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Conigli in gabbia: una crudeltà a cui possiamo mettere fine

Aprile 15, 2019 Aggiornato: Settembre 25, 2019

Una nuova investigazione diffusa oggi in 12 Stati  Membri rivela la crudeltà dei sistemi di allevamento in gabbia per i conigli. 145 associazioni in tutta l’UE chiedono la fine dell’uso delle gabbie anche per questi animali.

Animal Equality, insieme alle altre organizzazioni della coalizione End the cage age (“Mettiamo fine all’era delle gabbie”), rilascia oggi un video che parla proprio del terribile problema delle gabbie, per diffondere ancora una volta la conoscenza su un tema così importante per il futuro del continente.  

Le immagini – raccolte da CIWF in tre allevamenti italiani – rivelano ancora una volta ciò che molte volte è stato denunciato dalle associazioni di tutela degli animali europee.

Nelle gabbie di batteria, così come in quelle arricchite, i conigli sono allevati in uno spazio di poco superiore alla superficie di un foglio A4; sono costretti a poggiare le zampe per lo più su pavimenti di filo metallico che causano loro dolorose ferite, non possono stare eretti sulle zampe posteriori, non possono correre, saltare ed esprimere i comportamenti naturali: condizioni che causano negli animali una sofferenza sistematica e ne compromettono severamente la qualità di vita.

Conigli in gabbia in un allevamento intensivo

Il video contiene anche immagini provenienti da diversi Stati membri e girate negli anni scorsi da Animal Equality e Ciwf; le immagini confermano come i sistemi di allevamento in gabbia siano diffusi nella maggior parte dei Paesi UE e siano ovunque crudeli.

Nell’UE ogni anno si allevano circa 120 milioni di conigli, il 94% in gabbia.

Nel corso degli anni gli investigatori di Animal Equality hanno mostrato più volte che cosa accade negli allevamenti e nei macelli di conigli, animali molto delicati che purtroppo subiscono angherie, abusi e tormenti per le poche settimane di vita che passano in gabbia.

Le inchieste realizzate da Animal Equality in Italia in collaborazione con la LAV hanno dimostrato ancora una volta che la vita dei conigli non è una vita dignitosa e accettabile.

Un coniglio in un allevamento vive fino a 12 settimane. Le passa chiuso in una gabbia grande più o meno quanto lui (orecchie escluse).

Vive in mezzo alla sporcizia, agli escrementi, a volte insieme a carcasse di altri compagni di gabbia; non c’è da stupirsi se si ammala facilmente. Ma viene imbottito di antibiotici.

A 80 giorni di età il coniglio esce dalla sua gabbia per l’unico viaggio della sua vita. Purtroppo viene messo in un’altra gabbia, ancora più piccola e affollata, e caricato sul camion.

Dopo un lungo viaggio al sole o sotto la pioggia, esposto ai bisogni dei compagni di sopra, il coniglio giunge infine a destinazione esausto, quando vivo.

È l’ora del macello.

Qui il coniglio finisce appeso a testa in giù e dissanguato tramite taglio della giugulare. Prima però viene stordito con una scossa elettrica, non sempre efficace.

In Italia, ogni anno, vengono allevati circa 21 milioni di conigli a scopo alimentare. Sono invece circa un milione i conigli d’affezione. 

Nel nostro Paese, lo scorso ottobre, il Ministro della Salute Giulia Grillo ha firmato e dichiarato il proprio sostegno all’Iniziativa europea contro le gabbie.

Il Parlamento europeo, nel marzo 2017, aveva già votato una risoluzione in favore della graduale dismissione delle gabbie per i conigli, dimostrando di tenere in considerazione la crescente sensibilità dei cittadini nei confronti delle condizioni in cui vengono allevati gli animali.

Sono già 750.000 le persone che hanno firmato l’Iniziativa europea contro le gabbie, che ha l’obiettivo di raggiungere un milione di firme convalidate entro settembre affinché la Commissione Europea si pronunci sulla possibilità di legiferare in merito.

Non perdiamo questa importante occasione per restituire qualche speranza a milioni di animali rinchiusi in questi luoghi terribili. 


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