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Come le organizzazioni per la protezione degli animali hanno cambiato l’industria delle uova


In 15 anni grazie alle pressioni di organizzazioni e consumatori le aziende hanno progressivamente abbandonato l’uso delle gabbie

In questi ultimi anni è cresciuta l’attenzione alle condizioni in cui gli animali sono allevati per scopi alimentari in Europa, soprattutto grazie al lavoro delle tante organizzazioni che lavorano per la protezione degli animali allevati a scopo alimentare. 

Questo lavoro da parte delle ONG ha dato inizio ad una serie di cambiamenti, che hanno permesso nel corso degli anni di abolire progressivamente alcune delle peggiori pratiche legate all’allevamento intensivo. Una di queste è l’utilizzo delle cosiddette “gabbie arricchite” nel mondo dell’industria delle uova – gabbie così piccole che spesso non permettono agli animali nemmeno di spiegare le ali.

Questa nuova attenzione al benessere animale è evidente nei risultati di un nuovo sondaggio, condotto tra settembre e ottobre 2020, che esplora le attitudini dei cittadini Europei riguardo all’uso delle gabbie negli allevamenti nell’Unione Europea. Il risultato più rilevante sicuramente è che l’83% degli italiani è a favore di una transizione verso sistemi di allevamento privi di gabbie.

Questo nuovo sondaggio fornisce nuove evidenze su qualcosa che sappiamo da anni: i cittadini italiani hanno a cuore le condizioni in cui gli animali sono allevati e riconoscono che la transizione verso sistemi senza gabbie è la via da seguire, seppur non rappresenti la fine delle sofferenze per le galline. 

Questa attenzione dei cittadini si riflette sulle aziende, che hanno deciso di impegnarsi a rimuovere le uova prodotte da galline tenute in gabbia dalle loro politiche di approvvigionamento. Basta pensare che ad oggi ogni grande azienda di ristorazione internazionale ha un impegno globale, così come 9 dei 10 maggiori produttori di uova a livello globale e 8 delle 10 maggiori catene alberghiere.

Ma dove è nata questa spinta verso il cage-free? 

Questo cambiamento storico non è avvenuto perché all’improvviso i funzionari e i dirigenti del settore alimentare hanno cambiato idea, ma perché, per più di 15 anni, le organizzazioni per la protezione degli animali – come Animal Equality Italia – si sono occupate del problema con grande determinazione. 

Guarda cosa abbiamo fatto nel 2020 per gli animali anche attraverso il dialogo con le aziende:

Agli inizi degli anni 2000, gli attivisti hanno iniziato a condurre indagini negli allevamenti di galline ovaiole in gabbia, esponendo pubblicamente le terribili condizioni in cui questi animali erano costretti a vivere e che la maggior parte dei consumatori non conosceva. 

I media poi hanno iniziato a parlare più frequentemente delle tematiche legate al benessere animale, arrivando a riferirsi all’allevamento intensivo come ad “uno dei peggiori crimini della storia“, come riportato dal prestigioso quotidiano britannico The Guardian.

Questo ha portato ad un aumento della consapevolezza sul tema da parte dei consumatori che si è aggiunta alle numerose campagne di sensibilizzazione a favore del cage-free sostenute a livello europeo ed internazionale dalle organizzazioni. Così le maggiori aziende del settore alimentare hanno iniziato a prendere una posizione chiara contro l’utilizzo delle gabbie per le galline ovaiole. 

L’impegno delle aziende: un progresso concreto per gli animali 

È comprensibile che ci siano dei dubbi sugli impegni presi dal settore alimentare, lo stesso che comunque continua ad allevare intensivamente  miliardi di animali nel mondo. 

Tuttavia, proprio considerando la portata e la sofferenza che gli animali patiscono negli allevamenti intensivi, riuscire ad ottenere impegni che riducano questa sofferenza è un grande passo avanti.  

Le organizzazioni per la protezione degli animali – parte di un movimento recente e piccolo se paragonato ai colossi dell’industria che operano nel settore da tantissimo tempo o a movimenti molto più storici come quello per i diritti umani – in meno di due decenni hanno radicalmente influenzato il modo in cui l’industria programma il suo business e il modo in cui si rapporta agli animali coinvolti nella filiera. 

Questi progressi, seppur non rappresentino la soluzione finale al problema, portano a cambiamenti fondamentali, che ci aiutano a costruire il futuro che vogliamo per gli animali. Sbarazzarsi delle gabbie, una delle peggiori pratiche dell’allevamento intensivo, è la prima di una lunga lista di pratiche che le organizzazioni vogliono eliminare gradualmente.  

Di fronte all’immensa sofferenza degli animali confinati negli allevamenti, a volte può essere difficile vedere una via d’uscita dall’allevamento intensivo. Ma guardare in prospettiva al futuro, ricordare che il cambiamento richiede tempo e celebrare i passi avanti compiuti ha certamente un valore enorme. 

Ciò che è sicuro è che l’attenzione verso gli animali negli allevamenti continuerà a crescere in tutta Europa e a livello globale sempre di più.

Anche tu puoi aiutarci a cambiare l’industria alimentare per costruire un futuro migliore per gli animali supportando le nostre azioni rivolte alle aziende in Italia e in tutto il mondo. Per farlo ti basta iscriverti alla nostra squadra dei Difensori degli Animali, la squadra di attivismo digitale più numerosa e attiva d’Italia. 


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