Lavoriamo con le aziende per un mondo senza gabbie
Nelle scorse settimane, abbiamo parlato di molte aziende che, a seguito del dialogo con Animal Equality, hanno deciso di abbandonare le uova provenienti da allevamenti in gabbia. Grandi realtà del settore alimentare italiano, tra cui Giovanni Rana, Esselunga ed Auchan, hanno deciso di dire basta alle gabbie per le galline ovaiole e si sono impegnate a cambiare la loro fornitura di uova. Per spiegare meglio l’enorme impatto di queste decisioni, facciamo un passo indietro e cominciamo col presentare una grande novità all’interno della nostra organizzazione.
Lo scorso novembre, Animal Equality ha inaugurato il Dipartimento di Sensibilizzazione Aziendale in Italia, così come in Spagna, Brasile, Messico ed India. Chiamato anche Corporate Outreach, questo approccio strategico è stato adottato già da molti anni in diversi paesi nel mondo, ma è ancora poco conosciuto in Italia.
Corporate Outreach si riferisce a tutte quelle attività volte ad influenzare direttamente le politiche aziendali delle imprese. In concreto, quello che il nostro dipartimento fa è contattare le maggiori aziende del settore alimentare e convincerle ad adottare politiche volte a ridurre la sofferenza degli animali negli allevamenti da cui si riforniscono. Questo può avvenire costruendo una relazione con l’azienda stessa, come è successo ad esempio con Giovanni Rana ed Esselunga, oppure informando i consumatori sulla mancata attenzione che una determinata compagnia presta alle condizioni di vita degli animali e facendo pressione affinché cambino direzione.
L’importanza del Corporate Outreach risiede nell’efficacia e impatto delle proprie campagne. Una decisione presa dal singolo consiglio di amministrazione di un’azienda può fare la differenza per milioni di animali. Come prima richiesta, Animal Equality si sta concentrando sulle galline ovaiole, spesso dimenticate ma non per questo soggette a meno crudeltà. In Italia sono allevate circa oltre 40 milioni di galline ovaiole, la maggior parte delle quali vivono confinate in gabbie così piccole da non permettere loro di esprimere la quasi totalità dei loro comportamenti naturali. Senza poter nemmeno spiegare completamente le ali, questi animali sensibili ed intelligenti conducono un’esistenza così miserabile da rendere assolutamente necessario un intervento immediato. Abbiamo dunque deciso di impegnarci affinché le aziende, che detengono il potere di influenzare tutti i loro consumatori, si assumano le proprie responsabilità e agiscano direttamente perché le galline, e a seguire tanti altri animali, possano uscire dalle gabbie per sempre. In pochi mesi, la nostra collaborazione con Giovanni Rana, Gemos, Dussmann, Esselunga, Auchan e Lagardère ha avuto un impatto positivo su oltre un milione di galline ovaiole.
Un altro aspetto centrale nel Corporate Outreach è la promozione del dialogo relativo alle condizioni di vita degli animali negli allevamenti, non solo tra il pubblico generale ma anche tra gli alti dirigenti ed imprenditori. Infatti, una presa di posizione netta del mercato può innescare un cambiamento istituzionale con ripercussioni a livello nazionale e addirittura internazionale.
Spingere le aziende ad abbandonare le gabbie significa creare le basi per l’abolizione completa degli allevamenti in gabbia e dunque la creazione di una società più civile, empatica e compassionevole.
Sia chiaro: eliminare le gabbie non vuol dire eliminare la crudeltà.
Tutti gli animali allevati a scopo alimentare soffrono enormemente. Il modo migliore per porre fine al loro sfruttamento è adottare un’alimentazione che escluda completamente i prodotti di origine animale, e noi continueremo a batterci perché sempre più persone compiano questa scelta compassionevole. Tuttavia, se ci limitassimo a chiedere ai singoli di smettere di mangiare carne e derivati perderemmo l’opportunità di ridurre la sofferenza di innumerevoli animali che, purtroppo, nel breve termine condurranno tutta la loro esistenza negli allevamenti. L’obiettivo finale è un mondo senza sfruttamento alcuno degli animali. Lavorando sempre in quella direzione, un mondo senza gabbie ci sembra un buon primo passo.