anno, ovvero il 10% degli agnelli nati sul territorio da cui proviene il marchio protetto Roquefort. I filmati raccolti da L214 mostrano migliaia di agnelli ammassati all’interno dei capannoni, senza accesso a un’area esterna, con agnelli malati e altri addirittura lasciati a morire in agonia.
Nel mattatoio industriale Arcadie Sud-Ouest viene macellato un agnello ogni 10 secondi in quello che è a tutti gli effetti un modo crudele di uccidere questi animali.
Gli agnelli vengono macellati senza stordimento (secondo la macellazione rituale) o solo a volte storditi prima di essere dissanguati. Lo stordimento, effettuato per elettrocuzione, è una pratica che spesso porta solo a immobilizzare gli agnelli, invece di renderli incoscienti. Questo crea ancora più sofferenza perché sono ancora vivi e pienamente coscienti quando vengono messi su ganci appesi e dissanguati.
Queste terribili condizioni erano già state segnalate nel 2016 dai servizi veterinari responsabili della zona. Il loro rapporto infatti rilevava “gravi non conformità nello stordimento e nella macellazione delle pecore”.
A seguito della pubblicazione dell’indagine filmata dall’associazione L214 il ministro dell’agricoltura Didier Guillaume ha chiesto al prefetto di Aveyron la sospensione temporanea della linea di macellazione delle pecore nel macello Arcadie Sud-Ouest.
Le crudeltà dell’industria del latte e delle presunte eccellenze
Questa indagine fornisce ancora più prove del perché il regolamento sull’abbattimento debba essere rivisto, non solo per non permettere pratiche crudeli come quelle viste nel filmato, ma anche per far sì che l’UE e gli Stati membri lo facciano rispettare pienamente, in particolare per quanto riguarda la macellazione rituale.
Guarda le nostre inchieste nei macelli italiani dove gli agnelli vengono uccisi senza stordimento
Ma soprattutto mostra ancora una volta le crudeltà che si celano dietro la produzione del latte e dei formaggi, dimostrando che i marchi di qualità non vanno necessariamente di pari passo con una maggiore tutela degli animali.
Denominazioni come IGP/DPO, percepite dai consumatori come qualità e legalmente denominate “marchi di qualità” ai sensi della normativa europea, devono ampliare il loro campo di applicazione al di là della denominazione geografica e integrare gli standard di rispetto del benessere animale al di là dei requisiti minimi UE sulle loro specifiche.
Anche l’Italia è strettamente coinvolta in questa problematica come abbiamo mostrato solo poco tempo fa in un mini documentario realizzato grazie anche alla collaborazione con Four Paws, sulla mozzarella di bufala. Anche questo un prodotto che viene percepito come “di qualità”, nonostante manchi totalmente del rispetto dei criteri minimi di benessere animale per le bufale, uccida sistematicamente i bufalini maschi considerati solo scarto e sia responsabile di un enorme impatto ambientale sui territori in cui sorgono gli allevamenti di bufale e bufalini.
Guarda il nostro reportage sulla mozzarella di bufala
Infine, questa indagine evidenzia di nuovo il motivo per cui la legislazione UE sul benessere degli animali non solo deve essere rivista, ma deve anche essere ampliata con una legislazione specifica per specie, per fornire una migliore protezione degli animali nei sistemi di produzione attualmente non coperti, come agnelli e pecore adulte.
L’importanza delle investigazioni
Portare continuamente alla luce le crudeltà del settore che sfrutta gli animali non sarebbe possibile senza le immagini raccolte da coraggiosi investigatori impegnati in tutto il mondo al servizio delle associazioni.
Le investigazioni sono la prima arma che abbiamo a disposizione per contrastare questo sistema terribile ed ingiusto: solo raccogliendo nuove immagini che mostrano la realtà possiamo continuare a portare alla luce cosa si nasconde dietro alle porte chiuse di allevamenti e macelli, perché senza il lavoro degli investigatori l’unica voce in campo sarebbe quella dell’industria e delle sue discutibili pubblicità.