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Quanto ha perso l’industria della carne nel 2016? Ecco i numeri che tutti aspettavano

Se per tutte le persone che hanno a cuore la vita e la salute degli animali il 2016 sarà un anno da ricordare, per l'industria della carne italiana il 2016 sembra proprio essere un'annata da archiviare e dimenticare il prima possibile.
Febbraio 3, 2017

L’avevamo scritto settimana scorsa: il numero di persone che hanno completamente abbandonato la carne ed i derivati in Italia è triplicato in un solo anno, arrivando alla cifra record di 1.800.000 italiani.

È stata senza dubbio una notizia incredibile, ma stavamo ancora aspettando degli altri numeri, i numeri che ci fanno capire un po’ di più come il cambiamento in atto influisca direttamente sull’industria della carne e quindi sulle vite di milioni di animali.

Oggi parliamo di questi numeri.

Il 2016 sarà un anno da dimenticare per l’industria della carne in Italia.

A fronte di una diminuzione di circa un punto percentuale generico nella spesa alimentare Italiana, i consumi legati alle carni ed ai derivati registrano nel 2016 un netto crollo rispetto al 2015, mentre invece salgono le alternative vegetali, la frutta e la verdura.

Eccovi quindi un rapido riassunto, in numeri, di quello che è successo nel 2016.

 

 

I consumi segnano un forte calo per tutti i prodotti carnei, ma il picco peggiore lo registriamo con i consumi di carni rosse: – 5.8%.

 

 

Salumi ed affettati, “eccellenze” tutte italiane, crollano anche loro del 5.3% nella spesa delle famiglie italiane.

 

 

Nonostante ancora in molti non colleghino la sofferenza degli animali a prodotti come il latte o i formaggi, il settore del latte e dei suoi derivati perde 3.2 punti percentuali.

 

 

L’industria delle uova ha il calo meno significativo di tutto il settore: i numeri stanno comunque scendendo, ma in questo caso solo dello 0.7%.

 

Ma non ci sono solo buone notizie

 

Per onestà di cronaca, va sottolineato come invece il consumo di prodotti ittici sia aumento del 2.6%. Un dato preoccupante questo, su cui sarà necessario ragionare strategicamente ed impegnarsi concretamente. 

L’ascesa dei prodotti vegetali nel 2016

L’intero business dei prodotti veg, inserito ora anche nel paniere Istat di beni per la rilevazione dei prezzi al consumo, è in netta ascesa. 

 

 

Guardando solo i dati della grande distribuzione, il giro d’affari dei prodotti Veg ha toccato i 357 milioni di euro di fatturato quest’anno, con un incremento del 18% negli ultimi 12 mesi.

 

 

Con molti più prodotti disponibili sugli scaffali di sempre più punti vendita, la vendita dei sostituti della carne, soprattutto dei prodotti sostitutivi dei secondi piatti carnei, segna un incremento del +27.1%.

 

 

 

Frutta e verdura tornano a crescere ed a ripopolare le tavole degli italiani: + 2%.

 

 

Gli italiani hanno capito che i latti vegetali sono di gran lunga più salutari dei classici latti di origine animale. L’incremento anche in questo settore è notevole: le vendite volano ad un ritmo del +19%.

 

Una rapida analisi

 

 

Possiamo riscontrare la prima grossa novità del 2016 nel numero di persone che ha deciso di abbandonare completamente i prodotti di origine animale: nel nostro paese sono triplicati nel giro di 12 mesi.

A questo contesto, va aggiunto un calo dei consumi generico riassumibile, in cifre, in un -1%.

Questi due numeri assieme, tuttavia, non bastano a giustificare i crolli delle vendite dell’industria della carne e dei derivati. E soprattutto non bastano a giustificare l’incredibile incremento di fatturato del settore veg.

Come possiamo interpretare quindi questi dati?

La risposta è molto più semplice di quello che si pensi.

 

Gli italiani, in generale, stanno riducendo i propri consumi di carne.

 

E non lo stanno facendo solo le persone che hanno deciso di eliminare completamente dalla propria dieta la sofferenza degli animali: c’è una fetta più ampia di popolazione che ha deciso di consumare meno carne.

Tutto questo, è sicuramente positivo per gli animali.

 

Sì, il cambiamento è possibile!

 

 

Se c’è una cosa che impariamo anche quest’anno dai numeri e dalle analisi statistiche è che sì, il mondo si può cambiare.

Sta succedendo nel nostro paese così come sta succedendo in tante altre parti del mondo.

Non è un risultato attribuibile ad un unico trend, ad un’unica organizzazione o ad un’unico motivo. È invece il frutto di un lavoro di squadra messo in essere da tutte le persone che come te o come noi hanno a cuore il futuro del nostro pianeta e la vita di tutti gli animali.

In altre parole, i numeri che hai letto qui sopra sono il frutto di un cambiamento di paradigma di cui, probabilmente, fai parte anche tu.

Che questi numeri siano destinati inevitabilmente a crescere, è sotto gli occhi di tutti. Ma spianare la strada a questo cambiamento resta comunque compito nostro: di chi ti scrive in questo momento… e tuo.
 

Oggi però abbiamo imparato qualcosa di importante: se coinvogliamo sempre più persone, invertire la rotta è possibile.

 

Continuiamo così!

 

 

 


Fonte


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