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4 parole che si usano per descrivere gli animali da allevamento e che non dovrebbero esistere


Nel linguaggio di tutti i giorni – e ai sensi della legge – gli animali da allevamento vengono considerati in modo molto diverso dagli animali con i quali condividiamo le nostre case. Eppure questi hanno la stessa capacità di soffrire e lo stesso desiderio di essere trattati con gentilezza.

Per molti di noi gli animali che accudiamo non sono “qualcosa” ma “qualcuno”. Conosciamo le loro esigenze, ciò che apprezzano e ciò che a loro non piace. Parliamo spesso di loro come di membri della famiglia, ma purtroppo non è così per la maggioranza delle persone e soprattutto non lo è per l’industria alimentare.

Stenterete a crederci, ma i termini che seguono vengono usati per descrivere esseri viventi, senzienti e che respirano.

“Il linguaggio è la linea-guida della cultura. Ci racconta da dove le persone arrivano e dove sono dirette” – Rita Mae Brown (scrittrice)

1. “Macellabile”

Macellabile (aggettivo) – Il tempo entro il quale un pollo allevato per la carne diventa “macellabile”, ovvero pronto per essere mandato al macello.

Per l’industria della carne di pollo, la cosa più importante è quanta carne si riesce a produrre in un capannone. Per questo motivo i polli sono stati selezionati per crescere il più velocemente possibile. Come risultato di questa crescita innaturale, molti uccelli non sopravvivono neanche 35 giorni prima di essere inviati al macello.

Questi polli, che in realtà sono ancora cuccioli – tanto che ancora cinguettano e hanno le piume morbide – diventano spesso così pesanti da non poter più camminare e rimangono paralizzati. Alcuni muoiono di fame o di sete, impossibilitati a raggiungere il cibo e l’acqua. Altri soffrono di lesioni interne poiché i loro organi non sono più in grado di rispondere alle esigenze di un corpo cresciuto così rapidamente.

Ma per l’industria l’equazione è semplice – se il peso raggiunto dagli uccelli che andranno poi al macello porta un profitto rispetto al numero di uccelli morti – questo metodo di allevamento rimane comunque un affare. Quindi queste morti così tragiche vengono considerate semplicemente un fattore collaterale e un rischio calcolato per l’economia del settore.

2. “Mucca a terra”



Mucca a terra (modo di dire): una mucca da latte che non riesce più a produrre grandi quantità di latte e diventa quindi uno scarto, pronta a diventare carne macinata o di seconda scelta.

Vengono descritte così le mucche che, sfinite dall’intenso sfruttamento, rimangono “a terra”, incapaci addirittura di raggiungere il camion che le trasporterà al macello.

Esattamente come noi umani, le mucche per produrre latte devono partorire un cucciolo. Le mucche che non riescono più ad essere ingravidate o non producono abbastanza latte, vengono spedite al macello poiché non sono più abbastanza lucrose per l’industria.

Ma questo triste destino non tocca soltanto agli animali adulti. Anche i loro figli ne sono vittime. Una volta che le mucche hanno partorito il loro cucciolo, l’allevatore ha raggiunto il suo scopo; poter prelevare il latte dalla madre. E’ per questo motivo che ogni anno milioni di vitellini vengono allontanati dalle madri e uccisi a pochi giorni dalla nascita, trattati come un rifiuto dall’industria del latte australiana, americana e di altri Paesi. In Italia, circa un milione di cuccioli all’anno vengono allontanati dalla madre e confinati in un’angusta gabbia, in solitudine e senza la possibilità di muoversi; nutriti con latte artificiale, dopo un periodo da 1 a 4 mesi, verranno spediti al macello.3. “Entrata in Servizio”

Entrata in servizio (modo di dire) – La data nella quale la scrofa viene inseminata artificialmente o dal verro.

I maiali sono animali molto intelligenti e sensibili, sempre alla ricerca di compagnia e di affetto. Vengono invece considerati dall’industria suina semplicemente come prodotti, “unità” sulla linea di produzione. Quando la scrofa non risponde all’inseminazione viene rimandata indietro nella linea di produzione, fino alla prossima “entrata in servizio” .

Talvolta capita che una scrofa venga ritenuta gravida mentre invece alla fine del tempo non partorisce nessun cucciolo. Se questo accade, viene classificata come “vuota” e rimandata indietro nella linea di produzione. Se rimane “vuota” per più volte, verrà “distrutta” come una macchina difettosa e la sua carne venduta come seconda scelta.

4. “Esaurita”

Esaurita (aggettivo) – usato per descrivere la condizione di un animale femmina che non riesce più a produrre abbastanza latte, cuccioli o uova e viene quindi spedita al macello.

Come per le mucche da latte e le scrofe, non esiste il periodo di “pensionamento” per le galline ovaiole. Quando non producono abbastanza da essere considerate ancora proficue, vengono sostituite e mandate al macello, come la lametta vecchia di un rasoio.

Molte mucche da latte vengono considerate “esaurite” dopo 6-7 anni di intensa produzione e le scrofe dopo 2-3 anni. Le galline ovaiole invece vengono inviate al macello dopo appena 18 mesi di vita.

“La gentilezza è l’unica forma di linguaggio che il sordo può ascoltare e il cieco può vedere .” – Mark Twain

Nel linguaggio di tutti i giorni – e ai sensi della legge – gli animali da allevamento vengono considerati in modo molto diverso dagli animali con i quali condividiamo le nostre case. Eppure questi hanno la stessa capacità di soffrire e lo stesso desiderio di essere trattati con gentilezza.

Se ritieni anche tu che tutti gli animali abbiano bisogno di gentilezza, sappi che il potere di cambiare il loro mondo è nelle tue mani. Facendo delle scelte consapevoli e gentili, puoi proteggere gli animali, salvarli dalla morte e condurre uno stile di vita che conta più di mille parole.

Guarda come puoi fare: www.animalequality.it/vegan

 


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