Mucca e vitellino in libertà Mucca e vitellino in libertà

Perché festeggiamo il World Vegan Day 


Il World Vegan Day celebra i benefici di una vita priva di sfruttamento nei confronti degli animali: una giornata per riflettere sull’importanza di compiere scelte critiche e consapevoli per rendere il pianeta in cui viviamo un posto migliore.

Istituita nel 1994 da Louise Wallis (allora presidente della Vegan Society nel Regno Unito) per commemorare il cinquantesimo anniversario della fondazione dell’organizzazione e della coniazione del termine “vegano”, la giornata globale dedicata al veganesimo è un appello a scegliere un mondo privo di sfruttamento nei confronti di tutti gli animali. 

Cosa significa “vegano”

Essere vegani non significa solo scegliere un’alimentazione completamente vegetale, ma anche non fare uso di prodotti di origine animale nella propria vita, ad esempio nel campo dell’abbigliamento e della cosmetica. Ciò contribuisce a ridurre drasticamente la sofferenza degli animali allevati e permette di prendere le distanze da un sistema di produzione che sfrutta altri esseri senzienti per profitto.

In particolare, la differenza tra vegani e vegetariani è che i primi, oltre a non consumare carne e pesce, non mangiano uova, latte, formaggi e tutti gli altri prodotti di origine animale. 

Cosa mangiano i vegani 

Molti piatti della tradizione italiana sono originariamente privi di derivati animali: in questo articolo ne abbiamo riportati alcuni. Ma oltre a pasta, riso, verdure e frutta, esistono anche tantissime alternative gustose ai prodotti di origine animale, che possono aprire mille possibilità di sperimentare in cucina. 

Le bevande vegetali, per esempio, sono ottime per il loro apporto di calcio (soprattutto nel caso del latte di soia, di riso e di mandorle), così come i legumi, i derivati della soia (come tofu e tempeh) e i sostituti proteici della carne (come il seitan) aiutano ad avere un’alimentazione variegata e ricca dal punto di vista nutrizionale. 

Perché essere vegani?

Ancora oggi, purtroppo, miliardi di individui sono costantemente reclusi, maltrattati e brutalmente uccisi a scopo alimentare. Se l’allevamento intensivo condanna maiali, polli, mucche, vitelli, pecore, capre, agnelli e pesci a vivere in ambienti sovraffollati e innaturali dove nessun animale ha spazio per poter muoversi liberamente ed esprimere i propri bisogni etologici più essenziali, l’industria del latte e delle uova non è meno crudele.

Il latte che finisce tra gli scaffali dei supermercati sarebbe dovuto essere destinato ai cuccioli appena nati, che invece sono stati strappati brutalmente alle loro madri subito dopo il parto. Per produrre latte è necessario infatti che le mucche restino incinte.

Per questo motivo, negli allevamenti questi animali sono sottoposti a cicli incessanti di gravidanze forzate. Lo stress e le malattie che molto spesso colpiscono le mucche fanno sì che in pochi anni queste madri siano ridotte allo stremo delle loro forze e muoiano molto prima di quanto accadrebbe in natura.

L’industria delle uova, poi, condanna le galline a una vita da recluse. In Italia, molte galline ovaiole vivono ancora costrette all’interno di gabbie così piccole da non essere in grado di aprire le ali. La loro intera esistenza avviene spesso all’interno di capannoni privi di luce naturale, dove si feriscono a contatto con le sbarre metalliche.

Il costo nascosto della produzione di uova, inoltre, consiste in tutto il mondo in milioni di pulcini maschi uccisi nelle prime 24 ore di vita perché considerati inutili dall’industria delle uova e da quella della carne.

Cosa non mangiano i vegani 

Le forme di sfruttamento degli animali che abbiamo descritto, come tutte le altre, sono dolorose e ingiuste, e sono rifiutate da chi sceglie di adottare un’alimentazione 100% vegetale. Ecco perché i vegani non mangiano carne di animali e nessun prodotto che derivi dal loro allevamento. In questo modo, si evita di perpetrare abusi nei confronti di miliardi di individui nel mondo e si smette di finanziare l’industria alimentare che nega agli animali rispetto e protezione.

Con i nostri acquisti quotidiani, possiamo influire sulla produzione alimentare cambiando la domanda dei prodotti che decidiamo di mettere nel nostro carrello quando facciamo la spesa. Così facendo, possiamo progressivamente cambiare il mercato e quindi risparmiare la vita di tanti animali allevati.

Quanti animali sfrutta l’industria alimentare?

Si stima che il 74% dei bovini nel mondo sia allevato in modo intensivo. Ciò significa che negli allevamenti si trovano circa 23 miliardi di animali, senza contare gli oltre 60 milioni di polli che affrontano la stessa sorte ogni anno e i circa 111 miliardi di pesci allevati dall’industria ittica.

Per rendersi conto del volume enorme di cui stiamo parlando, basta considerare che il numero dei pesci allevati in un anno supera da solo il numero di tutti gli esseri umani vissuti finora sulla Terra (pari a circa 108 miliardi).

Ogni giorno, nel mondo, vengono inoltre macellati 900 mila mucche, 1,7 milioni di pecore, 3,8 milioni di maiali, 202 milioni di polli e centinaia di milioni di pesci. Nel 2021 gli animali uccisi per la loro carne sono stati 83,58 miliardi, un numero 10 volte maggiore rispetto al 1961, quando gli animali macellati erano 8,61 miliardi. Non si tratta solo di numeri impressionanti, ma anche delle vite di tanti animali sfruttati in modo estremo e crudele. 

Negli allevamenti intensivi, questi individui sono vittime di abusi e maltrattamenti: molti di loro trascorrono gran parte della loro esistenza in gabbie talmente piccole da non lasciare loro lo spazio per muoversi; altri sono trasportati per ore o addirittura settimane via terra e via mare in condizioni igienico-sanitarie pessime verso i macelli, accumulando stress e sofferenza. 

Dopo essere stati trattati come merci in tutti i settori della produzione alimentare (dall’industria del latte a quella delle uova, passando per l’industria della carne), una volta arrivati al macello, gli animali continuano a subire gravi violenze che aumentano ulteriormente il loro dolore fisico e psicologico. Prima di essere uccisi, infatti, la mancanza di controlli adeguati espone gli animali ad abusi crudeli prima di una morte orribile.

L’inquinamento degli allevamenti intensivi

La sofferenza nei confronti degli animali non è l’unico effetto negativo degli allevamenti. Senza contare gli enormi consumi di suolo e di acqua che l’industria zootecnica comporta, secondo la rivista Science, il sistema alimentare globale è infatti una delle principali fonti di emissioni di gas serra. 

Il suo impatto è pari a circa il 30% del totale: talmente elevato che anche se le emissioni causate dai combustibili fossili fossero eliminate immediatamente, l’industria alimentare da sola impedirebbe di rispettare gli Accordi di Parigi del 2015 (e quindi impedirebbe di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto la soglia dei 2 gradi entro il 2050).

Di fronte a questi dati e alle terribili condizioni in cui vivono gli animali allevati, sempre più persone scelgono un’alimentazione 100% vegetale. Mentre la produzione di proteine plant based in Europa è cresciuta del 6% nel 2022 (in progressivo aumento negli ultimi tre anni), le ricerche di mercato mostrano che i consumatori compiono scelte alimentari più sostenibili. 

Più sensibili al tema del benessere animale e dell’ambiente, le persone hanno modificato la propria alimentazione perché l’hanno riconosciuta come un modo per preservare la salute umana, la conservazione dell’ecosistema e il benessere degli animali per le generazioni presenti e future.

Quanti vegani ci sono in Italia

I risultati del 35° Rapporto Italia Eurispes 2023 mostrano che chi non mangia carne nel nostro Paese è pari al 6,6% del totale. Nello specifico il 4,2% del campione è vegetariano, mentre è vegano il 2,4%. 

Rispetto al primo anno in cui i consumatori vegani sono stati registrati in Italia, il loro numero è finora più che raddoppiato (nel 2014 infatti erano lo 0,6%). L’alimentazione plant based inoltre è molto diffusa tra i giovani: il 4,8% di chi ha tra 18 e 24 anni adotta un’alimentazione 100% vegetale, mentre solo lo 0,2% degli over 60 compie la stessa scelta. 

Lo sfruttamento praticato dall’industria alimentare nei confronti degli animali è anche sempre meno tollerato e accettato in tutta Europa. I risultati dell’ultimo Eurobarometro, il sondaggio condotto dalla Unione europea, confermano che un’ampia maggioranza di cittadini europei (84%) e italiani (88%) desidera che il benessere degli animali allevati a scopo alimentare sia maggiormente tutelato. 

Come diventare vegani

Ognuno di noi può contribuire a rendere il mondo un luogo privo di sfruttamento per tutti gli animali, a partire dalla proprie scelte alimentari quotidiane.

Come Animal Equality ci impegniamo ogni giorno per dimostrare che adottare un’alimentazione vegetale non significa compiere delle rinunce, ma scoprire un nuovo modo di prendersi cura di sé e del nostro pianeta. 

Inizia subito a provare un’alimentazione vegana scaricando i tanti ricettari che nel corso degli anni abbiamo preparato con l’aiuto di chef e influencer esperti di cucina vegetale.


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