Raddoppia il tuo impatto! Ogni donazione vale x2

Il problema della sovrappopolazione animale


Secondo un interessante articolo di George Monbiot, stiamo affrontando il problema ambientale dal punto di vista sbagliato.

Il vertice di Parigi sul tema ambientale è ormai alle porte e uno degli argomenti di cui si sentirà maggiormente parlare è la sovrappopolazione, una questione sempre più urgente che mette a rischio le risorse dell’intero pianeta.

George Monbiot – giornalista ambientalista – ha affermato tramite la sua rubrica sul giornale inglese The Guardian che stiamo perdendo di vista un dato importantissimo: la sovrappopolazione non è (soltanto) umana, bensì animale.

La popolazione mondiale sta crescendo in modo sempre più rapido (si prevede che nel 2050 saremo quasi 10 miliardi) e sono stati fatti molti tentativi per rallentare questo processo. L’articolo di Monbiot mostra come purtroppo anche le iniziative più lodevoli potrebbero non essere abbastanza efficaci. Diffondendo i contraccettivi in tutto il mondo o addirittura applicando un rigido controllo delle nascite non riusciremmo, comunque, a risolvere la questione delle risorse.

Questo avviene a causa delle nostre abitudini di consumo e, proprio a causa di esse, c’è un tipo di popolazione che sta crescendo il doppio rispetto a noi: gli animali.

“Ci sono abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di tutti” – sostiene Monbiot – “Ma non abbastanza per soddisfare l’avidità di tutti”.

Tre quarti delle coltivazioni mondiali vengono usate per nutrire gli animali d’allevamento e questa tendenza è in continuo aumento. Produrre la stessa quantità di proteine dalla carne di pollo richiede il triplo della terra rispetto alla soia. La carne di maiale ne richiede 9 volte tanto e quella bovina addirittura 32. Mangiando soia anziché carne, per esempio, l’utilizzo dei terreni mondiali si ridurrebbe del 94%.

La quantità di scarti inquinanti prodotta dagli allevamenti intensivi è troppo alta per essere smaltita dal pianeta. Negli Stati Uniti, gli allevamenti generano 13 volte i liquami prodotti dalle persone e le fasce di oceano inquinate e prive di vita si estendono per migliaia di chilometri quadrati.

La pratica degli allevamenti intensivi produce circa il 14% delle emissioni di gas serra mondiali: molto più di quanto ne emettano automobili, camion, autobus, treni, navi ed aerei. Mangiando soia invece di pollo o maiale, l’emissione si ridurrebbe di 20 volte; mangiandola al posto della carne bovina, di 150 volte.

“Non è che mangiare meno carne e derivati animali ci farebbe male” – conclude Monbiot – “Se facessimo quello che dicono i medici, il nostro impatto ambientale diminuirebbe tanto quanto le malattie cardiache, gli infarti, il diabete e i tumori. Gli inglesi mangiano una quantità di carne più alta del loro stesso peso ogni anno. Gli americani un altro 50% in più. Una quantità esageratamente superiore a quella consigliata per fare del bene a noi stessi e al resto della vita sulla Terra”.

I dati riportati dall’autore sono impressionanti e dimostrano quanto sia urgente e necessario porre un termine alla pratica degli allevamenti intensivi. Esiste un modo davvero efficace per ottenere questo risultato ed è quello di sostituire gli alimenti di origine animale nella nostra dieta.


Fonte


Le più lette