Amadori: condannati allevatori di una società controllata al 100% per uccisione di animali, maltrattamento e abbandono
Un’importante sentenza sulle condizioni degli animali negli allevamenti intensivi ottenuta grazie al lavoro congiunto di Enpa ed Animal Equality, e al potere delle investigazioni.
A seguito della presentazione di un esposto-denuncia da parte di Enpa (con la collaborazione di Animal Equality) nei confronti dell’azienda Amadori nell’agosto 2016, i due lavoratori indagati nel procedimento penale nato a Forlì hanno scelto di patteggiare .
La sentenza: condanna per il reato di uccisione e maltrattamento di animali a carico del rappresentante legale di una società controllata al 100% da Amadori, e per il reato di abbandono di animali a carico del custode e responsabile dell’allevamento intensivo in questione.
Nel primo caso la pena è di 3 mesi di reclusione e 22.500 euro, mentre il custode dovrà pagare un’ammenda di 1600 euro.
Per Enpa, che ha avviato il procedimento penale e lo ha portato fino a questa storica sentenza, e Animal Equality, che ha spalleggiato Enpa e fornito nuovi materiali video-investigativi da allevamenti di Amadori: “Si tratta di una sentenza importantissima che mette finalmente sotto i riflettori della giustizia i reati che ogni giorno si compiono nei confronti degli animali all’interno di moltissimi allevamenti intensivi”.
Nella sentenza emessa dall’ufficio GIP del Tribunale di Forlì viene evidenziato come il rappresentante legale della società controllata al 100% da Amadori perseverasse “nel mantenere condizioni di allevamento tali da ingenerare negli animali inutili sofferenze”.
In particolare, infatti, le scrofe in fecondazione e gestazione erano tenute in gabbie troppo piccole “non adeguate alla stazza degli animali” che non consentivano di poter girare su se stesse, coricarsi completamente, difendersi da mosche o topi e che procuravano inutili sofferenze e lesioni. Inoltre, è stata riscontrata una totale “assenza di adeguati spazi asciutti e puliti per il riposo degli animali” e “assenza o inadeguatezza di arricchimenti ambientali (paglia, fieno, ecc)”. Di conseguenza, gli animali “venivano sottoposti a condizioni insopportabili per le loro caratteristiche etologiche procurandogli sofferenze non necessarie e in alcuni casi anche la morte”. Infine, Il custode e responsabile dell’allevamento della controllata di Amadori, che doveva occuparsi degli animali all’interno dell’allevamento in questione, è stato condannato per il reato di abbandono di animali perché l’uomo “faceva sì che gli animali fossero detenuti in condizioni incompatibili con la loro natura”, causandogli “gravi sofferenze”.
La cronologia del procedimento penale
Nell’agosto 2016, a seguito di alcune immagini trasmesse su Rai Tre nel programma “Report”, Enpa decide di presentare un esposto-denuncia nei confronti dell’azienda Amadori.
Le immagini, ottenute anche con il lavoro degli attivisti dell’associazione italiana Essere Animali, mostravano le terribili condizioni degli animali in uno degli allevamenti principali di proprietà dell’azienda Amadori.
Guarda il servizio di Report:
Ma la vicenda non si è fermata qui, e nel 2016 Enpa decide di integrare la denuncia con le immagini raccolte dagli investigatori di Animal Equality in alcuni allevamenti legati ad Amadori. Le immagini mostravano le terribili condizioni di vita dei polli in questi allevamenti, puoi guardarle qui
L’integrazione di queste immagini ha permesso ad Enpa di dare nuovo vigore al procedimento che, nel 2019, ha portato l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM) a chiedere ad Amadori di modificare la propria comunicazione circa i polli allevati a scopo alimentare, perché considerata infatti potenzialmente ingannevole.
Ora, finalmente, ad alcuni anni dalla presentazione del primo esposto, abbiamo ricevuto notifica della condanna delle persone coinvolte. Si tratta di una sentenza importantissima che funge da campanello d’allarme per tutti quegli allevatori che si ostinano a trasgredire le, seppur scarse, leggi vigenti in materia di benessere animale, infliggendo agli animali ulteriori e inutili sofferenze oltre a quelle già derivanti dalla detenzione in strutture intensive.
Un risultato storico
Questo risultato è stato possibile solo grazie all’esposto presentato da Enpa – Ente Nazionale per la Protezione degli Animali – al lavoro congiunto con Animal Equality e alla presentazione di numeroso materiale video raccolto dai coraggiosi investigatori che rischiano in prima persona per portare alla luce quello che accade negli allevamenti intensivi.
L’impatto delle investigazioni è immenso: non solo le immagini che raccogliamo in allevamenti e macelli servono a sensibilizzare il pubblico e a mostrare al maggior numero di persone ciò che avviene in questi luoghi bui, ma sono anche uno strumento utile nelle sedi istituzionali e giuridiche per ottenere risultati concreti in termini legali, contro chi maltratta e abusa degli animali.
La condizione dei polli
La sentenza ha riconosciuto la colpevolezza del rappresentante legale di una società controllata al 100% da Amadori, e del custode dell’allevamento intensivo in questione, entrambe le condanne sono relative ad un allevamento di maiali.
Sono invece state archiviate le accuse per le terribili condizioni di allevamento dei polli che abbiamo documentato nella nostra inchiesta pollo 100% italiano. Le immagini, infatti, seppur siano state un punto chiave per il proseguimento del processo, e seppur abbiano condotto l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM) a chiedere ad Amadori di modificare la propria comunicazione circa i polli allevati a scopo alimentare, perché considerata infatti potenzialmente ambigua, non sono poi sfociate in una vera e propria condanna penale per maltrattamenti nei confronti dei polli.
I polli sono gli animali terrestri più sfruttati al mondo, ne vengono macellati oltre 500 milioni ogni anno solo in Italia. La razza più utilizzata per l’allevamento è la razza Broiler, questi animali sono stati selezionati negli anni per crescere molto e molto rapidamente: oggi un pollo può raggiungere il peso di macellazione – tra i 3 e i 4 kg – dopo circa 50 giorni di vita, con conseguenze gravissime sui loro corpi. Questi animali vengono allevati a migliaia in capannoni senza luce, su lettiere che non vengono mai pulite per tutta la durata della loro breve esistenza.
C’è ancora molto da fare per sensibilizzare il pubblico sulla sofferenza che questi animali patiscono, e per questo continueremo le nostre investigazioni, oltre a portare avanti grazie al nostro dipartimento di sensibilizzazione aziendale campagne per chiedere che le grandi aziende del settore alimentare adottino policy volte a ridurre la sofferenza di questi sensibili ed indifesi animali.
Continua a sostenere il nostro lavoro, per consentirci di portare alla luce nuovi casi come i terribili maltrattamenti inflitti agli animali in un allevamento controllato al 100% da Amadori, e per consentirci di continuare a fare giustizia per i miliardi di animali nel mondo ancora sfruttati dall’industria alimentare.