MARR annuncia l’abbandono delle uova provenienti da galline in gabbia
A seguito del dialogo intrattenuto con Animal Equality ed altre organizzazioni, la prima azienda del settore della ristorazione collettiva in Italia Marr si distanzia ufficialmente dalla crudeltà delle gabbie e pubblica una policy sul benessere animale nella quale chiarisce la propria contrarietà all’utilizzo delle gabbie per le galline ovaiole.
L’azienda, una delle realtà più importanti all’interno del Gruppo Cremonini, si esprime in modo chiaro: “Marr ritiene che il confinamento delle galline in gabbie, sebbene realizzate in conformità alla normativa vigente, sia una pratica dannosa per il benessere degli animali, pertanto ha deciso di sospendere la commercializzazione di uova e ovoprodotti derivanti dalle galline allevate in gabbia entro il 2025.”
Il leader della ristorazione collettiva si impegna inoltre nell’opera di sensibilizzazione dichiarando che entro il 2019 saranno organizzate delle campagne rivolte ai clienti al fine di promuovere l’utilizzo di uova provenienti da allevamenti alternativi alle gabbie.
Si tratta di un impegno importante, presentato da Marr all’interno di una ambiziosa ed esauriente politica aziendale sul benessere animale che si pone come modello per altri concorrenti del settore.
In qualità di più grande azienda di ristorazione collettiva in Italia, Marr si allinea alle altre realtà che hanno deciso di fare la loro parte per migliorare le condizioni di vita delle galline, dando un’ulteriore conferma dell’impegno del settore nel porre fine all’utilizzo delle gabbie in questo tipo di allevamento.
Con questo annuncio, infatti, diventano otto le aziende nella top-ten del settore ad aver detto basta alle gabbie per le galline. Animal Equality si augura che le altre rimaste, come il Gruppo Dac e Serenissima, seguano l’esempio delle concorrenti e si decidano a fare la loro parte per migliorare le condizioni di vita degli animali coinvolti nella loro filiera.
L’impegno da parte delle aziende è certamente fondamentale, ma ognuno di noi può avere un ruolo chiave per porre fine alla sofferenza degli animali.