In un macello AIA nuovo focolaio di Covid-19


In uno dei più grandi siti di lavorazione di carne di pollo d’Italia 182 su 700 dipendenti risultano positivi al Coronavirus, ma dalla Prefettura nessuno stop alle attività

Un nuovo focolaio preoccupa il Veneto. Nella provincia di Treviso, più precisamente nello stabilimento Aia di Vazzola, si è registrata nelle ultime ore una preoccupante crescita del numero di casi Covid-19.

Nel macello operano 700 addetti e ad oggi si registrano ben 182 casi di positività sui 560 test effettuati (le persone mancanti sono assenti per ferie), quindi circa il 30% del personale ha contratto il virus.

Lo stabilimento AIA di Vazzola, provincia di Treviso

Nonostante la minaccia la produzione AIA non si ferma

Nonostante l’evidente situazione preoccupante il vertice della Prefettura di Treviso con le sigle sindacali e le autorità sanitarie e comunali hanno deciso di non fermare la produzione del macello. Fermare l’impianto, hanno dichiarato, comporterebbe l’uccisione di circa 1,5 milioni di polli. Non potendo essere mandati al macello questi animali subirebbero ugualmente una terribile condanna a morte. Sintomo di un’industria che vede gli animali come semplici oggetti da cui trarre profitto e di cui ci si può sbarazzare all’occorrenza in caso di crisi.

I provvedimenti presi dalla Prefettura, dunque, prevedono solo la riduzione della produzione del 50%, il distanziamento fra gli operatori e la diminuzione del numero di lavoratori per turno. 

Non è la prima volta: la diffusione del Covid in allevamenti e macelli

Non si tratta certo del primo caso, anzi, abbiamo spesso parlato nei mesi scorsi del dilagare dei contagi di Covid-19 nei macelli, prima negli Stati Uniti e poi della Germania, con il caso del macello dell’azienda Tönnies, il più grande d’Europa, costretto a fermare la produzione. 

Neppure l’Italia è rimasta immune: appena poco più di un mese fa nella provincia di Mantova sono stati individuati diversi casi di Covid-19 tra i lavoratori dei macelli, soprattutto di suini, e dei salumifici.

Secondo gli esperti il virus sembra trovarsi a suo agio con le temperature fredde e con l’umidità tipiche degli ambienti dei macelli dove, inoltre, la rigida catena di montaggio – che permette di uccidere più animali nel minor tempo possibile – impone di lavorare spesso spalla a spalla con i colleghi, impedendo di fatto il mantenimento delle distanze di sicurezza. 

Guarda l’intervista su Il Corriere della Sera TV al Direttore Internazionale delle Investigazioni di Animal Equality per capire perché il Covid si diffonde con facilità nei macelli: 

Da tempo noi di Animal Equality ci battiamo affinché i macelli smettano di essere luoghi chiusi agli occhi esterni, prima di tutto per gli animali, che in queste terribili strutture finiscono troppo spesso per subire abusi, inutili crudeltà che potrebbero loro essere risparmiate al termine di una vita già condannata alla sofferenza. 

Ma in questo caso risulta ancora più evidente come questi luoghi, che sembrano essere al di sopra di ogni legge, debbano invece prevedere controlli più stringenti per tutelare gli animali e, a questo punto, anche la salute pubblica.

Aiutaci a chiedere al Governo Italiano di rendere più stringente la legge sui macelli firmando la nostra petizione. 

Un’industria che non si vuole fermare

All’inizio della fase più stringente delle chiusure dovute all’emergenza sanitaria avevamo scritto un articolo sottolineando come, nonostante i divieti applicati praticamente a tutti i settori produttivi, il trasporto e il macello degli animali destinati a diventare prodotti alimentari continuasse come sempre, perché ritenuto “necessario”

Oggi più che mai, di fronte a questi fatti che vedono l’industria della carne non solo responsabile dell’uccisione di miliardi di animali ogni anno, ma anche in un certo senso “complice” dell’esplosione di nuovi focolai locali del virus Covid-19, torniamo a chiederci: è davvero necessario tutto questo? 

Macelli e allevamenti continuano a lavorare a pieno ritmo, continuando a rappresentare una fonte di sofferenza per milioni di animali, oltre ché un rischio per la società. Sì, perché mentre nel caso del COVID-19 i macelli sono stati solo degli amplificatori del virus, e non la sua causa (per quanto ne sappiamo fino ad ora), allevamenti e macelli continuano a rappresentare delle vere e proprie polveriere per lo scoppio di nuovi virus pericolosi per l’uomo:  basti ricordare che le due forme di influenza aviaria, l’H5N1 e l’H7N9, sono nate proprio all’interno di allevamenti.

Tutto questo non può continuare, solo cambiando il nostro rapporto con gli animali possiamo sperare di costruire un futuro migliore. Tutti noi possiamo iniziare a farlo attraverso le nostre scelte personali: scegliendo di non consumare carne e altri prodotti animali possiamo infatti contribuire al calo della domanda di questi prodotti in Italia. Scopri tutto quello che devi sapere per passare ad una dieta 100% a base vegetale visitando il nostro sito dedicato all’alimentazione.


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