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La verità sull’industria della carne in prima serata


Questo weekend, per due sere di fila, sulla terza rete della tv nazionale è andata in onda la verità sull’industria della carne: tra consumi in crescita, impatto ambientale e minacce per la salute pubblica.

Esporre la verità legata alla produzione di carne e di altri alimenti di origine animale è fondamentale affinché sempre più persone possano prendere scelte consapevoli. Per questo da anni svolgiamo investigazioni all’interno degli allevamenti intensivi e dei macelli di tutto il mondo per portare alla luce ciò che, altrimenti, rimarrebbe nascosto. Questo weekend a darci un assist in questo senso, esponendo ciò che le nostre (pessime) abitudini alimentari comportano, è stata proprio la TV Pubblica. 

“I divoratori del pianeta” 

Il primo a toccare l’argomento è Mario Tozzi, nel programma che conduce con successo il sabato sera su Rai3, Sapiens, un format che risponde a domande sull’uomo, sulla sua evoluzione, sul suo rapporto con la natura e sul futuro della nostra specie. Questo sabato è andata in onda la puntata dal titolo emblematico: “i divoratori del pianeta”.

Qui la puntata completa di Sapiens 

La puntata ha l’intenzione di spiegare l’impatto che le abitudini alimentari della nostra specie hanno sul mondo e su noi stessi: l’impatto sull’ambiente, l’impatto sulla salute e anche le implicazioni etiche che ne scaturiscono.Tozzi prende le mosse per parlare di questo tema da tragici eventi di attualità: gli incendi che la scorsa estate hanno distrutto parte della foresta Amazzonica. Come spiega il conduttore, gli incendi che hanno distrutto gran parte del “polmone verde del mondo” sono di origine dolosa e vengono appiccati per fare spazio a enormi monocolture di cereali (come soia e mais) che vengono poi trasformati in mangime per gli animali allevati a scopo alimentare, in tutto il mondo. Come anche i nostri investigatori in Brasile hanno riportato, l’impatto di questi incendi è devastante.

“Dietro quegli incendi c’è nascosta, di fatto, una grande bistecca” 

La puntata affronta poi alcune delle problematiche principali dovute alla nostra abitudine di mangiare carne. Il consumo di questo alimento, una volta limitato, è cresciuto esponenzialmente negli anni anche e soprattutto grazie alla creazione degli allevamenti intensivi . Negli allevamenti intensivi si possono allevare centinaia di migliaia di animali, e – grazie ai processi meccanizzati – prendersi cura di tutti questi animali è più semplice e meno dispendioso, così i costi di mantenimento e di produzione sono più bassi e la carne arriva sul mercato in grandi quantità con prezzi accessibili a tutti. 

“Un Italiano consuma in un anno circa 77 kg di carne, 1 kg ogni 5 giorni circa. Negli Stati Uniti, Brasile, SudAmerica ogni persona ne consuma circa 115/120 kg ogni anno”

L’impatto degli allevamenti intensivi sul nostro pianeta, però, come abbiamo più volte detto, è impressionante. La produzione di carne è fonte di emissioni di CO2, dovute alla combustione di petrolio per riscaldare gli allevamenti o trasportare gli animali.

“ Per produrre 1 kg di carne di manzo ci vogliono 7 litri di petrolio” 

E non solo CO2. Gli allevamenti disperdono nell’ambiente anche metano, altro gas serra con effetti gravi sull’ambiente, ma anche liquami che vanno ad inquinare gli ambienti circostanti agli allevamenti e le falde acquifere. E sempre a proposito di acqua, gli allevamenti intensivi sfruttano enormi risorse idriche.

“Per produrre 1 kg di carne di manzo ci vogliono 15 mila litri di acqua circa, ce ne vogliono appena 2.500 per produrre 1 kg di riso”

Anche il consumo di pesce comporta delle problematiche molto importanti, con il passare degli anni la pesca infatti è diventata una vera e propria “arma di distruzione di massa”. Abbiamo raddoppiato il consumo di pesce, ma le risorse sono diminuite del 90%. Si tende a pensare che il pesce sia inesauribile, in realtà la pesca intensiva rischia di distruggere per sempre la fauna ittica. Tutto questo senza contare che la pesca a strascico devasta i fondali marini e “raccoglie” qualunque specie incontri sul suo percorso, compresi squali, delfini, tartarughe. Così il rischio che si esaurisca l’intera catena alimentare marina è sempre più concreto.

Ogni anno nel mondo vengono allevati e uccisi, per soddisfare la domanda di carne, miliardi di animali. Questo ha anche implicazioni etiche? Sì.

La puntata, infatti, si chiude con una riflessione molto importante: gli animali sono esseri senzienti, provano emozioni come la paura, come la felicità, l’ansia, la competizione. Perché allora allevare in modo crudele, macellare e poi mangiare miliardi di animali è diventato normale nel nostro mondo? Con il passare del tempo, con l’intensificazione degli allevamenti, gli uomini si sono sempre più allontanati dalla natura e dagli animali, tanto che ormai il “pezzo di carne” acquistato al supermercato non ha più nulla a che fare con la mucca o il maiale da cui questo proviene e le persone si sono desensibilizzate.

Se le nostre attuali abitudini alimentari hanno questo terribile impatto: un effetto devastante sull’ambiente, la minaccia agli ecosistemi, l’occupazione del suolo e le terribili sofferenze che impongono agli animali, non sarebbe il caso di rivederle?

Consumo di animali e problemi di salute pubblica

Domenica sera, invece, a parlare delle implicazioni del nostro consumo di carne è la giornalista Sabrina Giannini, nella puntata del suo programma “Indovina chi viene a cena” – un format che propone inchieste sull’ambiente, sugli animali e sui modelli alimentari. Il tema di questa puntata è di profonda attualità, ovvero come possono virus come il COVID-19, ma prima di lui la SARS, l’aviaria e altri virus, fare il “salto di specie” e arrivare ad infettare l’uomo?

Qui la puntata completa di Indovina chi viene a cena

Animali selvatici e animali allevati vengono tenuti in condizioni terribili, tutti insieme, e macellati tra atroci sofferenze sul posto nei terribili wet market cinesi. Nonostante sia proprio in uno di questi mercati che ha avuto origine la SARS – e dove sembra che anche il COVID-19 possa aver effettuato il salto da animali a uomini – e nonostante le preoccupazioni esposte da ricercatori di tutto il mondo sulla pericolosità di questi luoghi per l’esplosione di nuove terribili epidemie, il governo cinese non ha mai veramente preso provvedimenti per porre delle regolamentazioni a questi mercati nè tantomeno per porre fine al commercio – anche illegale – di animali selvatici. 

Ma il servizio di “Indovina chi viene a cena” non parte da questi terribili wet market, ma dalle foreste della provincia di Guangxi, dove da alcuni anni vengono costruiti edifici di oltre 7 piani – allevamenti “verticali” – dove si fanno nascere e ingrassare migliaia di maiali per rispondere alla crescente domanda di carne di maiale dei cinesi. 

In questi allevamenti qualche tempo fa è esplosa la peste suina africana, una patologia che aggredisce i maiali: per evitarne la diffusione gli allevatori hanno bruciato o sepolto vivi centinaia di migliaia di maiali in tutta la Cina. La terribile uccisione di questi animali, però, ovviamente non è servita a fermare l’epidemia che è arrivata anche in Est Europa. Ma c’è una cosa che ora preoccupa le persone, ovvero, la possibilità che questo virus possa fare il salto di specie da animali a uomini come è avvenuto nella pandemia da Coronavirus che stiamo vivendo.

La storia dei “salti di specie”, infatti, è più lunga di quanto si creda: secondo l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – il 75% delle nuove patologie umane infettive sono di origine animale: dall’aids all’influenza. 

Ecco dunque che il programma ci propone una panoramica delle epidemie e pandemie più importanti dell’ultimo secolo: la prima grande pandemia, la Spagnola del 1918, è stata causata da un virus H1N1 quindi di origine animale. Il virus fu trasmesso probabilmente da un uccello selvatico a delle anatre cinesi o a dei suini allevati in USA, e quindi all’uomo. Nel 1957/58 l’influenza asiatica è stata provocata da un virus di origine aviaria, e anche la Hong Kong nel 1968/69 è stata una influenza aviaria. La Nipah, nel 1999, ha avuto origine dai pipistrelli che avrebbero trasmesso il virus ai maiali, che poi la trasmisero all’uomo; quindi la SARS che nel 2003 fece il salto dai pipistrelli agli zibetti, e quindi all’uomo. L’influenza suina nel 2009 ha avuto origine da diversi virus di origine aviaria, suina e umana, una combinazione mai vista prima. Il virus ebola si presenta ciclicamente in Africa dal 1976 ma, la prima trasmissione del virus, ha avuto origine dal pipistrello. 

Secondo Moreno Di Marco, ricercatore dell’Università La Sapienza di Roma – intervistato nel corso del programma – “dal secondo dopoguerra ad oggi abbiamo contato centinaia di epidemie di origine animale che vanno in costante aumento, con una maggior frequenza negli ultimi 20 anni”.

Perché? La risposta è più semplice di quanto sembri spiega Di Marco: sgretolando gli ecosistemi, tagliando le barriere naturali tra noi e gli animali selvatici, creiamo le condizioni e i presupposti per i salti di specie poiché aumentiamo la possibilità che animali selvatici entrino in contatto con noi o con altri animali che vengono allevati. 

Il consumo di carne nel mondo è in costante aumento. In Cina, ad esempio, il consumo di carne di maiale in 60 anni è passato da 5 kg per persona ogni anno a 60 kg per persona ogni anno. Mangiare carne è diventato un simbolo di ricchezza e questo non solo in Cina, ma in tutta l’Asia e anche in Africa. Questi paesi, infatti, stanno lentamente iniziando a copiare lo stile alimentare degli occidentali. Questo significa che se oggi vengono allevati ogni anno 70 miliardi di animali, tra 30 anni per rispondere alla domanda dei nuovi consumatori di carne dovranno diventare 140 miliardi. L’allevamento, per rispondere a questa domanda, è naturalmente quello di tipo intensivo dove il rischio per la salute diventa ancora più ampio per via dello sviluppo di un’altra minaccia per la salute pubblica: l’antibiotico resistenza. Abbiamo approfondito di recente il tema in un articolo, che spiega cos’è l’antibiotico resistenza, da dove viene e perché rappresenta una grave minaccia. 

Il nostro modello di consumi e il nostro stile alimentare, hanno un impatto devastante sul nostro pianeta, sugli ecosistemi, sull’ambiente… e questo, conclude il programma, ci espone a rischi per la salute pubblica.

Cosa possiamo fare?

Sembra quindi evidente che la crescita dei consumi di carne e derivati in tutto il mondo ci stia esponendo a rischi sanitari globali. Alcuni di questi rischi sono già concreti, e ne viviamo le conseguenze proprio in questi giorni, altri rischi, invece si stanno sviluppando dietro le grigie pareti degli allevamenti di tutto il mondo, e ne patiremo le conseguenze nel futuro, come per l’antibiotico resistenza. 

La domanda che sorge spontanea dunque è: cosa possiamo fare ora per prevenire altre catastrofi? La risposta risiede sempre in scelte importanti, come quella di cambiare i nostri consumi, anche a livello personale. Oggi più che mai possiamo dire che le nostre scelte alimentari – come singoli e come gruppo – hanno un impatto enorme sulla vita degli animali, ma anche sulla salute delle persone e sul futuro di tutto il pianeta.


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