gallina uova gabbia

Dopo i visoni, ora è il turno delle galline


Milioni di loro potrebbero essere abbattute in tutta Europa per fermare la circolazione di un nuovo ceppo di aviaria

In tutta Europa c’è allerta per l’esplosione di focolai di influenza aviaria, e anche secondo l’European food safety authority (Efsa) il problema è da prendersi in seria considerazione. In un suo aggiornamento scientifico, redatto in collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e il Laboratorio europeo di riferimento per l’influenza aviaria, proprio l’Efsa ha evidenziato come il virus stia avanzando velocemente in tutto il nostro continente.

Finora, la maggior parte dei casi si sono verificati in uccelli selvatici, ma è alta la probabilità che il virus si diffonda agli animali confinati negli allevamenti, cosa che – sia pure in misura minore – è già avvenuta.

Il ceppo di influenza aviaria attualmente circolante (H5N8) non è particolarmente pericoloso per l’uomo, poiché il rischio di trasmissione è molto basso. Ma l’Efsa avverte che:

“L’evoluzione di questi virus dev’essere monitorata attentamente per valutare il rischio concreto che emergano virus trasmissibili all’uomo”.

Ma quali sono le conseguenze di questa nuova emergenza? l’uccisione di migliaia di animali selvatici e negli allevamenti.

Proprio pochi giorni fa la Polonia ha annunciato l’abbattimento di oltre 900mila galline presenti in un allevamento del villaggio di Wroniawy dove si è diffusa l’influenza aviaria. E questo potrebbe essere il primo di una lunga serie di abbattimenti che potrebbe portare all’uccisione di milioni di uccelli.

Come nel caso dei visoni abbattuti per paura della diffusione di una nuova mutazione di Coronavisrus, anche polli e galline potrebbero essere uccisi per frenare l’avanzata dell’aviaria. 

Ancora una volta la risposta alla diffusione di pericolose malattie per l’uomo non è un ragionamento più ampio sui motivi che portano all’emergenza, ma la via più semplice, l’abbattimento di quello che si crede essere il problema: un po’ come curare il sintomo senza cercare le cause reali della malattia.

Per rimanere in questa metafora medica: i visoni ammalati di Covid-19 o le galline e i polli portatori di Aviaria sono solo il sintomo di un sistema malato, quello degli allevamenti, già riconosciuto dagli esperti come uno dei principali fattori di rischio epidemiologico

Particolarmente pericolosi a questo proposito sono gli allevamenti intensivi, dove viene confinata la stragrande maggioranza degli animali destinati al consumo umano. A causa dell’altissima densità e della bassa diversità genetica degli animali che vi sono allevati, tali allevamenti offrono uno spazio eccellente per la rapida diffusione dei virus. Questo fenomeno è favorito anche dalla altissima intensità della produzione, che provoca uno stress cronico a questi animali e di conseguenza indebolisce il sistema immunitario.

E questo rischio si presenta a noi sempre più spesso, con le notizie di animali abbattuti per prevenire la diffusione di ogni tipo di virus, dal Covid-19 alla peste suina. 

Quando capiremo che il problema si può risolvere davvero solo con il cambiamento radicale di un sistema che imprigiona e uccide miliardi di animali ogni anno, in tutto il mondo? Un sistema su cui abbiamo basato la nostra alimentazione, ma che si sta rivelando un fallimento non solo per la sofferenza che comporta per gli animali, ma anche per l’impatto che ha sul pianeta e per il rischio che comporta per la nostra stessa salute.

Speravamo che dopo l’esplosione di questa pandemia fosse più chiaro che la salute degli animali, la salute del pianeta e la salute delle persone sono strettamente collegate, ma non è andata così e neanche nelle fasi più gravi dell’emergenza l’allevamento e l’uccisione degli animali sono stati fermati. 

I piani dell’Europa per migliorare la situazione vengono disattesi. Le promesse di non investire più sugli allevamenti intensivi, tradite. Ma noi di Animal Equality non ci fermeremo e continueremo a lavorare con le istituzioni per far sì che cambiamenti concreti vengano intrapresi in favore degli animali ancora costretti negli allevamenti.

Inoltre, ognuno di noi ha ancora il potere di innescare un cambiamento con le proprie scelte: basta qualche piccolo gesto nello stile di vita di ognuno di noi. Tre volte al giorno, abbiamo l’occasione di scegliere che cosa mangiare, che cosa mettere nel nostro carrello della spesa, quali industrie finanziare. 

Scegliere consapevolmente significa scegliere di costruire un futuro migliore per gli animali, il pianeta e per le future generazioni.


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