Il destino crudele delle galline ovaiole


Le immagini terribili delle galline allevate in gabbia tornano a ricordarci che c’è ancora tanto lavoro da fare per questi animali.    In questi giorni infatti è stato pubblicato un video realizzato da Paolo Bernini, ex parlamentare 5 Stelle e da sempre sensibile a queste tematiche, che è entrato in uno degli allevamenti italiani dove le galline sono ancora costrette a vivere in gabbia in condizioni inaccettabili.    Nel video si vedono file interminabili di gabbie sovraffollate, in cui le galline sono costrette a convivere con i cadaveri delle compagne che non ce l’hanno fatta a resistere in ambienti angusti, bui e malsani.    Sono 27 milioni le galline costrette a vivere in queste condizioni sul nostro territorio, il 65% del totale di quelle allevate.   

  Tutto questo lo avevamo già mostrato nella nostra investigazione “Il Vero Prezzo delle Uova”, dimostrando che entrare in questi luoghi apre scenari inquietanti non solo per quanto riguarda il rispetto del benessere animale, ma anche per la sicurezza e la trasparenza nei confronti dei consumatori.   

 

    Il lavoro fatto dagli investigatori di Animal Equality ha portato alla luce le terribili condizioni di vita nelle quali vive più della metà delle galline nel nostro paese: rinchiuse in capannoni senza luce, esse non possono esprimere quasi nessuno dei loro comportamenti naturali, come raspare il terreno, fare bagni di sabbia o costruire un nido.  

  Quando sono entrati negli allevamenti, i nostri investigatori si sono trovati di fronte a uno scenario desolante.  

  • Galline stipate in spazi così ridotti da non riuscire nemmeno a spiegare completamente le ali
  • Galline afflitte da gravi patologie come la perdita delle piume e la caduta della cresta
  • Ratti in decomposizione a stretto contatto con le galline
  • Corpi di galline in putrefazione nelle gabbie in cui le compagne vive continuano a deporre le uova
  • Uova completamente infestate da larve ed insetti

  Quando abbiamo pubblicato la nostra investigazione, i NAS decisero di intervenire per controllare l’allevamento segnalato da Animal Equality, ma le immagini mostrate dalla televisione in questi giorni dimostrano che c’è ancora lavoro da fare.    Ovviamente il benessere reale di questi animali non dipende solo dalle gabbie, e ci sono tante problematiche che si intrecciano.    Come se non bastasse infatti, la produzione di uova è una vera e propria tragedia anche per i pulcini maschi, oltre che per le galline stesse. 

  Una volta mandate al macello, le galline ovaiole devono essere sostituite con altre galline per continuare il ciclo di produzione delle uova. Per una questione di probabilità, circa il 50% delle uova fecondate darà vita a pulcini maschi. Poiché i pulcini maschi non possono essere utilizzati per la produzione di carne (infatti esiste una razza diversa per l’allevamento di polli da carne) né per la produzione di uova, essi vengono considerati un prodotto di scarto e uccisi immediatamente dopo la nascita.    Inoltre, anche l’allevamento a terra presenta diversi problemi e non può assolutamente essere considerato la soluzione definitiva al sistematico maltrattamento di questi animali.    Purtroppo però il cambiamento è graduale: questi animali non smetteranno di essere sfruttati dal giorno alla notte. In questo scenario sconfortante, togliere le galline dalle gabbie è un primo passo considerevole per migliorare le loro condizioni di vita. In questa ottica, Animal Equality si impegna quotidianamente per la riduzione della sofferenza di questi animali.   In particolare, il dipartimento di sensibilizzazione aziendale lavora ogni giorno per convincere le aziende ad abbandonare le uova e gli ovoprodotti provenienti da allevamenti di galline in gabbia. In poco più di un anno, sono già venti le aziende che operano sul territorio nazionale che si sono impegnate a prendere le distanze da questa crudele tipologia di allevamento.   Purtroppo però, a fianco di grossi marchi come Esselunga o Lidl che hanno già detto NO alle gabbie, ci sono anche realtà come Eurospin che invece si rifiutano di fare la propria parte per cambiare questa terribile realtà.    Nonostante la nostra campagna vada avanti da un anno e più di 80.000 persone abbiano firmato per chiedere all’azienda di cessare l’uso di uova da galline allevate in gabbia, la direzione di Eurospin continua infatti ad ignorare questa richiesta.   

  In ogni caso, noi continueremo a batterci finché l’ultima gabbia non sarà dismessa.   Ma il percorso intrapreso dalle aziende non è l’unico che può cambiare la situazione.    Anche tu, in quanto consumatore, puoi aiutare concretamente queste galline.    Per prima cosa, lascia fuori dal tuo piatto le uova: sostituirle è più semplice di quello che pensi e farà anche bene alla tua salute.    Ma non fermarti qui.    Firmando la nostra petizione infatti ti unirai ai migliaia di cittadini italiani che hanno già chiesto alle maggiori aziende alimentari del nostro paese di smettere di rifornirsi da produttori che utilizzano ancora le gabbie.    Certo, eliminarle non significa eliminare la crudeltà, ma un mondo in cui le gabbie non esistono più è sicuramente un mondo in cui è più facile costruire un futuro più giusto per questi animali.    FIRMA ORA LA PETIZIONE!


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