Food for profit: il documentario di Giulia Innocenzi che denuncia l’inganno degli allevamenti
Di fronte alla violenza si rimane sempre scioccati, anche dopo anni trascorsi a raccontare il brutale sfruttamento degli animali da parte dell’industria alimentare. È quello che mi è successo mentre lavoravo a un progetto di inchiesta nuovo e dirompente che da oggi vedrà finalmente la luce
Era dal 2018 che avevo in mente di realizzare un documentario dedicato a raccontare dove finiscono i finanziamenti europei dedicati agli allevamenti e, dopo tanti ostacoli, ora questo documentario è realtà: Food for profit è stato presentato oggi al Parlamento europeo.
Con questo documentario, insieme al regista Pablo D’Ambrosi, vogliamo denunciare l’ipocrisia dell’Unione europea, che dietro al millantato Green Deal in realtà finanzia gli allevamenti intensivi con quasi il 20% del suo budget in modo diretto e indirettamente attraverso i sussidi alle coltivazioni che non finiscono a noi umani, ma agli animali rinchiusi negli allevamenti.
Il documentario Food for profit è ora disponibile gratuitamente anche su Rai Play
Grazie al coordinamento di Lav e agli investigatori che hanno collaborato, ci siamo infiltrati negli allevamenti intensivi per raccontare il vero volto dell’industria della carne in Europa.
Ci siamo fatti assumere negli allevamenti documentando i terribili maltrattamenti che avvengono in maniera sistematica al loro interno e la grande quantità di antibiotici utilizzata. In Spagna, Germania, Polonia e Italia gli abusi sugli animali e le problematiche connesse alla produzione di carne che abbiamo filmato sono le stesse e sono inaccettabili.
Alcune di queste violenze mi sono rimaste impresse. In Veneto al nostro investigatore sotto copertura veniva insegnato a uccidere i polli a bastonate, in Germania la proprietaria dell’allevamento imbottiva di antibiotici gli animali per evitare che morissero a causa del sovraffollamento e delle malattie. Ma non finisce qui.
In Spagna i vasconi dei liquami negli allevamenti di suini non sono impermeabilizzati e ciò provoca gravi infiltrazioni nelle falde acquifere di nitrati fino al Mar Menor, dove ci sono state morie enormi di pesci negli ultimi anni.
In Polonia, dove la concentrazione di polli è tra le più alte in Europa, l’aria è irrespirabile a causa dell’elevata concentrazione di ammoniaca. Qui le multinazionali estere hanno occupato tutte le praterie spopolando intere regioni con gli allevamenti intensivi. E tutto questo anche perché la Polonia esporta i polli all’Africa.
Ciò che abbiamo filmato mostra che in Europa gli allevamenti intensivi esistono, nonostante gli eurodeputati intervistati provassero a negare la loro esistenza. Poiché infatti non esiste una definizione legale di “allevamento intensivo” politica e agribusiness ne approfittano per accrescere il loro profitto.
La lobby della carne a Bruxelles ha uno strapotere tale che i sussidi europei agli allevamenti intensivi sono 1.200 volte di più rispetto a quelli previsti per i prodotti a base vegetale. Di questo si parla poco ma i cittadini devono essere consapevoli di ciò che viene finanziato attraverso i loro soldi.
Per diffondere questa consapevolezza abbiamo deciso di concentrarci su una distribuzione dal basso indipendente del documentario. Su Foodforprofit.com si può contribuire a portare il documentario nei cinema dimostrando alle piattaforme di streaming che gli interessi delle aziende da miliardi di euro di fatturato che abbiamo investigato non possono e non devono rappresentare un motivo di censura.
Mentre le aziende spingono i cittadini europei a consumare sempre più carne, tante persone vogliono essere parte del cambiamento contribuendo a risvegliare le coscienze. Food for profit da oggi è pronto a farlo svelando in modo inedito il rapporto tra industria alimentare, lobby e potere politico.
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Dopo Food For Profit: eurodeputati al centro dell’inchiesta si dimettono
Dopo la pubblicazione di questo editoriale e l’uscita nelle sale di “Food For Profit” di Giulia Innocenzi, il dibattito intorno agli allevamenti intensivi e al sistema dei sussidi europei si è notevolmente amplificato.
Il documentario ha rapidamente scalato le classifiche di incassi, raggiungendo il quinto posto al box office, un risultato eccezionale per una pellicola di questo genere.
E oltre due mesi dopo l’uscita, Food For Profit continua a riscuotere successo, con una lunghissima lista di proiezioni in programma in tutto il Paese.
Ma il successo del documentario di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi non si misura solo al botteghino:
“Termina qui la mia avventura al Parlamento europeo. È stato un onore combattere per la difesa della nostra agricoltura, del nostro agroalimentare, del nostro Made in Italy […]”
Con questo tweet l’europarlamentare Paolo De Castro – due volte ministro dell’Agricoltura e già vicepresidente vicario della Commissione Agricoltura nelle aule di Bruxelles – annuncia la fine della sua carriera in Europa.
Nel documentario Food For Profit, grazie al lavoro di un collaboratore che si è finto lobbista, è emerso come De Castro prendesse soldi dall’industria della carne e fosse disposto a tutto per garantire che non ci fossero ostacoli in Europa per i suoi finanziatori.
Non si ricandiderà alle prossime europee neanche Clara Aguilera, ex ministro dell’Agricoltura dell’Andalusia al Parlamento europeo dal 2014. Anche lei è stata al centro dell’inchiesta di Food For Profit; particolarmente scandalose sono risultate le sue dichiarazioni registrate sotto copertura, in cui raccontava che sono diversi i membri della Commissione Agricoltura a beneficiare, in quanto proprietari terrieri, dei sussidi erogati con la PAC, che loro stessi si occupano di redigere e approvare.
Queste e altre affermazioni della eurodeputata, che hanno suscitato scalpore in Spagna dopo l’uscita del documentario, sembrano aver convinto il partito socialista operaio spagnolo – di cui faceva parte – a non ricandidare Clara Aguilera nelle liste del Psos per le elezioni europee previste a Giugno.
Quello che è accaduto rappresenta un messaggio chiaro: l’opinione pubblica non tollera i maltrattamenti nei confronti degli animali e l’uso improprio dei fondi pubblici per sostenere industrie che perpetuano tali pratiche.
È giunto il momento di un cambiamento reale, e questo cambiamento inizia da te.
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