Pandemie, la colpa non è degli animali, ma di come li trattiamo. Lo speciale di Indovina chi viene a cena con Sabrina Giannini


L’appuntamento di Indovina chi viene a cena di Sabrina Giannini andato in onda sabato scorso su Rai 3 ha dimostrato ancora una volta quanto sia stretta la correlazione tra il modo in cui trattiamo gli animali e l’insorgenza di nuove pandemie.

Il virus del Covid-19 è un virus arrivato dagli animali alla specie umana, ma la colpa di questo spillover (termine che abbiamo imparato a conoscere e che significa salto di specie) non è certo degli animali. 

L’unico motivo per cui il virus è arrivato fino a noi infatti è che abbiamo distrutto gli ambienti in cui gli animali selvatici vivevano e abbiamo abusato dei terreni, maltrattato gli animali selvatici vendendoli, imprigionando, uccidendoli, così come abbiamo fatto anche con quelli negli allevamenti.

Abbiamo abbattuto, distrutto e – perché no – “mangiato” ogni  connessione con il mondo naturale, dimenticandoci che ne facciamo parte anche noi. E se pensiamo che questo sia un problema legato solo alle aree più lontane del pianeta, come i mercati asiatici, non c’è niente di più sbagliato, perché è il modo in cui trattiamo la natura e gli animali in tutto il mondo ad avere dirette ripercussioni sulla nostra stessa vita

Da qui prende le mosse l’ultimo episodio di “Indovina chi viene a cena”, il celebre programma di inchiesta su ambiente e animali di Sabrina Giannini. 

Nella puntata andata in onda lo scorso 27 febbraio, dal titolo “L’innocenza del pipistrello”, si è parlato proprio di questo del ruolo degli animali, o meglio, del ruolo del nostro malsano rapporto degli animali in relazione alle pandemie. 

Sono state mostrati diversi orrori che gli animali sono costretti a subire per mano umana, come quelli che si perpetuano negli allevamenti intensivi, ma si è parlato anche di allevamenti di animali da pelliccia e di wet market e tra le altre immagini raccolte da diverse organizzazioni sono state mandate in onda anche immagini girate proprio da Animal Equality nei wet market asiatici dove venivano venduti cani procione. 

Guarda le immagini di Animal Equality nell’episodio di Indovina chi viene a cena:

Guarda l’episodio completo di Indovina Chi Viene a Cena

In una lunga intervista rilasciata su Lifegate Sabrina Giannini ha dichiarato che 

“Il problema è quello che abbiamo fatto agli ecosistemi, quello che abbiamo fatto per far diffondere questi virus e farli diventare contagiosi. Nella quasi totalità dei casi, soprattutto quando si tratta di virus di specie selvatiche, siamo stati noi ad andare nei territori e prelevare gli animali dai loro habitat naturali. E non l’abbiamo fatto solo per mangiarli, come pensiamo noi”

Dall’intervista di Lifegate a Sabrina Giannini 

La responsabilità dell’uomo dunque è molto più forte di quanto siamo portati a credere.

“Tra l’altro questa cosa non è cambiata: nella puntata di questa sera mostriamo come i pipistrelli non siano spariti dai mercati asiatici. Il problema però non si riguarda solo il mangiare o meno il pipistrello. Il problema è andare a prenderlo da un habitat naturale, che gli appartiene, e distruggerlo. Lo facciamo per prendere la soia da dare agli animali, per prendere l’olio di palma da mettere nelle merendine, per mangiare gli animali stessi che ci vivono.”

Dall’intervista di Lifegate a Sabrina Giannini 

Ancora una volta quindi ci troviamo di fronte all’evidenza di come le nostre scelte alimentari personali possano avere un impatto enorme non solo sugli animali, ma anche sull’ambiente e su tutte le persone che lo abitano. 

Il sistema alimentare che prevale adesso nel mondo, quello basato su alimenti di origine animale, è sbagliato, e continuare a negare questa realtà ci espone al rischio di incorrere in nuove pandemie come quella che stiamo vivendo, se non peggio.

Del resto, secondo gli esperti, uno dei principali fattori di rischio epidemiologico è attualmente il sistema convenzionale di allevamento del bestiame. Particolarmente pericolosi a questo proposito sono gli allevamenti intensivi, dove viene confinata la stragrande maggioranza degli animali destinati al consumo umano.

A causa dell’altissima densità e della bassa diversità genetica degli animali che vi sono allevati, tali allevamenti offrono uno spazio eccellente per la rapida diffusione dei virus. E non è tutto, è di pochi giorni fa un nuovo report di Chatham House, sostenuto dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e da Compassion in World Farming, dal titolo emblematico “il sistema alimentare è la causa della perdita di biodiversità”. 

I campanelli di allarme stanno già tutti suonando, si tratta solo di decidere se volerli ascoltare o meno.

Come dice l’Oms non si tratta di “se” arriverà una nuova pandemia, ma solo di “quando”

Dall’intervista di Lifegate a Sabrina Giannini 

Noi abbiamo deciso di ascoltarli e non solo perché vogliamo un futuro più giusto per tutti gli animali, ma anche perché lo vogliamo per il pianeta e le persone. Anche tu puoi farlo: ogni volta che andiamo a fare la spesa e che scegliamo cosa comprare possiamo fare la differenza per gli animali e il pianeta.

Scegliere una dieta 100% vegetale significa scegliere di non finanziare una delle produzioni alimentari più dannose per il nostro ambiente e non solo, scegliere di non finanziare l’industria che sfrutta e uccide miliardi di animali in tutto il mondo. 


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