Leggi a tutela dei consumatori: esiste un modo per contrastare la pubblicità ingannevole dell’industria della carne
In che modo le leggi progettate per proteggere i consumatori possono essere utilizzate per risparmiare vite e ridurre la sofferenza degli animali allevati per la produzione alimentare?
Ci sono vari modi in cui gli interessi dei consumatori e degli animali si sovrappongono, in particolare quando si tratta della pubblicità di carne, latticini, uova e altri derivati di origine animale.
La legislazione che è stata ideata per proteggere i consumatori – in particolare le leggi contro la pubblicità e il marketing ingannevoli – consente agli attivisti di contestare in tribunale questioni legate al trattamento degli animali allevati a scopo alimentare. Come è successo ad esempio in passato per uno degli allevamenti investigati da Animal Equality Italia.
Dopo la nostra investigazione e le denunce di Enpa relative a un allevamento di polli che riforniva il noto brand Amadori, l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato ha imposto ad Amadori di modificare la comunicazione sugli allevamenti di polli italiani, giudicata “potenzialmente idonea a trarre in inganno il consumatore”.
Nel proprio sito Amadori pubblicizzava, con particolare enfasi, l’impegno della cooperativa nel garantire le migliori condizioni di benessere animale in ogni fase della filiera. In questo modo, secondo quanto sancito dall’Agcm, Amadori sembrava suggerire che tutti i polli allevati godessero delle “migliori condizioni di benessere animale”. Ma le immagini raccolte dai nostri investigatori mostravano ben altro.
Guarda le immagini raccolte in un allevamento intensivo di polli Amadori:
Il “humane washing” nelle pubblicità dell’industria
Il termine inglese “humane washing” descrive proprio uno dei problemi principali del marketing e della pubblicità, ovvero l’uso di parole o immagini che trasmettono un livello di cura e trattamento degli animali che non rappresenta la realtà.
Esempi comuni sono l’uso di frasi come “allevato con cura” o “impegno per il benessere animale” o l’uso di immagini che raffigurano animali all’aperto in pascoli verdi. I produttori usano queste tattiche di marketing fuorvianti perché sanno che i consumatori hanno interesse a conoscere il modo in cui vengono trattati gli animali allevati e di fronte alla realtà degli allevamenti da cui la carne i latticini o le uova provengono sarebbero immediatamente frenati all’acquisto.
Il “humane washing” serve a nascondere la verità sugli allevamenti intensivi, e mina il lavoro di chi come i nostri investigatori si impegna per portare alla luce la verità, e di altre figure che lavorano per informare i consumatori in merito a cosa realmente implichi un allevamento intensivo.
Le immagini di animali nei pascoli verdi rafforzano l’immagine bucolica illusoria dell’industria dell’allevamento intensivo, che riflette la “vecchia fattoria” dei tempi passati. Se il consumatore medio crede a queste rappresentazioni – e molti lo fanno – saranno probabilmente meno motivati a sostenere il cambiamento o a ridurre i prodotti animali nella propria dieta e riterranno sempre i video o le foto delle investigazioni come un caso eccezionale rispetto alla media.
Leggi contro la pubblicità ingannevole
In tutti gli stati e le nazioni esistono leggi e regolamenti per proteggere i consumatori da pratiche di marketing false e ingannevoli. In Italia ad esempio dal 2007 è entrato in vigore il decreto che stabilisce che:
È considerata ingannevole la pubblicità che, riguardando prodotti suscettibili di porre in pericolo la salute e la sicurezza dei soggetti che essa raggiunge, omette di darne notizia in modo da indurre tali soggetti a trascurare le normali regole di prudenza e vigilanza.
Al fine di rispettare le leggi per la protezione dei consumatori, le rappresentazioni degli allevamenti e degli animali allevati dovrebbero riflettere la realtà, pertanto un’azienda colpevole di pubblicità ingannevole può conformarsi alla legge in due modi: può migliorare le sue pratiche in materia di benessere animale per soddisfare lo standard trasmesso dalla sua pubblicità (che è ciò che noi attivisti preferiremmo), oppure può rimuovere parole e immagini ingannevoli.
Pubblicità ingannevoli sugli alimenti di origine animale sono ovunque: online, nel corridoio del supermercato, sui social media, sui cartelloni pubblicitari e negli autobus, persino in TV. Tieni d’occhio esempi di queste pubblicità e fallo notare ad amici e parenti, quando lo vedi. Attirando l’attenzione sulla natura fuorviante di questi annunci pubblicitari e delle etichette dei prodotti possiamo sfatare il mito della buona industria dell’allevamento.
Inoltre, il modo migliore per aiutare gli animali è semplicemente smettendo di mangiarli! Dai un’occhiata ai suggerimenti di Love Veg su come iniziare il tuo percorso!