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Princi pubblica l’impegno: basta alle uova da galline in gabbia

Dopo una intensa campagna che nel giro di pochi giorni ha raccolto quasi 65.000 firme, Princi si impegna a non utilizzare uova da galline allevate in gabbia in tutto il mondo entro il 2020
Dicembre 19, 2018

L’unione fa la forza, e anche nel caso della campagna di Animal Equality rivolta al rinomato forno milanese Princi questo intercalare si è dimostrato una solida realtà. 

 

Princi non è solo uno dei più famosi marchi di panificazione della città meneghina, con sei punti vendita nella città, ma anche un sinonimo di qualità e un brand italiano che “ce l’ha fatta”: nel corso degli anni infatti si è espanso in Europa, con l’apertura del punto vendita a Londra e in altri paesi, come Stati Uniti e Cina. 

 

Nel 2017 inoltre, ha stipulato un accordo con il colosso americano della caffetteria Starbucks, che ad oggi serve i prodotti di Princi nelle prime quattro location milanesi.

 

Da settembre dello scorso anno, il dipartimento di sensibilizzazione aziendale di Animal Equality ha cercato di instaurare un dialogo con Princi per iniziare una conversazione sull’importanza di impegnarsi pubblicamente a prendere le distanze dall’utilizzo di uova da galline allevate in gabbia, senza mai ricevere però alcuna risposta.

 

Ma Animal Equality non si è fermata qui. A partire dall’inizio di dicembre di quest’anno, abbiamo quindi iniziato una campagna per informare i consumatori della poca serietà di Princi circa un tema importante come il prendere le distanze da un metodo di allevamento estremamente crudele ed obsoleto. 

 

 

Si è trattato di una campagna molto intensa: le firme sulla petizione si sono moltiplicate a vista d’occhio, arrivando a più di 64.000 in sole due settimane. 

 

In pochi giorni, Princi ha ricevuto centinaia di recensioni negative su tutte le pagine di Google Maps, ma non solo. 

 

Tripadvisor, uno fra i più noti portali web di viaggi, ha dovuto disabilitare la possibilità di recensire Princi per via dell’ingente mole di recensioni dirette all’azienda. La stessa cosa è accaduta anche su una della pagine di Facebook di Princi, dove la possibilità di recensire è stata negata dopo poche ore dal lancio della campagna. I consumatori hanno lasciato migliaia di commenti di protesta sulle pagine Facebook e Instagram di Princi, e la prima reazione dell’azienda è stata quella di eliminare tutte le tracce del malcontento delle persone. 

 

Nonostante tutto questo, l’azienda si è trincerata dietro un silenzio tombale. 

 

I consumatori si sono quindi rivolti alla direzione di Starbucks, partner di Princi, esprimendo delusione per la loro collaborazione con un’azienda che non solo non faceva chiarezza circa la provenienza delle uova, ma oltretutto censurava le loro richieste. 

 

Starbucks ha ricevuto migliaia di e-mail, e poche ore dopo, Princi pubblicava in un commento sotto un post sulla propria pagina Facebook l’impegno a cessare di utilizzare uova di galline allevate in gabbia entro il 2020 in tutto il mondo. Tuttavia, questo genere di comunicazioni informali non sono sufficienti, e i consumatori si sono rivolti nuovamente a Starbucks per ottenere una risposta più adeguata, che nel giro di poche ore è arrivata con la pubblicazione sul sito di Princi dell’impegno su una pagina dedicata del sito aziendale.

 

Princi si unisce quindi alle molte aziende del settore alimentare in Italia che hanno preso posizione sul tema delle uova provenienti da galline allevate in gabbia, e ci auguriamo che questo gesto sia da esempio per alcune aziende dirette concorrenti – come per esempio Panarello.

 

Questo successo, avvenuto in tempi così rapidi, è stato possibile grazie a tutte le persone che hanno firmato la petizione ma soprattutto all’impegno costante e alla tenacia della straordinaria squadra dei Difensori degli Animali di Animal Equality, un gruppo composto da migliaia di volontari che agiscono ogni giorno con semplici e velocissime azioni che possono essere compiute dalla comodità di casa propria. 

 

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