Allevamenti italiani come i wet market: le nostre immagini su Rai 3 a Cartabianca


Ieri sera le nostre immagini sono andate in onda su Rai 3 durante un dibattito sulla pericolosità per la salute pubblica dei Wet Market, ma anche degli allevamenti intensivi

Ieri sera nel corso della puntata del programma televisivo Cartabianca – condotto da Bianca Berlinguer – su Rai3 sono andate in onda diverse immagini raccolte dal coraggioso team investigativo di Animal Equality in tutto il mondo.

Le nostre immagini, infatti, sono state da apripista per un dibattito molto interessante sulla minaccia che – tanto i wet market quanto gli allevamenti intensivi – rappresentano per la salute pubblica globale.

In studio, a discutere di questo tema fondamentale per il futuro di tutti noi, c’erano Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico; Riccardo Iacona, giornalista e autore televisivo e – in collegamento – Federico Rampini, giornalista e saggista. 

Guarda subito l’estratto della puntata

20 minuti di dibattito sulla pericolosità di wet market e allevamenti, sulla tv pubblica

Per oltre 20 minuti tra le immagini andate in onda e la discussione degli ospiti in studio si è parlato sulla tv pubblica nazionale di come il modo in cui ci rapportiamo con gli animali e con la natura stia mettendo in grave pericolo la salute pubblica globale.

Il Covid-19 è solo l’ultimo esempio di una lunga serie di zoonosi – termine ormai tristemente noto che indica malattie passate dagli animali all’uomo – che hanno segnato la nostra storia recente e che rischiano di diventare sempre più frequenti se non invertiamo la rotta.

Il rischio che arrivi una nuova pandemia è altissimo perché rimangono le stesse condizioni: cioè il nostro comportamento con animali e natura […] Il nostro vaccino sta nella tutela e conservazione dell’ambiente naturale. 

Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico

La minaccia dei mercati di animali vivi, possibile origine del Covid-19

Con le nostre immagini girate nei wet market di Cina, India e Vietnam si è aperto il dibattito andato in onda ieri sera su Rai3, sulla pericolosità di questi mercati umidi dove ancora oggi vengono venduti animali di specie selvatiche e non, e dove è pratica comune macellare gli animali senza alcuna attenzione, né per la loro sofferenza, né per le condizioni igienico-sanitarie.

È di pochi giorni fa la notizia che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha deciso di chiedere la sospensione su scala globale della vendita di mammiferi vivi e selvatici nei wet market, a causa dell’alto rischio che rappresentano per la trasmissione di malattie zoonotiche.

Una decisione sicuramente importante, ma che lascia aperto il problema, poiché ancora moltissimi animali di diverse specie continueranno a soffrire e morire in questi luoghi, continuando a rappresentare un rischio per la salute pubblica. Rischio che potrebbe essere invece ridotto ponendo fine al commercio di tutti gli animali vivi ingabbiati e uccisi in questi mercati. 

Ma la prossima pandemia potrebbe nascere in un allevamento intensivo

Altrettanto scioccanti sono state le immagini che i nostri investigatori hanno raccolto in diversi allevamenti del nostro Paese, mostrate ieri su Rai 3 durante la trasmissione Cartabianca.

Immagini che mostrano chiaramente come il problema non appartenga solo a paesi lontani, come l’Asia o la Cina. Anche gli allevamenti “dietro casa” rappresentano una minaccia alla salute pubblica globale.

Noi parliamo di mercati di animali vivi però dobbiamo dire che anche noi abbiamo le nostre responsabilità […] che potrebbero diventare anche incubatoi di nuove pandemie che sono gli allevamenti intensivi.

Bianca Berlinguer, giornalista

In questi luoghi centinaia di migliaia di animali vengono ammassati insieme, lasciati in condizioni terribili, abbandonati a loro stessi e rischiano di diventare vere e proprie polveriere di nuovi virus.

È un esempio l’influenza aviaria che proprio da allevamenti di pollame proviene e che rappresenta una minaccia costante alla salute pubblica. Non stupisce che secondo gli esperti, uno dei principali fattori di rischio epidemiologico è attualmente il sistema convenzionale di allevamento del bestiame

Le ultime influenze aviarie e suine sono tutte originate nei grandi allevamenti intensivi dove una volta che il virus entra ha grandissima facilità di sviluppo, perché ci sono migliaia di animali che ci vivono, con un sistema immunitario depresso per le condizioni di vita a cui sono costretti e dove c’è scarsissima diversità genetica. Per questo tutti si aspettano che le prossime pandemie nascano da questi luoghi.

Riccardo Iacona, giornalista e autore televisivo

Le condizioni agghiaccianti in cui gli animali vengono costretti negli allevamenti intensivi suscitano una reazione di ribrezzo in tutti, ed è condivisa l’idea che queste crudeltà debbano finire ora. Ma come fare?

Sicuramente le istituzioni hanno un ruolo fondamentale, bisogna smettere di incentivare un’industria che tratta gli animali in questo modo, costringendoli ad una sofferenza estrema e mettendo a rischio anche la salute pubblica. 

Bisogna invece puntare su diete basate maggiormente su proteine vegetali, come del resto la stessa Europa ha suggerito nelle sue strategie per uno sviluppo sostenibile nei prossimi anni. 

Ognuno di noi può iniziare facendo la sua parte: scegliendo un’alimentazione 100% vegetale scegliamo di non finanziare l’industria che sfrutta e uccide gli animali e che minaccia il nostro stesso futuro.


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