La produzione di pesce in India e Scozia sotto scacco: le immagini choc di Animal Equality
Due nuove inchieste rivelano la terribile realtà degli allevamenti di pesce nel Bengala e di un macello di salmoni scozzesi simbolo di ‘eccellenza’
Animal Equality rilascia oggi due nuove indagini realizzate in India e Scozia, rispettivamente all’interno di alcuni allevamenti di pesca industriale e di un macello di salmoni. Le immagini raccolte rivelano l’estrema sofferenza dei pesci – uccisi senza stordimento e sottoposti a numerose violenze -, terribili condizioni igienico-sanitarie e un grave impatto ambientale e sui minori da parte degli allevamenti indiani.
In India, Animal Equality ha indagato diversi allevamenti di pesci e gamberetti, vivai e mercati del pesce presenti in particolare nel Bengala occidentale, Andhra Pradesh, Tamil Nadu e Telangana, aree note per la loro produzione di pesce.
Guarda il video della nostra ultima inchiesta sull’industria del pesce in India:
L’India contribuisce a circa il 6,3% della produzione ittica globale, ma l’industria della pesca e dell’acquacoltura, sempre più intensiva, sta adottando pratiche progressivamente più pericolose per ambiente, salute umana e diritti animali.
Le immagini, raccolte in esclusiva e inedite in Italia da investigatori sotto copertura, mostrano:
- La “mungitura del pesce”, una pratica crudele in cui le uova di una femmina di pesce vengono spremute a mano. I pesci soffrono di dolori atroci, traumi e stress durante questa procedura;
- Sovraffollamento con migliaia di pesci allevati in piccole vasche spesso infestate da batteri e virus a causa della scarsa qualità dell’acqua;
- Mangime carico di antibiotici, un uso massiccio e non regolamentato che porta alla resistenza agli antibiotici tra i consumatori;
- Pesci uccisi per asfissia fuori dall’acqua o di freddo sul ghiaccio, provocando così una morte lenta e in agonia;
- Molti pesci schiacciati a morte dal peso di altri animali quando vengono catturati nelle reti e gettati nei contenitori;
- Pesci che muoiono durante il trasporto in quanto tenuti in vita per essere macellati nei wet market;
- Lavoro minorile: gli allevamenti di pesce, oltre a violare i diritti animali, violano anche i diritti umani. I video mostrano bambini che macellano il pesce nei mercati, esponendoli così a violenza gratuita e per altro violando le leggi relative alla proibizione del lavoro minorile;
- Spreco di acqua: gli allevamenti ittici sfruttano grandi quantitativi d’acqua che provengono da fiumi come Krishna, Godavari e Kaveri, riducendo così le disponibilità per l’agricoltura e la popolazione locale;
- Degrado del suolo: gli allevamenti di pesca e acquacoltura richiedono ampi appezzamenti di terreno. Ciò ha ridotto la resa agricola di queste aree e minaccia anche la sicurezza alimentare della regione;
- Pesce venduto in condizioni antigieniche nei mercati, dove le loro branchie sono tagliate senza stordimento, con conseguente morte per dissanguamento. Vengono anche lasciati in contenitori aperti a soffocare a terra, lentamente e dolorosamente;
Animal Equality ha inoltre realizzato un’inchiesta – pubblicata sulle pagine de The Times – all’interno di un impianto di macellazione in Scozia che rifornisce i principali supermercati nazionali e internazionali. Si stima che ogni anno nel Regno Unito vengano allevati e macellati fino a 77 milioni di pesci. La Scozia, in particolare, è il terzo produttore mondiale di salmone allevato, dietro a Norvegia e Cile.
Guarda il video della nostra ultima inchiesta all’interno di un macello di salmone scozzese:
Gli investigatori sotto copertura di Animal Equality hanno potuto documentare numerosi abusi – estremamente gravi – sugli animali.
I risultati di entrambe le inchieste raccontano pratiche reiterate di violenza inaudita nei confronti dei pesci e accendono i riflettori sulle conseguenze in termini di salute per i consumatori e a livello di impatto sull’ambiente.
Ogni anno la pesca commerciale uccide trilioni di animali in tutto il mondo. Che siano allevati in allevamenti ittici industriali o catturati allo stato selvatico, i pesci non godono di protezioni legali che regolino il loro trattamento o le modalità di macellazione.
Come Animal Equality ha denunciato attraverso altre inchieste svolte in Italia, negli allevamenti intensivi i pesci soffrono fino a due anni in acque sporche e infestate. I parassiti che si nutrono di branchie, organi e sangue dei pesci sono comuni, così come le infezioni batteriche, basti pensare che il 40% dei pesci da allevamento sono colpiti dai pidocchi di mare.
Sia la pesca industriale che l’acquacoltura hanno inoltre un forte impatto ambientale. L’allevamento intensivo di pesci può portare a condizioni dell’acqua tossiche a causa di ammoniaca, nitrati e parassiti. Mentre durante le operazioni di pesca su scala industriale vengono spesso utilizzate reti da traino giganti che raschiano il pesce dal fondo dell’oceano rovinando i fondali. Questo inoltre si traduce anche nel problema della “cattura accessoria”, cioè di quei pesci che vengono catturati a causa dei metodi di pesca ma che vengono ributtati in mare, spesso già morti.
Anche i problemi per la salute non mancano. Molti pesci dalle grandi dimensioni, tra cui tonno, pesce spada, squalo e sgombro, sono infatti costantemente ricchi di mercurio, che può danneggiare il sistema nervoso di un feto o di un bambino piccolo. Gli agenti inquinanti, talvolta presenti nei pesci, come le statiossine e i PCB, sono stati collegati a tumori e a problemi riproduttivi. Come se non bastasse, a causa dell’inquinamento dei mari, chi consuma pesce ingerisce fino a 11.000 piccoli pezzi di plastica ogni anno, secondo uno studio dell’Università di Plymouth, con gravi rischi per l’infiammazione e la degenerazione muscolare.
Con il rilascio di queste indagini, vogliamo dimostrare che il mercato della pesca industriale e degli allevamenti intensivi di pesce colpisce duramente il benessere dei pesci con conseguenze pesanti anche sulla salute dei consumatori, nonché dell’ambiente. La totale mancanza di regolamentazione e di tutele per la vita dei pesci è inaccettabile e chiediamo di fermare questa indifferenza.