

Pasqua senza gabbie: quali aziende dolciarie hanno preso le distanze da questa crudeltà?
La Pasqua è un momento di festa, con tavole imbandite in cui si trovano sempre dei dolci tradizionali. Ma dietro la produzione di questi dolci potrebbero esserci migliaia di galline allevate in gabbia
A Pasqua è tradizione mangiare dolci tipici come ad esempio la colomba, simbolo di pace e amore, ma vi siete mai chiesti come vengono prodotti?
Dietro a una colomba, potrebbe esserci la sofferenza di migliaia di galline allevate in gabbia per la produzione di uova, rinchiuse in spazi minuscoli e stipate insieme alle compagne. Di pace e amore non c’è proprio nulla… Ma noi oggi vogliamo fare chiarezza: quali aziende dolciarie italiane hanno preso le distanze da questa crudeltà?
Sempre più consumatori chiedono trasparenza e rispetto per gli animali, e migliaia di aziende di tutto il mondo hanno adottato politiche cage-free, impegnandosi a non utilizzare uova provenienti da sistemi di allevamento in gabbia.

Tuttavia, ci sono alcune realtà che stanno rimanendo indietro: c’è chi questo impegno non ce l’ha oppure non sta mostrando la dovuta trasparenza sui progressi fatti nella transizione.
Ma chi sono quelle che si stanno muovendo nella giusta direzione e quelle che, invece, hanno ancora molto da fare?
Aziende che hanno detto “no alle gabbie”
- Balocco: ha ufficializzato il proprio impegno e dichiara di utilizzare esclusivamente uova e derivati provenienti da allevamenti cage-free.
- Tre Marie: l’azienda parte del Gruppo Sammontana, ha aderito all’impegno cage-free in tutta la sua produzione dolciaria, comprese le colombe pasquali.
- Maina: la storica azienda piemontese ha annunciato una policy chiara e pubblica che include anche l’eliminazione dei sistemi di allevamento combinati. Attualmente, oltre il 75% del totale acquistato proviene da allevamenti cage-free.
- Melegatti: altra storica azienda italiana, dichiara di utilizzare solamente uova e derivati provenienti da allevamenti cage-free.
- Vergani: dichiara di essere 100% cage-free dal 2021.

Non tutte le principali aziende dolciarie, però, si sono allineate ai nuovi standard di mercato.
Paluani, ad esempio, aveva adottato una politica cage-free, ma dopo l’acquisizione da parte di Sperlari nel 2022, tale politica è stata sostituita da una dichiarazione da parte del marchio, di utilizzare solo uova fresche da galline allevate a terra. Mancano, però, dei riferimenti specifici sugli ovoprodotti.
Inoltre, Sperlari, che controlla il marchio, non ci ha ancora risposto e pertanto non ha ancora assunto un impegno pubblico verso l’eliminazione delle uova da galline in gabbia e sistemi combinati, né per i suoi prodotti, né per quelli dei marchi acquisiti rischiando, così, di rimanere indietro rispetto ai nuovi standard di mercato.
E a proposito di dolci, vale la pena menzionare Princi, azienda nota per i suoi dolci artigianali venduti anche tramite il circuito Starbucks. L’azienda aveva dichiarato in passato di voler eliminare le gabbie dalla propria filiera di uova entro il 2020, ma da allora non ha più fornito aggiornamenti né comunicato alcun progresso.
Nonostante i molteplici tentativi di contatto da parte di Animal Equality, Princi non ha mai risposto, lasciando un vuoto di trasparenza preoccupante per i consumatori attenti al benessere animale.
Perché è importante una Pasqua cage-free?
Le galline allevate in gabbia vivono in spazi estremamente ristretti e angusti, con meno della superficie di un foglio A4, stipate insieme alle compagne e senza possibilità di compiere i comportamenti naturali come razzolare, spiegare le ali o deporre le uova in un nido.

Per questo le aziende hanno il potere e il dovere di prendere una decisione in grado di ridurre drasticamente le loro sofferenze.
Chiediamo insieme alle aziende di evolversi verso un futuro senza gabbie! Entra a far parte del nostro gruppo di attivismo e fai la differenza:
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