L’Europa continuerà a finanziare gli allevamenti intensivi. Cosa è successo al voto della PAC, spiegato bene.
Venerdì scorso Il Parlamento Europeo ha votato la relazione finale al testo di riforma della PAC, la Politica Agricola Comune, confermando tra le altre cose i finanziamenti agli allevamenti intensivi.
Hanno votato a favore anche tutte le forze politiche italiane, ad eccezioni di 4 parlamentari, nonostante le pressioni delle associazioni animaliste e ambientaliste che da tempo chiedevano lo stop ai sussidi.
Cerchiamo di capirne di più, innanzitutto che cos’è la PAC?
La PAC è La Politica Agricola Comune europea ed è stata istituita dall’Unione nel dopoguerra per incrementare la produttività agricola, assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola, stabilizzare i mercati, garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi ragionevoli ai consumatori.
Tra le politiche dell’Unione Europea è una di quelle che impegna più fondi del bilancio comunitario, circa il 39%, ed è quindi tra le politiche di maggiore importanza. Negli scorsi anni il 75% dei fondi della PAC era destinato al finanziamento degli allevamenti intensivi.
Venerdì scorso il parlamento europeo ha votato per la revisione del testo della PAC: da ormai diversi anni la Commissione europea programmava una revisione della PAC per affrontare le sfide future, come i cambiamenti climatici, proprio a questo proposito diverse proposte di revisione della PAC sono state inserite nel Green Deal europeo – un documento programmatico che intende contribuire a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, un nuovo modello di business verde che, stando a quanto dichiarato dall’Unione Europea nei mesi scorsi, avrebbe dovuto riguardare ampiamente anche l’agricoltura.
Un voto contro l’ambiente, gli animali e le persone
Nei mesi scorsi, durante i lavori per la messa a punto del testo della nuova PAC la Commissione ambiente del Parlamento aveva trovato un accordo sul taglio ai sussidi per il sistema degli allevamenti intensivi e per aumentare i finanziamenti per le misure sostenibili, in accordo con quanto previsto dal Green Deal.
Tuttavia, contrariamente a quanto dichiarato e promesso dall’Europa nei mesi scorsi, venerdì l’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha bocciato la proposta votando a favore di un maxi-emendamento che di fatto non prevede alcuna modifica rispetto alla situazione attuale sul tema degli allevamenti.
La giornalista Giulia Innocenzi ha realizzato un’intervista con l’eurodeputata Eleonora Evi per parlare di quanto accaduto al Parlamento europeo e di questo voto che va contro tutte le precedenti dichiarazioni di intenti della Commissione europea.
Guarda l’intervista:
Stando alle parole di Eleonora Evi, parlamentare europea molto impegnata a favore di animali e ambiente, il voto è stato un “disastro” rispetto alle promesse e le proposte fatte nei mesi scorsi per migliorare la distribuzione dei fondi della PAC che includevano proposte strategiche per tutelare l’ambiente.
Il voto di venerdì ha infatti confermato una politica vecchia che non apporta cambiamenti sostanziali all’attuale situazione, senza prendere infatti in considerazione le strategie del Green Deal e le due strategie su cui sta lavorando proprio la Commissione: quella per la biodiversità 2030 e la strategia Farm to Fork, “dal campo alla tavola”, che era stata pensata per cambiare il modello di alimentazione europeo.
I cosiddetti eco-schemi – ovvero delle regole di buona condotta agricola e ambientale che ogni Stato dovrà obbligatoriamente presentare, ma che poi gli agricoltori potranno scegliere su base volontaria se adottare – presenti nella nuova PAC sembrano essere, secondo Eleonora Evi, un mero palliativo che però non porterà a miglioramenti concreti in termini di impatto ambientale, e neppure per tutti quegli animali che soffrono negli allevamenti intensivi d’Europa.
La pensa diversamente l’Eurodeputato Dino Giarrusso, che ha chiesto di dire la sua a Giulia Innocenzi. Nell’intervista realizzata l’eurodeputato spiega il perché del suo voto in favore della nuova PAC, che ritiene migliorativa rispetto alla precedente.
Secondo Giarrusso l’introduzione degli eco-schemi è una vittoria, seppur piccola, ma che cosa ha detto un parlamentare che ha votato a favore in merito agli allevamenti intensivi? In merito a questo, Giarrusso spiega che era impossibile chiedere una cancellazione generale dei finanziamenti agli allevamenti intensivi, poiché la riforma non sarebbe mai stata votata dalla Commissione, ma sostiene comunque che grazie alla nuova PAC e all’introduzione di alcune specifiche sul benessere degli animali negli allevamenti intensivi i finanziamenti a questi ultimi saranno ridimensionati.
Perché la PAC doveva includere una riforma concreta ai finanziamenti agli allevamenti intensivi?
Il voto di questa nuova PAC, insomma, non porterà ad alcun cambiamento concreto in termini ambientali: sembra che il Parlamento europeo abbia preferito mantenere lo status quo, pur sapendo quale impatto devastante abbiano sull’ambiente gli allevamenti intensivi.
Stando ad un recente report di Greenpeace – “Foraggiare la crisi -In che modo la zootecnia europea alimenta l’emergenza climatica” – le emissioni annuali degli allevamenti sono aumentate del 6% tra il 2007 e il 2018. Tale aumento equivale a 39 milioni di tonnellate di CO2, come se si aggiungessero 8,4 milioni di auto sulle strade europee.
Secondo il report, la zootecnia europea emette l’equivalente di 502 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Includendo le emissioni indirette di gas a effetto serra, che derivano dalla produzione di mangimi, dalla deforestazione e da altri cambiamenti nell’uso del suolo, le emissioni annuali totali attribuibili alla zootecnia europea sono equivalenti a 704 milioni di tonnellate di CO2, più delle emissioni annuali di tutte le auto e furgoni circolanti nell’Ue nel 2018.
Questi dati sono già impressionanti, e non tengono conto di altri problemi legati all’allevamento intensivo come il consumo e l’inquinamento dell’acqua, oltre che ai problemi sanitari legati ad esempio al fenomeno dell’antibiotico-resistenza.
Un’occasione mancata
Dove sono finite dunque le promesse del Green Deal europeo? Forse il Parlamento europeo ha dimenticato che la pandemia da Covid-19 e il momento tragico che stiamo vivendo è uno dei tanti sintomi di malessere del nostro pianeta, una conseguenza del nostro rapporto distorto con la natura e gli animali.
Come possiamo costruire davvero un’Europa a zero emissioni entro il 2050 se la maggior parte dei fondi della PAC saranno ancora destinati a finanziare chi, non solo imprigiona e costringe alla sofferenza milioni di animali, ma occupa terreno, contribuisce alla deforestazione, inquina l’acqua e mette a rischio la salute del pianeta e delle persone?
Solo qualche mese fa noi di Animal Equality, insieme a LAV, Lega Nazionale del Cane ed Essere Animali abbiamo scritto ai parlamentari europei italiani della Commissione agricoltura e della Commissione ambiente fornendo loro delle indicazioni per favorire il miglioramento del Green Deal europeo, tra le richieste avevamo inserito:
- Una riforma della PAC in modo che il denaro pubblico non fosse più destinato a metodi di allevamento intensivi ma piuttosto alla riconversione delle attività;
- L’inserimento del benessere animale come pilastro a sé stante per un cambiamento reale delle condizioni di vita degli animali;
- Il sostegno concreto ad agricoltori e ricercatori impegnati nello sviluppo di proteine vegetali;
- Un chiaro impegno a ridurre il consumo di carne e incrementare una dieta a base vegetale nell’UE;
Chiaramente le nostre richieste e speranze sono state disattese, almeno per il momento, la strategia Farm to Fork delineata dall’UE nel suo Green Deal poteva essere un primo passo verso una forte presa di posizione da parte dell’Unione europea verso un cambiamento reale del sistema alimentare.
Con il voto di venerdì il Parlamento europeo ha disatteso non solo le indicazioni della Commissione, le richieste delle associazioni animaliste come Animal Equality, ma anche le speranze dei cittadini europei, dei giovani, che avrebbero avuto l’opportunità di festeggiare un primo passo nella giusta direzione.
Nonostante questo voto, noi non ci arrenderemo di certo: il nostro compito ora sarà continuare le nostre attività in seno alla Commissione e verso tutti i parlamentari europei per dimostrare ancora una volta che questo modello non è più sostenibile per nessuno: animali, persone e pianeta.
Lavoreremo attraverso pressioni politico-economiche, documentazioni e reportage per mostrare la verità. Noi abbiamo intenzione di percorrere tutte queste strade per arrivare alla risoluzione del problema.
Siamo la voce fuori dal coro e vogliamo continuare ad esserlo: supporta chi combatte ogni giorno in prima linea per il futuro degli animali, delle persone e del Pianeta.