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maiale allevamento intensivo

Il dramma dei maiali negli allevamenti intensivi italiani: tra abusi, torture e inquinamento ambientale


In Italia i maiali allevati a scopo alimentare sono quasi 9 milioni, per la quasi totalità si trovano in strutture di tipo intensivo nel nord Italia, sfruttati per la produzione di carni e salumi, considerati una delle eccellenze italiane: un fiore all’occhiello del Made in Italy nonostante le numerose criticità che questa industria presenta sul piano ambientale e sanitario, oltre che sul piano della protezione degli animali.

Abusi, sofferenza e crudeltà: la vita dei maiali italiani

Gli investigatori di Animal Equality hanno svolto diverse investigazioni nel corso degli anni all’interno di allevamenti e macelli nel nostro paese, ma anche tante altre organizzazioni che si occupano della difesa degli animali allevati a scopo alimentare sono entrate in queste strutture. Quello a cui ci si trova sempre di fronte è la sofferenza, e non si tratta purtroppo di casi isolati, ma dello standard dell’industria.

Nel 2018 gli investigatori di Animal Equality Italia si sono infiltrati in due allevamenti di maiali, uno in Piemonte –  che al tempo era uno degli stabilimenti che riforniva il Consorzio del Prosciutto di Parma – e uno in Lombardia.

Già allora avevamo evidenziato come le violenze sugli animali in questi luoghi siano una pratica all’ordine del giorno. I maiali venivano infatti colpiti sul muso e in testa con dei bastoni, umiliati e insultati.

Guarda le immagini raccolte dai nostri investigatori sotto copertura:

Violenze crudeli, ma anche un drammatico impatto ambientale 

La violenza sugli animali, seppur rappresenti il motivo principale di battaglia per noi di Animal Equality, non è l’unica fonte di preoccupazione. Risulta sempre più  evidente  infatti come gli allevamenti intensivi di maiali siano una minaccia per la salute e l’ambiente.

Non è raro infatti trovare carcasse di maiali abbandonate in avanzato stato di putrefazione. 

Appena un anno fa i nostri investigatori entrati con il giornalista del TG2 Piergiorgio Giacovazzo in un altro allevamento di maiali del Nord Italia avevano mostrato come diversi cadaveri di maiali fossero stati abbandonati in stato di decomposizione in una cella frigorifera rotta. 

L’errato trattamento delle carcasse di animali che, a quanto pare, è una pratica comune degli allevamenti di maiali, è una pratica illegale. Le carcasse, infatti, devono essere smaltite in modo idoneo, prima conservate in celle frigorifere funzionanti e poi – nel più breve tempo possibile – distrutte in un impianto di incenerimento. Tutto questo, però, ha un costo ed evidentemente è molto più semplice abbandonare le carcasse con il rischio di compromettere la qualità dell’aria, inquinare le falde acquifere o diffondere nell’ambiente batteri o virus dannosi per le persone

Allevamenti “in piena regola”

Nella nostra investigazione all’interno degli allevamenti intensivi di maiali con il giornalista Piergiorgio Giacovazzo, andata in onda al TG2, abbiamo mostrato come i maiali sono costretti a vivere in condizioni terribili, in spazi sovraffollati, su pavimenti ricoperti di liquami. 

Le strutture in cui questi animali vivono, sono spesso fatiscenti o infestate da insetti, o roditori. 

La sofferenza dei maiali in questi allevamenti è immensa. Guarda la nostra investigazione all’interno di un allevamento di maiali del Nord Italia:

Anche in questo caso abbiamo trovato le prove dello sversamento di liquami non trattati all’interno del perimetro dell’azienda e nei fossati adiacenti ai capannoni, un fatto molto grave che può comportare anche il danneggiamento delle falde acquifere. Si tratta infatti di una vera e propria illegalità punita da normative italiane ed europee.

A seguito di questa investigazione abbiamo naturalmente denunciato la struttura con un esposto alla Procura di Brescia. A seguito della nostra denuncia, la procura ha demandato per una ispezione dei NAS – Nuclei Antisofisticazione e Sanità – che però, a seguito della loro visita, hanno sostenuto non ci fossero violazioni evidenti. 

Dopo qualche settimana, il PM ha chiesto l’archiviazione del caso;  ovviamente Animal Equality si è opposta strenuamente a questa archiviazione presentando ulteriori dati e informazioni e ha ottenuto la revisione di questa richiesta, attualmente ancora al vaglio della magistratura. 

Alcuni anni dopo gli investigatori di Animal Equality sono entrati, ancora una volta, all’interno di questo maxi allevamento in Lombardia e che rifornisce anche alcuni consorzi a marchio D.O.P. svelando la verità dietro a quelle che troppo spesso vengono vendute come “eccellenze” del Made in Italy:

Un problema diffuso in tutta Europa

Sembra che lasciare gli animali a vivere nelle proprie feci, picchiarli, rinchiuderli e mutilarli sia lo standard dell’allevamento dei maiali. E il problema non riguarda solo il nostro paese – dove purtroppo questo genere di storie non cessano mai  – ma tutta l’Europa. 

Nel 2018, a seguito di una segnalazione i nostri investigatori hanno installato delle telecamere nascoste all’interno di un allevamento di maiali a Nord di Londra. Nei video raccolti si vedono gli operatori dell’allevamento colpire con violenza gli animali, torturarli con gli attrezzi da lavoro, prenderli a calci e deriderli.

A seguito di questa investigazione e della denuncia che abbiamo presentato due uomini si sono dichiarati colpevoli e sono stati condannati per reati di crudeltà sugli animali che hanno avuto luogo mentre erano impiegati nella Fir Tree Farm nel Lincolnshire, in Gran Bretagna

Ma c’è di peggio: tra le immagini più dure che i nostri investigatori abbiano mai raccolto ci sono quelle girate all’interno degli allevamenti di maiali dell’azienda spagnola El Pozo, riconosciuta per la produzione di “pregiati” prosciutti spagnoli.

Qui i nostri investigatori hanno raccolto immagini di maiali deformati, costretti a vivere con cisti e ascessi giganti, completamente abbandonati a loro stessi, alla loro sofferenza.

Ad oggi la denuncia penale che abbiamo mosso verso questi allevamenti sta andando avanti, e noi non smetteremo di lottare affinché vengano presi provvedimenti verso questi “allevatori”, perché le immagini che abbiamo raccolto in questi luoghi non si possono dimenticare 

Quello di El Pozo non è il primo scandalo che tocca la produzione di carne e prosciutto in Spagna. Nel 2012, Animal Equality mostrò come in un allevamento di maiali nella zona della Murcia le scrofe incinte erano costrette a subire torture e sevizie da parte di operatori che – tra le risate generali – praticavano a turno veri e propri atti di sadismo sugli animali indifesi. Era il cosiddetto “caso El Escobar”.

I colpevoli sono stati condannati a un anno di carcere e tre anni di interdizione dal lavoro con animali. In questo caso i colpevoli sono stati riconosciuti e arrestati, ma anche nel nostro Paese è il momento che l’industria dell’allevamento di maiali riceva le sanzioni che merita.

Il nome del Made in Italy, non può essere la giustificazione per un’industria che picchia, sevizia e costringe alla sofferenza milioni di animali, e che – come abbiamo approfondito in questo articolo – inquina il nostro paese, la nostra terra e il nostro pianeta, rimanendo impunita per sempre. 

Mostrare la verità per cambiare il futuro

Negli anni gli investigatori di Animal Equality hanno realizzato inchieste in più di 700 strutture tra macelli e allevamenti in tutto il mondo, ed ogni volta hanno trovato condizioni critiche per gli animali, ma anche condizioni igieniche inaccettabili e non curanza per l’impatto ambientale.

Le investigazioni sono la prima arma che abbiamo a disposizione per contrastare questo sistema terribile ed ingiusto: solo raccogliendo nuove immagini che mostrano la realtà possiamo continuare a portare alla luce ciò che  si nasconde dietro alle porte chiuse di allevamenti e macelli, sensibilizzare le persone, ma anche denunciare chi compie violenza sugli animali e portare avanti le nostre battaglie legali

Ma un mondo migliore è impossibile senza il tuo aiuto, tu puoi fare la differenza per gli animali scegliendo di lasciare la loro sofferenza fuori dal tuo piatto, ogni giorno.


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